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NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Teatri, piazze e... "spiagge"
È di nuovo Vicenza Jazz

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Teatri, piazze e... "spiagge"<br>
È di nuovo Vice

Quali sono le novità dell'edizione 2017?

Teatri, piazze e... "spiagge"<br>È di nuovo Vice (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Come ogni anno, il tentativo è quello di bilanciare certe novità con alcuni punti fermi. Le novità in questa edizione derivano dall’attenzione verso le idee che al jazz vengono in qualche modo dall’esterno, come peraltro fa parte della storia stessa di questa musica. Nel nostro caso, penso al giovane Jacob Collier (che infatti ha già fatto il sold out) ma anche a uno scrittore come Stefano Benni che racconterà a suo modo la vicenda di Thelonious Monk, e pure Marc Ribot, con la sua chitarra nel salone della Basilica Palladiana, e poi le sculture sonanti che daranno vita a uno spettacolo unico al Cimitero Maggiore. Senza dimenticarci dei nuovi linguaggi che incontreremo al Jazz Café Trivellato del Bar Borsa, in Piazza dei Signori".

In linea con questo ragionamento, nel cartellone quest'anno trova spazio anche la tradizione popolare italiana - Notte della Taranta - e il genere più melodico di Gino Paoli. Un'apertura verso musiche più vicine a noi? Quali i punti di contatto?

"Ogni anno dedichiamo la notte del sabato sera al pubblico più vasto, quello che ama la musica più che il jazz, anzi, prima ancora, che ama prender parte a un evento che tutto sommato non è solo musicale. Da qui è nata l’idea della Notte della Taranta, proprio con lo scopo di ricreare una notte per stare insieme e ballare con spensieratezza. Il jazz, fino a tutti gli anni della Swing Era, si ballava, tanto che allora, sulla musica delle big band, il ballo era una gioiosa e vivifica droga. Non so se la pizzica ci sia più vicina dello swing. Di certo è più mediterranea come lo sono le melodie di Gino Paoli, anche se in realtà alcuni brani di Paoli sono da tempo interpretati dai musicisti di jazz. Uno per tutti, Senza fine".

Possiamo dire che uno dei pregi di Vicenza Jazz negli anni è stato quello di avvicinare il grande pubblico a un genere ritenuto - non sempre a ragione - più colto ed elitario?

"Sì, lo possiamo tranquillamente dire. Vicenza Jazz è da tempo un patrimonio della nostra città e del nostro territorio, che va al di là delle preferenze musicali di ognuno di noi. E’ un appuntamento atteso, per qualcuno addirittura la settimana più bella dell’anno, in forza di quel qualcosa che si crea e si sparge nell’aria, soprattutto - come scriveva Geoff Dyer - a partire “da quel tranquillo momento della sera, quando la gente del giorno è già tornata a casa dal lavoro e la gente della notte deve ancora arrivare”. Dopo la Swing Era il jazz è diventato sicuramente un genere anche colto ma non ha mai smesso di tenere i piedi per terra: basta entrarci dalla porta giusta, quella accanto ai nostri gusti. Poi, per carità: se si cerca una musica più consolatoria, magari è meglio dirigersi altrove".

Teatri, piazze e... "spiagge"<br>È di nuovo Vice (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come vede la collaborazione con la rassegna Poetry Vicenza? Qual è - se c'è - il trait d'union tra jazz e poesia?

"Chi ha la ventura di andare negli Stati Uniti a tratti potrebbe quasi pensare che di jazz ce n’è di più in Europa. Salvo poi doversi correggere e ammettere che un po’ di jazz c’è dappertutto: nelle colonne sonore, nelle pubblicità e, senza andare nella gastronomia e nel vivere quotidiano, lo si trova nelle gallerie d’arte e anche nei reading poetici. Per chi scrive, il gesto creativo del poeta è molto più vicino all’estemporaneità del jazzman, rispetto all’invenzione del romanziere, che è indotto a pensare e guardare oltre, non solo al qui e ora. Almeno nel nostro immaginario la poesia è frutto dell’impeto, come quello dell’improvvisatore al sax. Basta chiedere a Ferlinghetti, a Boris Vian o ad Amiri Baraka. O magari anche a Basquiat".

Cosa direbbe a un visitatore che per la prima volta viene a Vicenza Jazz? Come lo invoglierebbe ad esserci?

"Di lasciarsi andare. Di non farsi troppo domande e di farsi prendere dalle emozioni. La musica che ci piace è quella che ci emoziona, come accade per un bel libro, per un bel film, per un bel paesaggio, per lo stare insieme con una bella persona, per un buon sapore o un buon profumo. Cos’ha in più il jazz? Che accade lì per lì, solo in quel momento, e che bene o male niente si ripeterà esattamente come prima. Sì, meglio lasciarsi andare, perché ogni lasciata è persa".

 

New Conversations-Vicenza Jazz è nata nel 1996 e si è imposta da subito per la particolarità del progetto. Dalla prima edizione, la direzione artistica è di Riccardo Brazzale. La rassegna coinvolge per una decina di giorni i luoghi storici della città: il Teatro Olimpico - il più antico teatro coperto al mondo, realizzato nel 1585 - ma anche le chiese e i palazzi, oltre a teatri e auditorium e i suggestivi luoghi all'aperto, dalla Piazza dei Signori a Corso Palladio e Campo Marzo, coinvolgendo bar, ristoranti, negozi, cinema, musei, sedi espositive e librerie. La caratterizzazione principale del festival è derivata dall'aver collocato a contatto e all'interno di spazi classici, come quelli palladiani, un tipo di musica dal forte impatto innovativo, come storicamente viene considerato il jazz. Fra progetti in esclusiva e numerose attività collaterali, ogni anno Vicenza Jazz si rinnova, richiamando un pubblico numerosissimo e molti addetti ai lavori, nonché l'attenzione di tanti giornalisti italiani, europei ed americani, per testate specialistiche, quotidiani ed emittenti radiotelevisive.

 

nr. 18 anno XXII del 13 maggio 2017

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