NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Il Flauto Magico e i codici
della favola moderna

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Il Flauto Magico e i codici<br>
della favola mode

I colori fosforescenti partono dai costumi stilizzati delle 3 dame nel primo atto che poi trionfano nel secondo e c’è anche nello sfondo, l’arancione. Come mai hai scelto questi colori così pop anni ’80?

Il Flauto Magico e i codici<br>della favola mode (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)“Eh si c’è parecchio anni ’80 nello spettacolo, anche la Regina della Notte è “terribilmente” anni ’80 nell’abbigliamento. Forse sono gli ultimi anni in cui l’Occidente ha vissuto un’epoca spensierata di gioia ed eccesso, come è eccessiva la favola nella caratterizzazione dei suoi personaggi. Le spalline del coro sono David Bowie, lei è Madonna, a un certo punto quando arriva, c’è un gioco di questo tipo. Mi sono divertito".

Quando si parla di un’opera del passato, per metterla in scena oggi si cercano sempre dei punti di contatto con la contemporaneità. Secondo te nel Flauto Magico, quali sono i tratti caratteristici aderenti alla realtà?

“Quello che ho deciso di fare io, dovendo fare una favola, ho usato i codici della favola moderna che sono gli stessi del ‘500: il buono, il cattivo e avrei potuto calcare la mano su molte cose. Una madre così non esiste, è totalmente al di fuori, Sarastro è una specie di guru; non volevo appesantire di messaggi politici una favola anche se ho visto dei flauti magici che hanno affrontato dinamiche sociali bellissime".

In questa tua creazione e in generale, consideri di più il libretto o lo spartito?

“Ci sono dei momenti in cui il libretto è preponderante sullo spartito perché c’è una drammaturgia, cioè quello che sta succedendo. In tantissime opere, fino ad arrivare a Puccini, secondo me, ci sono momenti in cui l’azione si ferma e parla la musica e lì bisogna capire quando sta parlando la musica e quando la drammaturgia. Da Puccini in poi si unisce tutto e andiamo tra cinema e musical, abbiamo veramente la fusione totale. In “Lucia di Lammermoor” di Donizetti ad un certo punto parla la musica: dicono la stessa cosa per “10 ore”, per dirla in parole molto povere, però musicalmente cambia e diventa bellissimo. In Mozart sono rari i momenti in cui c’è una sospensione della narrazione, nel Flauto Magico soprattutto sono molto rari, però ci sono ed è giusto che parli la musica in quei momenti".

Il Flauto Magico e i codici<br>della favola mode (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Tieni conto dello sforzo fisico che devono fare i cantanti?

“Devo dire che li ho messi abbastanza in difficoltà, nel senso che la scenografia non è semplicissima, non permette molto un rapporto col direttore, è molto alta e già mettere le tre dame sui tacchi a spillo non è stato semplicissimo".

Hai esperienza di paesi emergenti come quelli asiatici ed arabi?

“Guarda, io sono anche direttore di palcoscenico con la Fondazione Arena di Verona, e siamo andati in Oman, a Muscat, abbiamo portato una “Turandot” di Zeffirelli: c’è un interesse molto importante per l’opera lirica che, paradossalmente, forse viene riconosciuta più da loro, che non l’hanno mai avuta".

Però vengono fatti dei tagli.

“Beh ci sono dei problemi di censura, che però Turandot non ha, per esempio, essendo una favola. Per esempio i ruoli en travesti non si possono fare perché per loro è vietato. Chiaramente non si possono portare, e noi ne abbiamo tantissime, opere che parlano della religione cattolica o opere che ridicolizzano la cultura turca, e anche lì ne abbiamo tantissime. Magari una Traviata si, tutto sommato, perché è vissuta come lontana e appartenente all’Occidente. Ci sono delle cose che la religione vieta, sostanzialmente. La cosa che ho trovato veramente tanto interessante è che La Fondazione Arena di Verona e il regista Stefano Trespidi che riprendeva la regia di Zeffirelli, hanno deciso di prendere delle comparse di lì e mentre le nostre le metti lì e sono già dentro, ce l’hanno “nella genetica” il teatro, per la prima volta ho visto delle persone totalmente vergini su come comportarsi e come muoversi. Quindi possiamo esportarla e va bene ma credo che per un po’ di anni rimarrà una roba nostra, questa".



nr. 37 anno XX del 22 ottobre 2016

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