NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Due Cilindri, che passione

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Guido Portinari

Che cos'è per lei la moto e quali ideali rappresenta?
Guido Portinari (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"La moto è uno dei pochi valori rimasti che rappresentano per me un senso di libertà. La libertà è sempre stato un ideale per l’uomo. Forse il primo in assoluto. Ma non solo: quando sei appoggiato a quell’attrezzo che si chiama manubrio, docile ed ubbidiente alle istruzioni che le tue mani, con molta sensibilità, impartiscono, trovi tutta la padronanza dei tuoi riflessi ed il tuo stato d’animo si rasserena. Quando ho mal di schiena salgo in moto e poco dopo non ho più nulla. Saranno le benefiche microvibrazioni? Saranno le emozioni che provi? L’aria pulita dei percorsi montani? Tutto contribuisce ad un tuo benessere. Ecco, per me la moto è benessere".

Lei racconta l’emozione del primo motorino... oggi la moto le dà ancora quelle emozioni?
"Il motorino costituì per me l’innamoramento. Non fu un acquisto, poiché non potevo permettermelo, ma un noleggio!. Fu fantastico. Uno di quei ricordi che rimangono vivi nella mente anche a distanza di molti anni. La mia prima moto arrivò quando compii diciotto anni e dopo 48 anni il traffico è cambiato, le normative pure, ma la passione è rimasta intatta. La moto ti darà emozioni anche quando non potrai più cavalcarla perché l’età te lo sconsiglia; ti basterà contemplarla quando è lì in garage, con un pieno di ricordi, in attesa che figli o nipoti possano assaporare con essa le stesse emozioni che provai io".

Nel libro parla anche di valori umani: in che senso la moto può favorirli?
Guido Portinari (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"È forse una mia suggestione. Tuttavia la moto mi ha permesso, innanzitutto, di recuperare un dialogo con mio padre e poi di incontrare, nei miei viaggi, persone in luoghi sperduti altrimenti inaccessibili. E mi son reso conto che, paradossalmente, le persone che hanno meno di altri sono proprio quelle che riescono ad offrirti di più: l’accoglienza, la semplicità di una stretta di mano o di un sorriso, un sorso di te o anche semplicemente un bicchiere d’acqua. L’altro aspetto è la solidarietà tra motociclisti. Ricordo quella volta scendendo dal Passo Gavia. Ad un certo punto era franata la strada e si era formato un avvallamento. Quando arrivai sul ciglio della frana, vidi una cosa che mi confortò: un gruppo di tedeschi aveva parcheggiato le moto e, a turno, davano una mano a scendere ai motociclisti in arrivo. Quando toccò a me, due energumeni mi invitarono a stare in sella della mia R60 e mentre uno si piazzava davanti con le braccia tese sulle forcelle e si puntellava con i piedi verso la discesa, l’altro si era aggrappato al parafango posteriore e fungeva da freno. Lentamente ma senza apparente fatica raggiungemmo il fondo da dove, dopo aver ringraziato, sono risalito in moto dalla parte opposta senza problemi. Chi glielo faceva fare? Eppure è in questi casi che provi sensazioni uniche".

Pensa che alcuni motociclisti corrano troppo e compiano manovre troppo rischiose?
"Penso che ci siano due categorie di motociclisti, almeno che mi vengano in mente. Quella dei passisti amanti del mototurismo e quelli corsaioli che spesso incontri nella curva cieca e che cercano nella moto quell’adrenalina caratteristica che solo pieghe e marmitta aperta ti danno. Per questa categoria di Valentino Rossi improvvisati che posano la manina sinistra sulla coscia dopo il sorpasso azzardato o la smanettata furiosa, forse le piste potrebbero essere più indicate".

Cosa suggerirebbe agli amministratori della città per migliorare la sicurezza stradale?
"Tutti abbiamo sempre da imparare. La mia modesta esperienza di motociclista si rifà alle gite fuori porta, alla strade dolomitiche, ai viaggi più o meno in solitaria. In città uso andare a piedi o in bicicletta e già talvolta diventa comunque pericoloso dato l’intenso traffico di autobus e vetture. Chissà quale sarà il futuro urbano che ci aspetta. Forse quello delle piste ciclabili o delle auto e moto limitatamente a quelle elettriche, silenziose e non inquinanti? Alla tecnologia e agli amministratori più illuminati l’ardua sentenza. L’auspicio comunque c’è che così fosse".

 

nr. 40 anno XXI del 12 novembre 2016

Guido Portinari (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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