Com'è cambiato il paese nel corso degli ultimi decenni?

"Abitando a Vicenza da una quarantina d’anni, non posso dire di avere il polso del paese e dei suoi molti cambiamenti, realizzati negli ultimi decenni. Tuttavia certi mutamenti e sviluppi non possono sfuggire anche a chi trattiene con Caldogno un rapporto non più stretto o magari quotidiano. La prima cosa che si può osservare è la grande espansione della struttura urbanistica, le innumerevoli abitazioni che sono sorte in varie zone, sintomo di un evidente generale innalzamento del livello socio-economico della popolazione, la creazione di un moderno centro per il capoluogo, la destinazione di un’area alle attività industriali e artigianali, la cura data alla rinascita della Villa palladiana e del giardino circostante oltre alla nuova sede della Biblioteca civica, centro propulsore di svariate iniziative rivolte alle diverse fasce d’età dei cittadini. Basta confrontare alcune foto, inserite nel mio ultimo libro sul Novecento, e risalenti agli anni Cinquanta, con la realtà odierna per avere la conferma della trasformazione del paese, che si è dotato, tra l’altro, negli ultimi tempi di importanti strutture sportive come ad esempio un’adeguata area per il calcio e la piscina. A partire poi dagli anni Settanta del secolo scorso, si è registrato un forte e continuo aumento della popolazione residente, passata da circa 5.700 cittadini di quel periodo agli oltre 11.000 attuali".

Solo periferia dormitorio della città oppure una realtà con una storia ed un futuro?

"Per la vicinanza alla città o al luogo di lavoro, o per ragioni ambientali non saranno poche le famiglie e le persone che hanno scelto questo Comune per viverci. Quanto al passato, credo sia sufficiente quanto ho riportato nel mio libro per affermare che una sua storia, degna di essere conosciuta, c’è pure per l’età contemporanea. E sono certo che tanti altri temi o aspetti dei decenni più vicini a noi meriterebbero di essere studiati e riportati alla luce, perchè è lì che le ultime generazioni affondano le proprie radici. Il futuro, invece, certo più complesso del passato, sarà quello che i suoi abitanti e in primis i suoi Amministratori ideeranno con saggezza e cercheranno di attuare per una vita di relazione sociale sempre più soddisfacente e rispondente alle esigenze continuamente mutevoli della popolazione. Ponendo attenzione, se possibile, assieme alle urgenze del momento, alle problematiche che probabilmente i tempi medio-lunghi faranno emergere con più forza".

Le ultime amministrazioni hanno valorizzato molto la villa palladiana e stanno dando nuova vita culturale al paese: che ne pensa?

"Parecchie risorse sono state destinate, in anni recenti, al pieno e unanimemente apprezzato recupero della Villa cinquecentesca, che ha messo in evidenza tutta la sua bellezza. Ed è stata anche una scelta positiva quella di collocare negli edifici annessi la Biblioteca civica, la quale è spesso promotrice di incontri e attività culturali per la popolazione di ogni età. Si va dalle mostre d’arte alla musica, dalla presentazione di libri alle conferenze, a serate organizzate da svariate Associazioni e a corsi vari. Quindi mi pare, almeno da quanto posso seguire dai giornali locali, che in questo campo le cose procedano bene, anche grazie all’esperienza e alla competenza del responsabile, Albino Munaretto, coadiuvato dai suoi collaboratori e da qualche presenza di qualificati volontari del posto. Forse uno sforzo maggiore andrebbe rivolto ai più giovani per invogliarli a farsi, a loro volta, promotori di cultura in senso lato, pure se bisogna riconoscere che valide e interessanti attività vengono organizzate spesso dal Centro Giovanile della Parrocchia come teatro, cinema e altro".

A Caldogno sono nate due delle più importanti aziende italiane: Arc Linea per i mobili e Ufo Jeans Zanella per l'abbigliamento: un bel traguardo per un piccolo paese?

