NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Ho visto ridere le beccacce

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Ho visto ridere le beccacce

Il suo è un libro che racconta la caccia, ma con uno sguardo molto (auto) ironico.

Ho visto ridere le beccacce (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"In Italia sulla caccia s’è scritto parecchio; libri molto di più in passato, mentre oggi il tema venatorio è piuttosto appannaggio di riviste specializzate. La letteratura venatoria è quasi completamente costituita da racconti, storie attinte da un’epoca in cui la caccia era considerata attività nobile, oltre che spesso necessaria, condotta in ambienti liberi, privi della costante ed assillante presenza antropica odierna, con un'abbondanza di selvaggina tale da rendermi difficile il comprendere, guardandole con gli occhi di oggi, e l’accettare alcune mattanze di cui si scrisse. Io, illustre sconosciuto, con a portata di mano, anzi di tastiera del pc, alcune storie davvero interessanti, mi sono chiesto come avrei potuto essere originale scrivendo un libro a tema di caccia, tentando di renderlo leggibile anche da chi cacciatore non è. Ho scelto questa formula ironica, che mi viene particolarmente bene di natura, e vi ho abbinato delle poesie, per mostrare che il cacciatore non è necessariamente quel bieco ammazza-animali, rozzo ed ignorante che troppo spesso si vuol dipingere e adesso rimango in attesa dei riscontri e delle critiche dei lettori".

Ai suoi personaggi ha nomi stranieri anche se sono tutti locali... come le è venuta l'idea?

"Ai personaggi ho dato nomi in inglese, francese, spagnolo e tedesco, ma, per essere precisi, i nomi li ho modificati. Un lettore attento e sgamato può arrivare a decifrarne qualcuno, ce ne sono di piuttosto semplici a mio avviso. Si è chiamati a proteggere la privacy ed ho voluto farlo in una forma che considero originale, oltre che divertente, almeno per me sicuramente".

Due capitoli sono dedicati al Sudafrica, che tipo di esperienza ha avuto laggiù?

"Cacciare in Africa e sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto, in Sudafrica l’ho parzialmente realizzato. Mi ci sono recato per lavoro diverse volte, ma sono stato in grado d’organizzarmi per cacciare soltanto in due occasioni ed sii è trattato di poco più d’un assaggio di quello che, in realtà, può essere una vera esperienza venatoria in quel continente. Perdersi per un fine settimana in una fattoria, girarla a piedi in lungo e in largo, incontrare diversi animali è una grande esperienza, ma dormire venti giorni in un accampamento nel bush, svegliarsi coi rumori della natura, guardarsi le spalle, tener conto delle ore di luce per le marce ed i rientri, provvedere a recuperare carne per il campo, per mangiare, e prepararselo sul fuoco, sono cose di un’altra dimensione. Non sono mai stato in Oceania, per il resto ho girato quasi tutto il pianeta. Il Sudafrica è il luogo in cui ho percepito la mia anima riempirsi dell’imponderabile, avendone coscienza. Pochi posti hanno suscitato sensazioni simili in me, compresa la percezione netta di una natura che non offre scelta, o ne diventi parte e comprendi e ne accetti le regole, o ne sei completamente fuori e ne affronti le conseguenze".

Ho visto ridere le beccacce (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Che rapporto c'è oggi tra cacciatori, natura e animali?

"Posso parlare per me e non per altri cacciatori. Il cacciatore è tra i pochi veri difensori dell’ambiente in cui si trova a ricercare il proprio appagamento, quindi il piatto in cui mangia e dove di sicuro non sputa. Sempre più sarà chiamato al ruolo di custode dello stesso e in un ambiente ben curato e custodito, la fauna prospera. Interventi di ripristino ambientale, eliminazione e riduzione delle piante infestanti, mantenimento delle radure e salvaguardia dalla forestazione eccessiva sono attività che si conducono, oggi, normalmente e con cadenza regolare andando a sopperire, comunque sia in maniera ancora troppo poco incisiva, all’abbandono dei boschi e della montagna. Al di fuori dei cacciatori, degli Alpini e dei volontari del Cai, io non ho mai visto nessuno con motosega, decespugliatore, falce e roncola in mano sui monti e con i sacchi dell’immondizia da riempire, fatto salvo i pescatori lungo certi torrenti. Dal rispetto e la conoscenza dell’ambiente deriva quello per gli animali che lo abitano. Il premere il grilletto è la conseguenza di un lungo e spesso tortuoso cammino a monte, che ognuno affronta con la sua sensibilità, alla ricerca di risposte solo sue".

Quello della caccia è un mondo che sta scomparendo?

"Non sta scomparendo, sta attraversando una fase di profonda trasformazione, come l’ambiente e come il cacciatore stesso. L’avvento delle monocolture degli ultimi anni ha causato radicali cambiamenti. Quando la mietitura del frumento e del granturco lasciava sui campi stoppie e covoni, la fauna ne traeva grande beneficio. A titolo d’esempio, oggi che s’utilizza l’intera pianta per il trinciato di mais, le mietitrebbiatrici lasciano un deserto dietro di loro, in cui la fauna stanziale, come lepri e fagiani, non trovano né rifugio né forme di nutrimento. L’impatto sulla fauna lo si è toccato con mano con la reintroduzione della coltivazione del tabacco nella zona di Asolo e con quella della soia in tutto il Veneto, tali da spostare il flusso migratorio di alcune specie d’uccelli che abitualmente transitavano e sostavano in determinati territori. Futuro la caccia ne avrà sempre, cambierà il suo ruolo nella società a misura in cui il cacciatore stesso saprà far capire chiaramente qual è il suo in seno all’ambiente. È un processo per certi versi già in atto, nonostante essa subisca da anni aggressioni da ogni parte, generate da un’immagine distorta che le viene data, tipica di questo paese, e frutto dell’ignoranza sul tema".

 

Luca Segafreddo, scledense, dopo il liceo va a studiare in Inghilterra, dove ottiene il First Certificate dell’Università di Cambridge. Laureato a Cà Foscari in Conservazione dei Beni Culturali, indirizzo archeologico, vive e lavora a Schio e gira il mondo nella sua attività di consulente commerciale nell'ambito dei macchinari dell'industria tessile. Alla passione per la natura e la montagna associa quella per la caccia. È responsabile dell'Ambito Territoriale di Caccia 1 Vicenza Nord.

 

nr. 21 anno XXII del 10 giugno 2017

Ho visto ridere le beccacce (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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