NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il sassofonista che ha fatto impazzire piazza dei Signori

Daniele Sepe che domenica scorsa si è esibito a Vicenza con Stefano Bollani parla della sua musica, del suo amore per il jazz e del suo ultimo album “Capitan Capitone”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Napoli Trip

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

Napoli Trip (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

(foto di Riccardo Contarin)

 


Piazza dei Signori stracolma sabato per il concerto di Daniele Sepe e Stefano Bollani nell’ambito del festival Vicenza Jazz: per la prima volta ufficialmente sul palco insieme, i due musicisti hanno in cantiere un lavoro in collaborazione che si chiama “Napoli Trip” e che uscirà quest’estate. Concerto denso di sonorità di ogni provenienza geografica, è stato una sorta di jam session senza scaletta tra musica folk, canzone napoletana e innumerevoli colonne sonore di film. Abbiamo incontrato Daniele Sepe, celeberrimo sassofonista che ci ha parlato anche del suo ultimo album “Capitan Capitone e i Fratelli della Costa”.

 

Questa sera lei suona con Stefano Bollani: siete considerati entrambi due artisti con uno stile caleidoscopico e “zappiano”. Perché alcune caratteristiche espressive di un artista o di un genere sono così riconoscibili che riescono ad accomunare artisti diversi? Qual è la loro forza?

Napoli Trip (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Daniele Sepe: “Non lo so, forse in Italia basta che uno faccia una cosa un po’ fuori dal seminato che diventa “zappiano”. Penso che semplicemente io e Stefano abbiamo sentito per molto tempo la stessa musica e tra questa c’era sicuramente Zappa e poi c’è questa comunanza che è più quella di vedere la musica improvvisata come un tutto totale e in qualche maniera non autoreferenziale sempre divertente".

Molti musicisti jazz americani erano di origine italiana e venivano dal Sud, dalle bande, dove c’è ancora oggi molta tradizione di manifestazioni popolari, religiose ecc. La musica napoletana ha subìto una forte influenza americana di jazz e blues per via dell’occupazione durante l’ultima guerra. C’è stata una reciprocità? Cioè: la musica napoletana ha influito nello scrivere jazz al di là delle varie cover possibili?

“il jazz è una musica che mette insieme tutto, dal waltz francese alla musica cajun, al blues, al gospel, è una specie di macchina divora tutto insomma, quindi sicuramente penso che chi ha cominciato a suonare a New Orleans ed era italoamericano non è che si fosse dimenticato quella che era la propria musica d’origine. Il jazz è una cosa che non vuol dire più niente: dire jazz ormai è dire tutto, fortunatamente non ci sono più degli steccati precisi".

Il suo ultimo disco “capitan Capitone e i Fratelli della Costa” è stato realizzato grazie al crowdfunding su Musicraiser. La canzone in francese maccheronico “le range fellon” è stata prima su Spotify per molto tempo. Il disco fisico si vende sempre meno perché stanno scomparendo addirittura i lettori per ascoltarli. Come sta cambiando e come cambierà l’influenza della musica sulle nostre vite, visto che sta scomparendo il rapporto diretto noi- oggetto disco?

“La musica si sentirà comunque, non so in quale forma e su quale supporto. Io ho iniziato a sentire la musica con l’LP poi è arrivato il CD e poi l’MP3 e adesso succederà qualche altra cosa. Di sicuro questo è l’ultimo disco fisico che faccio e probabilmente dal prossimo userò direttamente la pennina perché, come dicevi tu, ormai nemmeno nelle macchine si usa più il CD. Un sacco di ragazzi dicono che una cosa è moderna perché vedono un Mac sul palco ma poi la musica è tale e quale a quella che si faceva 30 anni fa: in realtà le cose cambiano lentamente, certamente l’elettronica è stata la grande novità degli ultimi 20 anni, quella che ha fatto la differenza”

Però c’è un ritorno al vinile.

“C’è un ritorno al vinile ma è sempre molto di nicchia. Insomma la musica si ascolterà, il supporto è secondario".

Un disco può diventare un cult oggi anche se è diventato qualcosa di evanescente? Cioè: la condivisione è solo taggare e inviare su Whatsapp? Oppure anche sentirsi parte di qualcosa che può essere anche un disco?

Napoli Trip (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“Mah guarda, i ragazzi fanno tutte e due le cose, taggare o condividere su una bacheca spesso è una maniera di scambiarsi le cose come noi ci scambiavamo i dischi o le cassette Philips, non è diverso, dopotutto. Però stanno pure i ragazzi che casomai sono musicisti e si mettono insieme a sentire la musica e condividere l’attimo in cui tu la musica la consumi".

È un’impressione oppure una volta, tipo anni ’70 e '80, c’era molta più gente che suonava e adesso ce n’è molta meno?

“No, io ho la sensazione che adesso ci sia molta più gente".

C’è un ritorno?

“Assolutamente: penso che adesso ci sia un numero esorbitante di gente che suona. Fortunatamente, infatti, la qualità è abbastanza alta direi".

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