NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Omero avvistato in città, a San Marco

Cominciata la rassegna estiva Salotto Urbano, la compagnia Thema Teatro porta il pubblico in location inusuali, come il giardino di palazzo Angaran Vaccari dove è stata allestita la lettura scenica dell’Iliade

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Salotto Urbano

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

Ha debuttato questa settimana la rassegna estiva Salotto Urbano della compagnia Theama Teatro con spettacoli in locations inusuali situate in tutto il centro storico. Questa settimana, nello splendido giardino di Palazzo Angaran Vaccari in c.trà S.Marco, il pubblico ha applaudito Piergiorgio Piccoli, Anna Zago, Aristide Genovese che si sono esibiti in una lettura scenica dell’Iliade accompagnati dagli strumenti etnici del musicista Giuseppe Dal Bianco. La rassegna prosegue fino al 26 luglio. Tutte le info su www.theama.it – tel. 0444/322525.

 

Con questa rassegna si parte dall’Iliade, attraverso secoli di letteratura.

Salotto Urbano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Anna Zago: “Partiamo da Omero con questa Iliade che ripercorre tanti secoli e arriviamo al moderno; quest’anno ci sono cose un po’ diverse: il secondo appuntamento sarà al Museo Diocesano con tutta un’altra dinamica, lavoriamo sulle maschere dell’essere, uniamo il percorso museale, le maschere africane con un lavoro sull’identità della maschera, la poesia africana. È un percorso per sole 10 persone perché lo spazio è molto piccolo e ci spostiamo su quella che è proprio l’anima essenziale del teatro, l’uso della maschera".

Qual è il rapporto tra versatilità della letteratura, del teatro con l’identità storica, inequivocabile e intoccabile dei palazzi?

“In realtà non c’è una immobilità e una fissità: la letteratura fa parte di tutte le epoche e anche i palazzi storici vanno oltre, hanno un’identità perché sono nati in un’epoca storica precisa, ne rispondono e ne portano gli esempi dell’essenza, durano fino ad oggi e questa loro vita entra nella nostra società. Lo stesso la letteratura, altrimenti non ci parlerebbe, non ci piacerebbe e non ci appassionerebbe. Penso che la commistione e il cambio di epoche non sia rilevante da questo punto di vista ma sia importante il loro perdurare e il significato che portano anche oggi".

La lingua veneta: ci sono delle parole che magari hanno reso meglio, o magari meno, il testo, la scena e i concetti che dovevate esprimere?

“Le parti in veneto sono prese da Casanova che ha tradotto 8 canti dell’Iliade, abbiamo usato riferimenti a diverse tradizioni dell’Iliade: Il Monti principalmente, che è la più vecchia e la più conosciuta e abbiamo inserito qualcosa della Calzecchi Onesti e della Ciani, che è quella che ha usato Baricco nella sua Iliade: così il pubblico ha potuto sentire le diverse voci. Ci sono delle parole in veneziano che, devo dire, per quello noi l’abbiamo chiamata la lingua dell’ira. Abbiamo scelto de pezzi in cui i personaggi si esprimono con questo veneziano dove l’insulto e la rabbia di Achille, o di altri personaggi che parlano in quel momento, viene espressa con dei termini forti che per noi sono immediati. Ci sono dei pezzi bellissimi, uno in cui Achille si arrabbia ed esplode contro Agamennone: “Re da scacchi, smargiasso e porco infame, che a zuffe ne ha imboscae e mai ti è presente”. Dal nostro punto di vista è interessante questo uso della lingua: il veneziano ha anche un momento molto romantico, noi abbiamo messo due differenziazioni, quando descrive questa aurora è molto bello perché sembra di vedere un paesaggio nostro, quando dice: “…a mezza notte in luna piena/ cò da nuvole el ciel no xè inturbià (…) città, mar, monte, valle, campo e pra”. È un modo in cui lui ha avvicinato moltissimo il veneto del ‘700 all’Iliade, l’ha resa popolare, come la era, perché comunque l’Iliade era raccontata e veniva narrata a chi non la sapeva".

Salotto Urbano (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Le musiche dal vivo sono tutte originali e bellissime.

“Giuseppe Dal Bianco è sempre un maestro con le sue sonorità particolarissime e si fonde benissimo con quello che è l’Iliade, proprio come suggestioni sonore, legandosi alla lingua. Noi lavoriamo spesso con lui ed è stato un bel connubio".

Sono già alcuni anni che avete adottato location storiche per proporre testi e spettacoli: il pubblico che viene è lo stesso del Bixio? Avete riscontri anche da parte di uno pubblico di stranieri?

“L’anno scorso c’erano anche degli stranieri: aprire dei posti come questo che la Sig.ra Vaccari gentilmente ci ha concesso, un giardino privato, è come aprire un piccolo spazio di Vicenza che nessuno ha mai visto, un angolo di storia sconosciuto e racconti una storia nuova, è bellissimo. Non è solo il pubblico del Bixio, ma c’è un po’ di tutto anche perché le proposte di Salotto Urbano sono un po’ meno popolari, se vogliamo, anche se ne mantengono la forza: l’Iliade sembra una cosa d’élite ma non la è, sono sempre dei racconti".

Salotto Urbano (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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