NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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I custodi della memoria

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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I custodi della memoria

Cosa significa oggi per voi custodire la memoria di un evento così significativo?

I custodi della memoria (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Non è ricordare la guerra ma gli uomini che vi presero parte e che morirono su questi monti. Il Sacello Ossario del Pasubio, il primo sorto nella provincia di Vicenza nel 1926, è nato inizialmente come piccola cappella e poi come luogo di sepoltura dei resti dei caduti recuperati nei vari cimiteri di guerra provvisori sparsi sul Pasubio durante il primo conflitto bellico. In esso sono custoditi oltre cinquemila “ragazzi” italiani e austroungarici, moltissimi senza nome. La Fondazione 3 novembre ha per statuto lo scopo di conservare nel migliore dei modi questo luogo, valorizzandone la memoria. In questi ultimi dieci anni ha proceduto ad un ammodernamento delle strutture degli edifici annessi al Sacrario e ha realizzato la costruzione del Museo della 1ª Armata. Inoltre nel 2016, in occasione del novantesimo di edificazione dell’Ossario, ha provveduto ad un restauro completo della sua struttura, ed ad un intervento di restauro particolarmente delicato degli affreschi in esso dipinti".

Qual è oggi la realtà della Fondazione e quali progetti ha per il futuro?

"La Fondazione è retta da un Consiglio di Amministrazione del quale fanno parte i Presidenti delle Province di Trento, Vicenza, i Sindaci dei Comuni di Vicenza, Rovereto, Valli del Pasubio, Schio e Valdagno. Sono soci della Fondazione anche rappresentanti delle Associazioni Combattenti ed Arma. Il presidente in carica è il Generale Innecco, e il vicepresidente Gianni Periz.

Durante l’anno vengono promosse celebrazioni con la presenza di Associazioni d’Arma e anche con la partecipazione di delegazioni internazionali, al fine di ricordare gli eventi bellici, ma soprattutto per promuovere la concordia e la pace tra i popoli".

Oggi si parla di guerre tecnologiche, ma cent’anni fa quei ragazzi combatterono senza quasi nulla in mano: com’era la loro realtà al fronte?

"La prima guerra mondiale, al di là dell’immaginario collettivo, arrivò in uno dei momenti di progresso tecnologico della storia e forse ne fu anche la conseguenza, dimostrando l’atteggiamento arrogante delle nazioni a cui la tecnologia forniva i mezzi. Quella guerra fu una guerra di mezzi e soprattutto di armi “moderne”, ne citiamo alcune: la mitragliatrice, i lanciafiamme, i gas tossici e vescicanti, i modernissimi aeroplani, i primi carri armati e la potentissima artiglieria pesante; apparvero anche i primi fucili mitragliatori e sistemi di difesa passivi come i reticolati che bloccavano l’impeto delle truppe. Tutti gli eserciti erano equipaggiati con questi arsenali, magari non tutti fin dall’inizio del conflitto, ma l’industria bellica ne fornì in abbondanza durante la guerra. Il problema non erano gli equipaggiamenti e le armi per i soldati, ma semmai gli ufficiali comandanti, la cui formazione risaliva, in particolare per i generali, alla metà dell’Ottocento. Le tattiche obsolete, privilegiavano “onorevoli” attacchi frontali alla baionetta che però risultavano inefficaci e drammatici, opposti alla potenza di fuoco di pochi “nidi” di mitragliatrice. Ecco allora la guerra statica: le trincee, il fango, il freddo, la fame, la miseria e gli attacchi per conquistare pochi metri che poi venivano presi per essere nuovamente riconquistati. Inoltre gli scarsi avvicendamenti dei soldati di prima linea esaurivano il loro coraggio e le loro speranze e questi giovani combattenti si trovavano soli con se stessi di fronte ad altri soldati come loro che facevano paura".

Qual è l’importanza del Museo e a chi si rivolgono i contenuti?

I custodi della memoria (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Il Museo della in questi ultimi anni si è rivelato un polo importante per la diffusione della conoscenza non tanto degli eventi bellici verificatisi sull’area del Massiccio del Pasubio quindi di competenza della 1° Armata, quanto alla comprensione di come gli uomini, i soldati e non solo, hanno vissuto le vicende del primo conflitto mondiale a quelle altitudini, sotto metri di neve in inverno e nell’arido deserto di rocce in estate. Nel Museo è stato scelto di rappresentare per ambientazioni i momenti salienti del quotidiano in quei luoghi, quindi non solo di esporre reperti bellici, alcuni di una certa importanza e rarità, ma raccontare di uomini. Si inizia il percorso attraversando la ricostruzione di una galleria con la riproduzione del portale della prima delle 52 gallerie della famosa strada del Pasubio. Segue la ricostruzione di una trincea, fruibile dai visitatori. Si attraversa una Baracca comando tattico di alta montagna, per arrivare nella sala con il grande plastico multimediale. Abbiamo dato spazio ad altre figure presenti al fronte: la manovalanza civile, anziani e ragazzi che scavavano trincee e gallerie, le crocerossine che curavano e assistevano i feriti, i sacerdoti al fronte. Il Museo si rivolge a tutti, dagli appassionati di storia militare alle persone curiose che apprezzano informarsi, ma in particolare ai ragazzi in età scolare".

Quali sono i frutti dell’interazione con studenti e insegnanti in visita?

"Le scuole, sia elementari, ma in particolare medie e in parte anche superiori, hanno colto da tempo l’opportunità di effettuare visite didattiche studiate dalla Fondazione 3 Novembre, che ha messo a disposizione i pullman per gli spostamenti, guide specializzate che oltre a spiegare il museo sapessero dare anche qualche spunto di riflessione, ristoro con merende ecc. Naturalmente i risultati migliori si sono ottenuti in sinergia con il lavoro preliminare degli insegnanti. Una preparazione adeguata fatta a scuola sui temi della Grande Guerra è il miglior modo per predisporre gli studenti a capire e ricordare ciò che vedranno e udiranno al Museo dando spazio alle proprie emozioni del momento".



nr. 30 anno XXI del 3 settembre 2016

I custodi della memoria (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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