"L’Arc Linea e il Gruppo dei fratelli Zanella, la cui nascita e sviluppo ho cercato di ricostruire nel libro, sono state veramente due aziende con una storia eccezionale e che molto hanno contribuito allo sviluppo economico di Caldogno, a partire dagli anni Sessanta, per alcuni decenni decisivi per la modernizzazione del paese. Due famiglie che hanno saputo mettere a frutto l’esperienza di natura artigianale, che entrambe avevano acquisito ancora prima della Ricostruzione e, con intelligenza, impegno e creatività hanno saputo inserirsi con autorevolezza nei loro rispettivi settori fino a diventarne leader a livello internazionale. Sono due imprese che sono riuscite ad anticipare le soluzioni e i prodotti di aziende già affermate a livello nazionale e a dare prova di una attenzione vincente alle richieste e ai gusti mutevoli del mercato, rispettivamente nell’ambito delle cucine, dell’arredamento e dell’abbigliamento".

La gente oggi conosce Caldogno come "il paese di Roberto Baggio"... ma non è un tantino riduttivo?

"È così, anzi dirò di più. Alcuni anni fa sono andato a Istanbul con la moglie e, appena arrivato, mi sono messo a cercare una carta topografica della città. Mi si è avvicinato un giovane, che vendeva le guide in varie lingue. Alla domanda di dove venivamo, risposi naturalmente Italia e lui, subito, nel porgermi il libretto nella nostra lingua, ha esclamato “Roberto Baggio”! Perciò Roberto, almeno per un certo periodo, è stato veramente un notissimo ambasciatore della nostra nazione, non solo del nostro paese, che tutti ci invidiavano. Bisogna riconoscere, comunque, che era bello vederlo giocare e che è stato un serio professionista. Io godevo a vedere certe sue invenzioni e certi colpi da assoluto fuoriclasse anche perchè, da giovane, avevo militato nel Lanerossi Vicenza, allora in serie A, arrivando sotto la guida di Albano Vicariotto e Berto Menti fino alle riserve, rendendomi così ben conto della sua bravura. Sicuramente non si può identificare Roberto - che ha avuto alle elementari, tra l’altro, come insegnante, mia zia Maria Borin - con il suo paese natale, il quale, come abbiamo visto, ora è molto cresciuto e cambiato rispetto a quando lui cominciava a prendere confidenza col pallone. Del resto già avevamo avuto a Caldogno due grandi atleti nel ciclismo: Marino Fontana, campione d’Italia professionisti negli anni Sessanta e Marino Basso diventato nei primi anni Settanta addirittura campione del mondo su strada. Tuttavia, per la diversità dei tempi dei loro successi, essendo il divismo sportivo molto meno diffuso, non hanno lasciato una forte e durevole traccia della loro eccellenza. Ma tale è l’influenza dello sport, ai nostri giorni, che è difficile contrastare queste semplificazioni, che del resto mi paiono attribuire un positivo tocco di simpatia e orgoglio a tutto il paese".

Pino Contin (Caldogno, 1948) si è laureato in sociologia con una tesi sulla politica vicentina del decennio 1960-70 con specifico riferimento al rapporto del mondo cattolico con la Democrazia Cristiana. Recentemente ha ricostruito la storia della DC vicentina, lavoro che ha originato due pubblicazioni: Democristiani a Vicenza. Il partito cattolico in area berica (1944/53) seguito da La Democrazia Cristiana vicentina dopo De Gasperi. Il partito di M. Rumor (1954/68). Inoltre ha effettuato altri studi di ambito locale, basati su analisi di archivio, usciti in Riviste di storia e cultura quali “Storia Veneta” e “Quaderni vicentini”. Il legame con la sua comunità d’origine emerge da alcuni libri, che ormai da un ventennio hanno affrontato, sul filo dei ricordi, episodi e personaggi significativi del passato. In questo caso, l’autore ha scelto però un approccio socio-economico, attento ai dati concreti, che forse aiutano meglio a cogliere la portata dei forti mutamenti che hanno caratterizzato Caldogno dalla seconda metà del secolo scorso.

nr. 37 anno XXI del 22 ottobre 2016

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