NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Trilogia dell'acqua
in scena Amleto

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

Amleto

Come in altre occasioni, vediamo che lo stesso personaggio è interpretato da più attori e che un solo attore può interpretarne più di uno. Ci viene chiesto: “cosa fareste voi con le ragioni di Amleto ma con in bocca le battute di ciò che provate voi?” C’è questo continuo rimbalzo tra parte scritta, interpretata, lo spettatore-giocatore della parte.

“È così come hai detto, la cosa interessante è: chi è Amleto? Non c’è Amleto, è un Amleto senza Amleto perché in realtà siamo tutti Amleto, attori e spettatori. C’è una dimensione politica, la domanda che si fa Amleto di fronte al disastro del mondo è :“cosa si può fare?” così come anche noi, che siamo cittadini e come lui siamo principi nella democrazia ( o dovremmo esserli), prìncipi che non contano niente quindi noi cerchiamo di provocare lo spettatore, di renderlo cosciente. Ieri sera una spettatrice ha detto una cosa meravigliosa: “Io non ho battute e mi ero perfino dimenticata di aver battute nel mondo e mi sono arrabbiata perché mi sono resa conto di non averle”. Ecco, penso che la funzione del teatro sia proprio quella di svegliarci e farci uscire anche arrabbiati. Purtroppo dobbiamo avere a che fare con un teatro che vuole tenerci addormentati sulle nostre poltrone".

Il teatro è lo strumento per intrappolare la coscienza del re”: sembrerebbe una metafora politica per cui è l’opinione pubblica che decide. il teatro come assembramento di gente che si riunisce è uno strumento politico?

Amleto (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)“Se è stato così non può essere più come hai detto tu, oggi, perché anche se riempiamo una sala da 400 o 700 spettatori non sono niente a Vicenza figurati in Italia figurati nel mondo. È certo che il teatro non può essere uno strumento di persuasione di massa, lo poteva essere ai tempi di Hitler o Mussolini, non oggi nell’epoca d Berlusconi e di Trump. Il teatro può prendere in trappola la coscienza dei soggetti perché può rivolgersi alle PERSONE e non alla massa indistinta della società, allora la coscienza del re è la coscienza di ciascuno di noi che può essere scossa profondamente. È anche l’idea di costruire una comunità non virtuale perché sono delle persone in carne ed ossa che si incontrano e anche se sono poche resta un potere trasformativo".

C’è la scena con la candela che proietta una grande ombra sulla parete.

“Nel finale, quando brucia il foglio".

Sì. Di solito il fuoco è l’elemento che viene visto come più à distruttivo, qui tu gli riservi una sorta di sacralità, una fiammella che crea un’idea di fragilità che però serve a distruggere delle parole. Anche ne La Tempesta abbiamo visto dei fogli scritti.

“Che vengono annegati…”

Qui invece vengono bruciati. L’acqua la vediamo irruente, il fuoco come qualcosa che va custodito come nei tempi antichi in cui i sacerdoti dovevano preservare la fiamma.

“Gli elementi primari sono costitutivi di tutte le mie opere e il fuoco, la candela, proprio come hai detto tu, è questa fiamma viva molto fragile che rende tutto magico e sacro. Ecco, a me interessa molto la dimensione del sacro, fuori da ogni religione; l’idea che si possa rendere sacro ciò che è misterioso, misterico ed iniziatico è l’esperienza dell’arte e del teatro".

Amleto è sempre “essere o non essere”, che non è solo vivere o morire ma è anche quanto c’è di personaggio negli uomini. È legato in qualche modo alla frase finale “Il resto è silenzio”?

“Tutto questo monologo è di una attualità sconcertante e lo ha scritto nel 1600: sono le domande che si pone il primo uomo che è venuto al mondo e che si porrà l’ultimo, cioè la dimensione di coscienza, sono vivo e posso riflettere e sono un uomo in quanto posso riflettere sulla creazione e sulla natura. Poi le parole sono anche insufficienti nel restituire la complessità di ciò che abbiamo dentro e che c’è nel mondo, allora il silenzio non è soltanto un gesto di rassegnazione ma un consegnarsi alla complessità del creato che forse può essere custodita nel silenzio più che nelle parole".



nr. 42 anno XX del 26 novembre 2016


« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar