NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il cantante vestito da regista

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Le Nozze di Figaro

Hai dato moltissima importanza alle statue della scena olimpica illuminandole sia una alla volta, come a creare un dialogo tra esse, sia con cambi di campo quasi cinematografici con un ritmo di montaggio molto veloce. Cosa si dicono e cosa ci dicono le statue?

“Proprio come dici tu, quest’anno ho voluto proporre non solo una statua imitativa e anche farsesca ma creare anche una specie di dialogo senza risposta perché la Contessa fa delle domande e queste statue si spengono, stanno lì e poi niente. Il Conte interroga continuamente e quindi è proprio un parlare con qualcosa di passato in cui non c’è possibilità di recupero: con il mito ( e torniamo un po’ al Don Giovanni) non c’è possibilità di recupero; sono degli accenni, sono vivo ma poi sparisco. Una specie di dialogo silente".

All’inizio del terzo atto vediamo il conte seduto di schiena rispetto al pubblico, col viso rivolto verso la prospettiva. Come avete fatto a non disperdere la voce e veicolarla comunque verso la cavea?

“È un momento solo del recitativo accompagnato, abbiamo lavorato col solista (marco Bussi ndr) in modo da “iperpronunciare” in modo che la voce voltasse: non è amplificato eh".

 Infatti!

“Lui ha una voce che passa sempre, per cui non è un problema".

Marcellina_80 (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ci sono dei richiami anche a personaggi cinematografici e del folklore pop: Marcellina ha gli occhiali a cuore tipo Lolita di Kubrick, i capelli scompigliati e il chiodo tipo Madonna in “Into the groove” o Loredana Bertè, il Conte è coloratissimo ma anche sobrio e sembra un po’ un Simon Le Bon dei tempi d’oro dei Duran. Cosa de “Le Nozze di Figaro” ti ha portato a scegliere l’estetica pop anni ‘80?

“Questa maniera delle persone non più giovanissime di voler ricalcare la gioventù imitando i modelli di quel tempo. Parliamo di Marcellina, cos’era a 20-25 anni? Era quello. Adesso volendo inseguire il toy-boy diventa ridicola vestendosi come ventenne all’epoca ma il suo toy-boy è nel 2016, quindi calcare un po’ il grottesco con delle citazioni, come hai detto tu, Simon Le Bon, Lolita, ci sta".

Hai esperienza in paesi di cultura non occidentale come paesi orientali o arabi?

“Come cantante sì, sono stato a Tokyo, in Russia, Abu Dhabi, Muscat e Dubai, sempre con tournée di teatri di qua".

Raccontami di questa tua esperienza. Come hai vissuto l’esperienza di cantante nei paesi arabi?

“Il pubblico apprezza tantissimo, riconosce che c’è una cultura che non è la loro e che è qualcosa di grande. Parlo di persone di grande cultura: Dubai è costruita dal niente ma è una grande civiltà. Però c’è questa cultura “distanziata”: negli applausi finali e nei ringraziamenti c’erano queste signore col velo e a un certo momento ho fatto un selfie attaccandomi a una di loro e non l’avessi mai fatto, ho fatto questo errore. Certo non si può fare questo o quello, l’altro anno a Muscat abbiamo fatto una Cenerentola della Staatsoper di Monaco, io facevo Don Magnifico, c’era la scena della cantina in cui lui inneggia al vino ed è tutto un po’ ubriaco: tagliata. Il vino non deve stare in palcoscenico. Facendo queste tournée bisogna tenere conto anche di questo. C’è questo distacco ma allo stesso tempo da parte loro c’è una grande voglia di conoscere la nostra cultura e ben venga se possiamo portarne almeno l’80%".



nr. 23 anno XX del 18 giugno 2016


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