NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Il conflitto sul Pasubio
e "La caldaia delle streghe"

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

facebookStampa la pagina invia la pagina

Il conflitto sul Pasubio<br>
e "La caldaia delle

Lei mette in risalto la precarietà estrema e la sofferenza dei soldati al fronte: sete e fame, gelo e valanghe, epidemie. Tutto ciò favoriva davvero la riflessione e la comprensione dei veri valori di una vita appesa ad un filo?

Il conflitto sul Pasubio<br>e "La caldaia delle (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Qualsiasi uomo coinvolto nel conflitto, posto di fronte alla sofferenza, intima e fisica, anche del prossimo, non poteva sottrarsene. A un certo punto non sono più gli uomini a fare la guerra, è essa stessa ad attraversarli con le sue miserie e nefandezze. Prima di combattere contro un nemico visibile, i soldati della Grande Guerra dovettero affrontare e patire molte altre sofferenze, nel fisico e nell'animo".

Ne esce un ritratto di profonda umanità e solidarietà: concetti spesso trascurati dalle consuete e ufficiali cronache storiche?

"Lo sono stati per troppo tempo. Per decenni la storiografia ufficiale, al di là degli aspetti propagandistici e retorici che talvolta hanno condizionato il racconto e le spiegazioni della Grande Guerra, ha teso a soffocare i ritratti profondamente umani e solidaristici da parte dei suoi protagonisti più umili, i combattenti, cioè di tutte le testimonianze dirette per mezzo delle quali qualsiasi individuo parla anche delle debolezze di molti altri suoi simili. Un secolo dopo, tutto ciò che agli stessi reduci appariva come facente parte di una memorialistica povera o di cui vergognarsi, perché descriveva l'uomo nelle sue reali condizioni psicologiche e pratiche, rappresenta la vera base da cui ripartire per rispiegare il Primo conflitto mondiale. Io ho voluto ripartire da qui: dal soldato, il vero protagonista".

Il suo libro è anche una riflessione sulla vita in luoghi impervi ed estremi come la montagna e sul rapporto tra uomo e natura?

"È una riflessione che emerge dallo studio delle memorie dei combattenti stessi raccolte in anni di ricerche. Il protagonista del mio romanzo, un tiratore scelto del Regio Esercito, dovrà trascorrere molto tempo isolato. In questa estrema condizione di solitudine e lontananza dagli altri uomini egli conoscerà un ambiente estremo in cui, prima dei fatti bellici, contano la sopravvivenza e l’equilibrio tra la natura e ogni essere, e constaterà che la montagna forma un modo di guardare, di ascoltare, di sentirsi. La montagna restituisce esattamente la misura di ciò che si è".

Come nel suo libro precedente, anche qui possiamo dire che ci sia un messaggio di pace, un grido contro le assurdità della guerra?

Il conflitto sul Pasubio<br>e "La caldaia delle (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)"Sono due ragioni alla base della mia attività di approfondimento e di esposizione dei fatti e delle conseguenze riguardanti una guerra".

Nel finale scrive: "col ricordo onoriamo i morti, facendo sì che i valori per cui si sono battuti sopravvivano". Le chiedo: tra le molte celebrazioni - commemorazioni del centenario e il desiderio di dimenticare, esiste secondo lei una terza via di mezzo per raccontare la pace?

"Sicuramente l'esercizio attivo della memoria storica comune, per cercare di non commettere nuovamente gli errori che minano le fondamenta della pace nell'animo degli uomini, talvolta purtroppo in modo duraturo. Il passato può essere ricordato in tante maniere, ma io penso che l'operazione più importante da compiere, a cent'anni di distanza dai fatti trattati, sia rivisitare oggettivamente gli eventi, le cause e le conseguenze di un conflitto assurdo e fratricida come fu la Grande Guerra. È una questione sempre d'attualità, perché chi si sente consapevole di far parte di una grande comunità come l'Europa, che fonda la propria ragione d'essere anche sulla fratellanza e sulla solidarietà, deve sostenere e rinforzare costantemente le fondamenta ideali dello stare insieme, di una vera unità tra popoli, di tutto ciò che unisce e non divide. È un dovere che abbiamo per il rispetto di tutti i caduti e nei confronti delle generazioni che ci seguiranno".

 

Saverio Mirijello è nato e vive a Vicenza. Laureato in Lettere, indirizzo Storia e Critica del Cinema, all’Università di Padova, è giornalista pubblicista e ha sin qui svolto collaborazioni con diverse testate della carta stampata, della radio, del web e con agenzie di stampa nazionali. Nel 1995 ha curato Con ilcuore verso Dio - Intuizioni profetiche di Albino Luciani (Editrice Neri Pozza, Vicenza, distribuzione Longanesi), testo presente nella bibliografia ufficiale di riferimento del pontificato di Giovanni Paolo I, e nel 2006 ha pubblicato Impressioni oblique - Critica cinematografica vicentina 1945-46 di Renato Ghiotto (Editrice Veneta, Vicenza), edito col patrocinio del Comune di Vicenza. Ricercatore storico del Risorgimento e della Grande Guerra, sui risultati delle ricerche e degli approfondimenti condotti ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Sugli studi riguardanti la nuova lingua italiana nata durante il Primo conflitto mondiale, nel 2014 ha pubblicato 1914-18 Parole dal fronte (Attilio Fraccaro Editore, Bassano del Grappa). Nel 2015, insieme a Ruggero Dal Molin, ha anche firmato il romanzo storico sulla Grande Guerra Quello che saremmo stati (Attilio Fraccaro Editore, Bassano del Grappa).



nr. 32 anno XXII del 16 settembre 2017

Il conflitto sul Pasubio<br>e "La caldaia delle (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar