NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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A braccia aperte

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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A braccia aperte

Come e quando ha conosciuto suor Pura?

A braccia aperte (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Avevo cinque anni e frequentavo la scuola materna di Cavazzale, dove lei giunse nel 1961 per il suo servizio di insegnante insieme ad altre consorelle della congregazione delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. Ricordo una persona piena di vitalità e d’iniziativa, gioviale e sorridente, sempre disponibile verso gli altri. Amava molto i bambini e stava volentieri con loro. Sembrava che lei stessa fosse rimasta un po’ bambina, proprio per quel candore e quella meraviglia che tutta la sua persona esprimeva verso ogni aspetto del creato. A causa del lavoro dei miei genitori, mi capitava qualche volta di rimanere all’asilo anche oltre l’orario pomeridiano. Avevo quindi l’opportunità di scoprire suor Pura in tutta la sua umanità, non solo sotto la veste di una maestra dolce e al contempo autorevole. Era allegra, solare, ma sapeva anche essere severa all’occorrenza".

Perché il titolo A braccia aperte?

"Suor Pura aveva sempre le braccia aperte, pronte a stringere chiunque avesse bisogno di conforto, soprattutto noi bambini. Quando qualche persona veniva a chiederle un consiglio o per confidare una pena, l’accoglieva prendendole le mani e tenendole strette tra le sue, come se attraverso quel contatto fisico volesse trasmettere tutta la sua compassione e vicinanza. Tanti sono i ricordi di suor Pura che mi riportano all’infanzia. In modo particolare mi sono rimasti impressi nella memoria il suo caloroso abbraccio e le sue parole affettuose: “Tu sei mia! Tu sei mia!”. Allora non potevo coglierne il significato ma, crescendo, compresi che quella sua espressione, ripetuta più volte con enfasi, voleva significare che lei non mi avrebbe mai dimenticata e che sarebbe sempre stata per me un punto di riferimento cui ricorrere soprattutto nei momenti di difficoltà. Più di qualche volta, però, questo suo modo espansivo di comunicare e di rapportarsi con gli altri fu travisato o addirittura divenne causa di maldicenze che le procurarono molta sofferenza".

A braccia aperte (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Poi ci fu un distacco e un ricongiungimento?

"Gli anni passarono e ci perdemmo di vista anche se lei era sempre presente nei discorsi che si facevano in famiglia. Fu nell’ottobre del 2007 che la ritrovai, non più in carne ed ossa, perché nel frattempo era tornata alla casa del Padre, ma comunque sempre “viva”, in un libro che parlava di lei e che mi fu consegnato in pullman durante un pellegrinaggio a Medjugorje. Con mia grande sorpresa scoprii chi era stata veramente suor Pura e il suo grande dono di essere di aiuto al prossimo. Allora mi fu chiaro che lei non dimentica mai le persone che ha conosciuto. È lei che ci viene a cercare, facendosi presente in vari modi, anche i più inconsueti e razionalmente inspiegabili, come ad esempio attraverso un sogno o delle strane coincidenze, perché nulla viene per caso, così era solita ripetere in vita".

Che cosa diceva alle tante persone che si rivolgevano a lei?

"Infondeva coraggio a tutti, invitando a non aver paura della sofferenza, perché questo secondo lei era il mezzo per elevarsi spiritualmente. Questa biografia, scritta dopo più di cinquant’anni da quando l’ho conosciuta, narrata sul filo del ricordo, vuol essere un atto di profonda riconoscenza verso una persona fuori del comune e spesso incompresa, che ha donato la propria vita per gli altri, soprattutto i più dimenticati, gli ultimi".

Qual è il messaggio che vuole trasmettere ai lettori con questo libro?

"Ho cercato di svelare le pieghe più recondite dell’animo di suor Pura, di mettere a nudo i suoi sentimenti, il travaglio interiore della notte dello spirito che lei ha dovuto attraversare, la rinascita spirituale che l’ha trasformata in una guida illuminante per molti uomini e donne sofferenti che da lei hanno ricevuto e ancora oggi ricevono consolazione e pace".

 

Lorenza Farina è nata a Vicenza, dove ha lavorato come bibliotecaria alla Civica Bertoliana occupandosi di letteratura per ragazzi. Oggi si dedica esclusivamente alla scrittura. Ha pubblicato romanzi, racconti e fiabe tra cui La bambina del treno (Paoline 2010), da noi recensito a suo tempo e Il volo di Sara (Giunti 2012). Fino all’età di dieci anni è vissuta a Cavazzale, dove suor Pura è stata sua insegnante nella scuola materna Giuseppe Roi.

 

nr. 04 anno XXII del 4 febbraio 2017

A braccia aperte (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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