NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Donne e frustrazioni
"Quando arriva la sera"

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Quando arriva la sera

I suoi si possono definire "romanzi letterari": perché ha scelto questa strada e in cosa si vuole differenziare dai generi più diffusi?

Quando arriva la sera (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"È una scelta che parte da lontano, dalla mia formazione e dai miei gusti di lettore. Sono cresciuto leggendo i romanzi del '900 e ho assimilato una certa concezione della letteratura, vista come mezzo per indagare l’uomo, la vita, il senso delle cose. Da adolescente ho amato Buzzati e Calvino, da adulto Gadda e Meneghello. Sono autori molto diversi tra loro ma accomunati dal tentativo, incessante e ossessivo, di indagare l’esistenza tramite il racconto, la rappresentazione, la parola. Una continua ricerca dell’espressione più vera, più densa, perché esprimere le cose in un certo modo significa capirne il senso profondo, appropriarsene, salvarle dall’oblio. Una partita persa forse, che però riesce ad aprire porte inattese e a rilevare aspetti della vita quotidiana prima apparentemente banali, che risultano invece illuminanti. Questa capacità di farmi sentire uomo tra gli uomini, di farmi toccare un terreno di condivisione universale dei pensieri e dei sentimenti, mi è sempre parso il vero senso della scrittura letteraria. Al contrario non trovo nulla di interessante nella letteratura di puro intrattenimento, basata sulla trama, su dialoghi o colpi di scena".

Leggendo i suoi libri si ha l'impressione che la trama sia quasi in secondo piano rispetto allo stile: è così?

Quando arriva la sera (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Certamente si può avere questa impressione, soprattutto se il paragone è con la letteratura di genere, dove la trama rappresenta quasi tutto. Anche nei miei romanzi la trama funge, com’è normale, da motore narrativo, ma può assumere anche un valore simbolico-descrittivo, quando si complica inverosimilmente o procede in maniera scomposta. In questi casi rappresenta da un lato lo scacco del classico narratore-demiurgo, dall’altro l’irriducibile complessità del mondo. Lo stile può sembrare invadente, ma anche questo è dovuto al paragone con la scrittura di genere, dove la paratassi e la semplicità estrema sono obbligatori. Per me invece l’elaborazione linguistica e stilistica sono fondamentali. Cercare il termine calzante anche se desueto, il costrutto appropriato anche se complesso, ha a che fare con la ricchezza e, se si vuole, con l’onestà del testo".

Questo le permette di sviluppare un approfondimento psicologico dei personaggi non comune per un romanzo: è d'accordo?

"Mi piace l’idea di guardare l’uomo nella sua singolarità, nella sua solitudine, se si vuole. Osservare i dettagli del quotidiano con la precisione del microscopio, per riuscire a scovare il dramma, piccolo o grande, che si nasconde dietro la normalità apparente. Non amo rappresentare le visioni d’insieme, le grandi tematiche, dove si finisce facilmente per scivolare verso considerazioni statistiche e la vicenda del singolo ha rilevanza solo se rappresenta una problematica sociale. Non voglio rappresentare un sistema di valori precostituito, dove il lettore non deve far altro che tifare per i giusti. Preferisco mettere il lettore in una posizione problematica, per cui non è chiaro dove siano il giusto e lo sbagliato, né se sia possibile distinguerli. Credo che l’approfondimento psicologico sia una conseguenza di questo punto di vista, più che di un mio interesse alla psicologia in senso stretto".

Nella sua scrittura c'è anche ironia: lo ritiene un ingrediente importante per i lettori?

Quando arriva la sera (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"L’ironia è senz’altro un ingrediente importante, perché favorisce il piacere della lettura e stimola il lettore. Nei miei romanzi è un elemento molto presente e questo è un grosso rischio, perché può spingere verso un approccio ‘leggero’ alla lettura. In realtà nelle mie intenzioni l’ironia non ha una funzione meramente decorativa: serve a ridimensionare la credibilità del narratore, a eliminare qualsiasi parvenza di sentenziosità o saccenteria del testo, ad affrontare temi difficili, a mettere in ridicolo comportamenti, automatismi e assurdità del mondo in cui viviamo. Si tratta talvolta di un’ironia sottile, appena accennata, che finisce per spiazzare il lettore, inducendolo al dubbio e, di conseguenza, alla riflessione. Naturalmente il tutto parte da una mia predisposizione naturale a questo approccio, non si tratta di una tecnica studiata a tavolino".

Sta già pensando ad un terzo libro?

"Sono uno scrittore lento e con poco tempo libero. Già da un po’ sto lavorando a due progetti: un terzo romanzo che componga una trilogia con L’anno della grande nevicata e Quando arriva la sera, spostando ancora una volta il punto di vista e fornendo ulteriori chiavi interpretative ai due testi precedenti, e un libro dedicato alla mia infanzia e ai miei rapporti con il dialetto veneto in un mondo, quello della Valdastico degli anni settanta, ancora in bilico tra la vecchia società contadina e le nuove prospettive di allora. Due testi assai differenti, che avranno un impianto stilistico diversificato, ma saranno accomunati dal mio modo di considerare e interpretare la narrativa e la scrittura. Insomma, ancora una volta niente scrittura di genere".

 

Gianni Lorenzi è nato in Svizzera, a Lugano, nel 1969 ma è sempre stato vicentino. Cresciuto a Valdastico, oggi vive a Sovizzo. Laureato in lettere a Padova con il poeta vicentino Fernando Bandini, nel novembre 2014 pubblica per i tipi di David and Matthaus il romanzo L'anno della grande nevicata. Quando arriva la sera ne costituisce una sorta di seguito.



nr. 39 anno XXII del 4 novembre 2017

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