NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il Flauto Magico e i codici
della favola moderna

L'opera firmata dal giovane regista Federico Bertolani

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Il Flauto Magico e i codici<br>
della favola mode

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

Il Flauto Magico e i codici<br>della favola mode (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)L’opera lirica di quest’anno proposta da Operaestate al Palabassano è stata “Il Flauto Magico” (Die Zauberflöte) di W.A.Mozart su libretto di Emanuel Schikaneder. Andato in scena per la prima volta il 30 settembre del 1791 a Vienna , il Flauto Magico non è una vera e propria opera lirica quanto un singspiele, genere operistico diffuso nei paesi germanici in quel periodo, dove a differenza dell’opera italiana in cui i recitativi sono in ogni caso intonati musicalmente, nel singspiele le parti non musicate sono recitate come nel teatro di prosa. Opera considerata fortemente ispirata agli ideali e alla simbologia legati alla massoneria di cui Mozart era adepto, il Flauto Magico è l’ultima opera lirica di Mozart, che morirà il 5 dicembre dello stesso anno. Realizzato in coproduzione tra le città di Bassano del Grappa, Padova e Rovigo questa edizione dell’opera mozartiana porta la firma del giovane regista Federico Bertolani, è andata in scena in prima nazionale e ha riscosso molto successo anche nel pubblico di bambini e ragazzi che hanno assistito a una replica ad hoc per le scuole.

 

Hai fatto un’ambientazione iniziale molto metropolitana, un Tamino molto elegante e una Pamina un po’ “Grease”. Come mai hai pensato a un Egitto così?

Il Flauto Magico e i codici<br>della favola mode (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Federico Bertolani: “Ho eliminato da subito il problema dell’Egitto: dopo essermi letteralmente spaccato la testa su una serie di saggi che parlavano del Flauto Magico, il legame con la massoneria, l’Egitto simbolico ecc. ho visto che se Mozart ha deciso di scrivere una favola forse dovevamo fare una favola. Ho cercato di capire qual è l’estetica di una favola scritta oggi e mi sono ispirato ai fumetti e ai cartoni, dove tutto è assolutamente all’eccesso, c’è il bene e c’è il male, e mi ha incuriosito questa idea di ambientare la prima parte in una periferia che improvvisamente diventa magica. Ho usato l’espediente del doppio: Pamino viene colpito da questo serpente, che nella mia regia è una gang sudamericana e inizia il suo viaggio spirituale. Infatti hai visto che all’inizio lui è vestito bene, come uscito da un cocktail, poi è vestito allo stesso modo però tutto in bianco. Una sorta di “ghost”, diciamo, questa idea dell’anima che si distacca dal corpo e inizia questo viaggio fantastico in cui tutte le creature della periferia diventano magiche e alla fine dell’opera tutto si ricongiunge: Pamino tra la vita e la morte viene rianimato e può iniziare la sua vita con quella sensazione di déjà vu, nel momento in cui vede il murales nella periferia, che rappresenta Sarastro".

Il rapporto tra Pamina e Astrifiammante, forse il personaggio più famoso e studiato: ci sono migliaia di modi di fare la Regina della Notte e tra l’altro canta pochissimo. Nella cavatina “O zittre nicht” parla dell’amore per la figlia poi però quando c’è l’aria più famosa “Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen lei istiga la figlia a uccidere Sarastro col coltello. Che tipo di personaggio è secondo te Astrifiammante?

“La regina della notte è colei che mistifica la realtà: nella sua prima aria sta dicendo sostanzialmente una bugia. Io mi sono chiesto il passato di questa donna: parla di questo padre che fa parte del mondo di Sarastro. È chiaro che lei è la cattiva ma è quella per cui abbiamo più simpatia però nella mia visione è una donna ferita: probabilmente è successo qualcosa in passato che Mozart non racconta, dove questa donna, dal mondo degli “illuminati” si è rifugiata in un mondo più attraente dove però regna la mistificazione".

Il Flauto Magico e i codici<br>della favola mode (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Mozart, come Beethoven e altri grandi musicisti del passato, è un genio ancor oggi difficilmente raggiungibile. Tu sei un artista visivo, fai regia: come si traduce in immagini, dopo secoli, un genio del genere, una mente che si esprime con la musica?

“La cosa più difficile da accettare per un regista è che comunque qualsiasi idea tu abbia, è sempre mediata: io posso avere in mente un’idea di messa in scena del Flauto Magico ma poi la devo mediare col costumista, lo scenografo e gli artisti che poi interpretano. Poi bisognerebbe capire, e questo non lo sapremo mai, quale fosse il rapporto di Mozart con chi rappresentava le sue opere: chiaro che, e questo è inutile che lo neghiamo, noi andiamo ad applicare un codice novecentesco, che è quello della regia, su materiali che sono stati creati quando il codice della regia non esisteva. Quindi è sempre complesso. Nel teatro musicale il compito di noi registi, anche tramite una messa in scena, è di far risaltare la musica e la drammaturgia musicale: una buona musica e un buon cast fanno la metà del mio lavoro".

Una scenografia molto semplice che però cambia: il mondo di Sarastro è tutto bianco con queste 3 colonne, classico e neoclassico. Come mai hai immaginato il mondo di Sarastro bianco totale, anche se ci sono dei colori che cambiano?

“Volevo assolutamente mettere in scena quello che loro raccontano: il mondo di Sarastro è un mondo in cui loro insistono sulla purezza, un mondo misogino e razzista e da parte mia ho ceduto un po’ all’idea di esagerarlo nel togliere: tutto bianco, tutti perfetti, le signore del coro vestite come tante “Regine Elisabette”; essendo una favola non volevo entrare in dibattiti politico-sociali, però è proprio la borghesia messa lì, rispetto a un mondo più colorato, allegro e vitale che alla fine ci sta più simpatico".

Il Flauto Magico e i codici<br>della favola mode (Art. corrente, Pag. 2, Foto normale)

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