Il free jazz è un genere che si è sviluppato nell’ambito dei diritti civili dei neri americani. È una musica abbastanza difficile per un ascoltatore medio. Il fatto che alcuni generi musicali identifichino chiaramente un gruppo etnico e sociale può ostacolare un processo di sensibilizzazione verso una massa che non si riconosce in quel genere, facendo perdere interesse verso la causa per cui si lotta?
“Negli anni ’60-’70 in Italia si identificava il free jazz con la “rivoluzione” e quello più ortodosso con la CIA, una cavolata grande come una casa, si era arrivati a dei punti di follia: a Umbria Jazz di quegli anni c’erano i gruppi che oggi chiamerebbero “antagonisti”, Prima Linea, che distribuivano i volantini :”non fate suonare Count Basie, sfruttatore dei neri -che lo era anche lui- musicista ella CIA”. Non lo hanno fatto salire sul palco, non volevano far suonare Chet Baker, ha dovuto salire Elvin Jones sul palco, mettergli un braccio intorno alle spalle e dire che era un amico. Questa follia assoluta: si diceva “la creatività al potere”, a me sembrava “la stupidità al potere”. In America non c’è stata assolutamente il tipo di risposta che c’è stata qui perché qui per alcuni anni il free jazz era la musica della “sinistra della sinistra”, ma in America era una cosa per 4 gatti: l’unica cosa a cui è servito il freejazz è stato di allontanare il pubblico nero perché non gliene fregava niente, preferivano andare ad ascoltare, giustamente, Aretha Franklin o James Brown, una musica che gli arrivava e li emozionava, questa era una musica per fricchettoni . Io all’epoca suonavo quella musica però non ho mai condiviso questa visione: quando l’arte viene condizionata da un’ideologia perde la propria libertà ed è un dato negativo che la musica, la pittura diventino così l’emblema di una certa ideologia, qualunque essa sia. È un freno”.
Parlando coi musicisti jazz tutti mi dicono di quanto il jazz sia un genere musicale fortemente influenzato dalla musica classica, molti mi citano Bach, le fughe, soprattutto per le improvvisazioni. Anche certa musica classica o operistica era nata come musica d’intrattenimento, seppur scritta da grandi compositori. Oggi la musica “di massa” la percepiamo come qualcosa di poco raffinato: è nelle nostre aspettative che sia semplice, immediata e poco strutturata. Quali sono i prodotti destinati alla massa che in realtà sono di una qualità paragonabile alla classica o a un certo tipo di jazz?
“Adesso si, difatti lavoro molto con l’elettronica: ho fatto un concerto con Matthew Herbert che è un grande dell’elettronica. È di certo uno strumento in più ed è stata assimilata già da molti anni nel jazz. L’elettronica come la si intende oggi (che poi molti di questi musicisti inglesi sono dj) sta avendo adesso un contatto molto forte con alcuni jazzisti, pochi, io sono uno di questi”.
nr. 20 anno XX del 28 maggio 2016