NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Omero avvistato in città, a San Marco

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Salotto Urbano

La gente viene più coinvolta dal racconto epico come quello dell’Iliade o da cose più sfruttate come Romeo e Giulietta o personaggi più vicini come Casanova che avete fatto nelle ville?

Salotto Urbano (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Non te lo saprei dire: penso che la bellezza di questi personaggi è anche il modo in cui li racconti, quanto riesci ad avvicinarli e a portarli nell’oggi. Non farei differenze tra epico, romantico: sono tante le cose che colpiscono e devo dire che con l’Iliade avevamo un po’ più paura perché magari le persone pensano che possa essere troppo pesante e invece il racconto è una grande storia di tutti i tempi, che magari siamo abituati ad averla sentita a scuola ma che va oltre".

Quando fate questi testi classici, come attori, quali sono gli aspetti che vi coinvolgono di più o che magari vi portano a interrogarvi su certe cose e a dover analizzare con maggior distacco?

“Il rispetto della tradizione e della lingua in questo caso è importante: il lavoro che abbiamo fatto nella scelta dei pezzi non è stato facile. Ridurre tutto a un’ora e 20 vuol dire fare un grosso lavoro e bisogna stare attenti a come lo si fa; quello è sicuramente uno scoglio dal punto d vista attoriale e penso chela vera grande sfida sia quella di tenere il pubblico avvinghiato e portarlo dentro la storia con te".

La lettura scenica è visivamente statica rispetto alla messa in scena con regia, scenografia ecc. Eppure, spesso, ascoltare una voce può essere più coinvolgente che guardare un’azione.

“Siamo abituati all’azione perché viviamo in un mondo dove l’immagine è fondamentale ma veniamo da un’epoca precedente in cui non c’era l’immagine ma c’era il racconto. Ci si metteva tutti in cerchio ad ascoltare il conta fole o uno che leggeva, quindi adesso è difficile per noi tornare indietro perché siamo spinti da questa società e da questo nuova vita e immediatezza. L’immagine aiuta moltissimo e anzi adesso ci sono meno parole e più immagini ma questo non significa che non sia altrettanto bello entrare nella storia: si apre un nuovo mondo di immagini personali e interiori che non sono più collettive, quindi un’immagine per tutti, ma che ognuno si costruisce come quando si legge un libro".

Il pubblico ascolta di più il testo o la voce?

Salotto Urbano (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“La voce è importante perché la bellezza della voce ti aiuta ad entrare nel testo, una voce sgradevole ti può tenere lontano e magari non ti fa capire. il lavoro dell’attore ti fa capire un po’ di più, ti dà dei punti per entrare nella storia, altrimenti ti perdi".

Le destrutturazioni dei testi, le rivisitazioni, le licenze interpretative sono la regola, tanto che ormai è sempre più difficile assistere alla rappresentazione di testi integrali. Il cinema, poi, è quello che per sua natura è riuscito a rendere meglio l’epicità. Con la licenza poetica e registica però certe volte si tende a giustificare abbastanza tutto: non so, Patroclo cugino di Achille, per non turbare un certo pubblico. Quali sono i cambiamenti accettabili e quelli inaccettabili perché travisano completamente il testo? È meglio magari disturbare un po’ il pubblico e portargli una cosa interpretata a tuo modo che però è fedele oppure adattarsi?

“Io penso che la scelta debba essere chiara: entrambe le strade sono percorribili ma uno deve essere molto onesto su quello che propone, cioè se io voglio prendere un testo, distruggerlo e farne una mia interpretazione devo avere il coraggio di dire che è totalmente mia e il pubblico deve sapere se vuole pagare il biglietto per venire a vedere o meno. Non devo spacciare una cosa completamente stravolta per quello che è l’Iliade. Se invece, ovviamente, devo mettere mano a un testo perché integralmente, nella società che abbiamo oggi, non è più possibile farlo, allora devo renderlo più vicino alla nostra sensibilità attuale e devo essere rispettoso di quello che sto facendo, non mi posso inventare le cose e cambiarle a mio piacimento e dove adatto devo sottolineare che è un adattamento. Qui noi abbiamo detto che questa sera sentirete Omero ma anche Omero interpretato da Casanova. Nell’Iliade che abbiamo fatto ad Arcugnano non c’era Casanova ma abbiamo messo il testo in greco per sentire la sonorità e la metrica bellissima del greco antico e anche lì, per renderlo più vicino al pubblico abbiamo messo un lavoro musicale molto diverso".

Il pubblico che non ha fatto il classico come reagisce quando sente il testo originale?

“Io ho sentito delle persone che mi hanno detto che è stato bellissimo".

Aristide Genovese: “Senti un suono molto bello e il tempo che dici “che bello” subentra la parola che comprendi in italiano e rimane quel respiro".

AZ: “Rimane un’anima perché alla fine tu crei delle suggestioni per farti entrare le voci i suoni e la musica per permettere alla gente di restare dentro al racconto e di venire coinvolta".

Si dice spesso che gli studi umanistici sono destinati a scomparire anche alla luce del fatto che la popolazione cambierà e che cambieranno le esigenze e le sensibilità: studi umanistici come il liceo classico hanno un futuro?

AZ: “Tutto va in trasformazione, anche il classico che ho fatto io è molto diverso, sicuramente cambierà moltissimo e con tutto quello che sta succedendo sicuramente cambierà anche il nostro modo di fare cultura: non è che andremo a perdere, non penso, però ci sarà un adeguamento. I capisaldi ci sono sempre ma arriveranno anche cose nuove, poi anche il “nuovo” diventerà “vecchio”"..



nr. 26 anno XX del 9 luglio 2016

Salotto Urbano (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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