NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ci dà speranza sapere che… Schio c’è

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Finché c'è Schio c'è speranza

Come ti è venuta l'idea del titolo e cosa vuol significare?

Finché c'è Schio c'è speranza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Cercavo un titolo che servisse a risvegliare un po' di sano orgoglio scledense. Perché spesso non ci si pensa, non lo fanno nemmeno gli scledensi, ma a Schio succedono da sempre fatti interessanti e anche originali rispetto a quel che accade fuori, negli ultimi cento-centocinquant'anni si sono sperimentati fenomeni politici originali e innovativi a livello nazionale e si sono avuti personaggi che hanno fatto la storia dell'industria ma anche per certi versi della tecnologia. Basta dire Alessandro Rossi e hai detto tutto. O, tornando in tutti i sensi a volare alto, si può ricordare il conte Almerico che nel 1905 fece alzare qui il primo dirigibile italiano. E gli ultimi tre anni, quelli che prendo in considerazione nel libro, stati stati densi di fatti e di novità. Tre anni che, dal punto di vista politico, hanno segnato dunque l'ultima fase di una lunga, lunghissima stagione di governo e la prima fase di un nuovo corso, ancora in divenire e dunque impossibile da valutare. In tutti i casi, un cambio di direzione radicale. Una scossa. Ma in questi ultimi tre anni ci sono state le questioni legate al centro storico, il tema scottante dell'immigrazione con l'arrivo di quote di migranti e con il caso dell'imam espulso dal paese per posizioni ritenute vicine all'estremismo islamico, la riapertura del Teatro Civico, altro passaggio a suo modo storico atteso da decenni. Ci sono stati altri scudetti vinti dal Famila a confermare il dominio scledense nella pallacanestro femminile italiana. Perciò forza, su con la vita: la Terra è rotonda e dunque ogni luogo è il centro del mondo. Anche Schio".

Come definiresti oggi Schio a un "foresto" che non la conosce?

"Bella domanda. Lo scrivo nella premessa: l'idea diffusa è che Schio sia una piccola cittadina di provincia, chiusa dai monti e rustica di carattere. Era vero una volta, adesso sono in buona parte luoghi comuni. La città di oggi è molto diversa da quella di una o due generazioni fa. Inevitabile, del resto: sempre di più sono gli scledensi acquisiti, arrivati da fuori, da altre parti del Veneto, d'Italia o del mondo. Gli stranieri, ad esempio, sono il 12 per cento della popolazione. Anche i giovani scledensi oggi sono diversi dai loro padri, viaggiano di più, vanno a studiare all'estero, alcuno non tornano più, hanno reti di amicizie e di relazioni in tutto il mondo. Schio oggi è certo ancora legata ai suoi monti, certo in alcuni tratti ancora provinciale, certo turisticamente poco appetibile se non per chi è interessato all'archeologia industriale o alla Grande Guerra. Ma è una città aperta, una città del suo tempo, collegata, con tanti occhi sul mondo".

Finché c'è Schio c'è speranza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Nel libro c'è ironia, come nel tuo precedente Baccalà da Righetti: è la ricetta giusta per farsi leggere?

"Dipende da quello che si ha da dire. Ogni contenuto richiede il suo stile, ogni storia il suo modo di essere raccontata. Indubbiamente adoperando uno stile ironico e leggero si possono dire anche cose importanti senza renderle pesanti e dunque rendendole più leggibili".

La scrittura è parte integrante del tuo lavoro, ma in Italia si legge poco: secondo te perchè?

"Perché si scrive troppo... Una battuta, ma si sa che in Italia tutti scrivono e hanno qualche testo nel cassetto. In non pochi casi sarebbe meglio leggere invece di scrivere, ma in fondo scrivere anche soltanto per se stessi è sempre un esercizio utile, quantomeno per scoprire qualcosa di sé, per trovare una forma di espressione della propria creatività. Si legge poco, è vero. C'è poco tempo per farlo, prevalgono altre forme di impiego del tempo libero, i giovani usano i social come forma di lettura e di scrittura. Succede così che il mercato migliore, per l'editoria, diventa quello dell'infanzia, dell'età pre-smartphone. Chissà, vorrà dire qualcosa?"

Finché c'è Schio c'è speranza (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lavori nel cuore di Vicenza, ma abiti vicino Schio: meglio in città o in provincia?

"Difficile dire che anche Vicenza non sia provincia. Se chiedi a un milanese o a un romano, vede Vicenza come provincia pura. Tutto è relativo. Comunque, meglio in provincia, ma per me, ovviamente. Ognuno deve sentirsi bene dove vive. Conosco molte persone che abitano a Vicenza e non verrebbero mai a stare a Schio, ed è gusto così. Se uno è contento del luogo in cui abita è già un po' più vicino alla felicità di uno che vive dove non vorrebbe. Io a Schio ci sto bene, ci torno sempre con un senso di leggerezza, a fine di ogni giornata".

 

Nato nel Veneziano ma residente nei pressi di Schio, Stefano Tomasoni si occupa di giornalismo da trent'anni. Dopo una decina d'anni di attività come free lance sulla stampa locale, ha preso la via degli uffici stampa e oggi si occupa della comunicazione per Confindustria Vicenza. Ha pubblicato alcuni libri a metà tra il costume e l'attualità locale con case editrici vicentine. Nel 2009 è uscito La Coca-Cola di Boninsegna (Limina), un libro a metà tra narrativa e saggistica: la storia della sfida calcistica più lunga della storia, nel 1971 in Coppa dei Campioni tra Inter e Borussia Moenchengladbach. Avevo un cuore che ti amava tanto (Kellermann) è stato il suo primo romanzo: pubblicato nel 2011 ha vinto il Premio Microeditoria di Qualità a Chiari (Bs) e nello stesso anno ha partecipato al Premio Campiello. Nel 2013 è uscito Baccalà da Righetti - Scene di vita dalla provincia veneta (Menin Edizioni), una raccolta di racconti ambientata nel frequentatissimo locale cittadino.

 

nr. 25 anno XXI del 2 luglio 2016



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