NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Le mani nel cuore
Una lunga storia

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Le mani nel cuore

Cosa direbbe ad un lettore che prende in mano il libro? Perché leggerlo?

Le mani nel cuore (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Innanzitutto è un libro fotografico di pregevole fattura. Giovanni Porzio è un fuoriclasse della macchina fotografica. Le sue foto sono arte. A ciò si aggiunge un racconto scritto che va nel profondo dei fatti che sono successi durante quelle missioni e delle emozioni che hanno provato i protagonisti, dai medici agli infermieri, dai bambini malati ai loro genitori disperati. Senza dimenticare le emozioni dello stesso Porzio che sono impresse nelle sue parole e nelle sue foto. Tutto ciò è animato da una forza speciale che riesce a trasmettere queste emozioni al lettore, dagli occhi al cuore".

Le immagini di Porzio colpiscono: cosa aggiungono alla sua esperienza di chirurgo?

"Il mio lavoro tante volte è un lavoro silenzioso. Quello che facciamo nei Paesi in via di sviluppo, che spesso ha del miracoloso per le situazioni estreme in cui lavoriamo, non sempre arriva alla gente. Il libro di Porzio ha la forza per aumentare l’affetto di chi già ci conosce e per arrivare direttamente al cuore di chi non conosce l'associazione e non ha mai sentito parlare di noi. Il libro è una bellissima dimostrazione di come la fotografia possa trasmettere e scatenare emozioni forti in modo silenzioso. Per questo la mia riconoscenza verso Giovanni è infinita".

Lei che ne ha salvati molti è forse la persona più adatta a dire: cosa si prova nel salvare la vita di un bambino? E oggi per lei è ancora come la prima volta?

"Io viaggio molto per salvare le vite e più ne salvo più la mia vita assume significato e valore. Nei Paesi dove operiamo, noi incontriamo genitori disperati perché vedono i propri bambini soffrire. Ci vedono come dei salvatori. È una grande responsabilità come medici e come uomini, dal momento che nessuno ci obbliga a farlo. Lo facciamo solo perché è nel Dna di ognuno di noi. La riconoscenza ci ripaga di tutto, ma la gioia più grande è tornare in un posto e vedere che il bambino operato qualche mese prima sta giocando a pallone o sta correndo. Questa è una soddisfazione che si ripete sempre come fosse la prima volta. Tecnicamente noi gli salviamo il cuore ma per loro saremo sempre quelli che gli hanno regalato la possibilità di giocare liberamente".

Qual è stato l'intervento più difficile e quello che ricorda con maggiore emozione?

Le mani nel cuore (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Sono legato a tanti bambini, anche se cominciano a essere diverse migliaia quelli che ho operato. Ciò che non dimentico mai, però, sono gli sguardi delle mamme quando me li affidano, quelli li ricordo tutti, arrivano dritti al cuore. Racconto sempre volentieri la storia di Amadou, operato anni fa in Egitto. Amadou all’epoca aveva 5 anni e soffriva di una cardiopatia complessa. Aveva subito un lungo intervento ma dopo l’operazione il suo cuore non riusciva a ripartire. La maggior parte dei medici dell’equipe aveva deciso di rinunciare e non accanirsi più, tanto che in sala rimanemmo solo io e il perfusionista. Non ce l’ho fatta a rinunciare, non volevo mollare. Ci siamo guardati negli occhi con l’anestesista e abbiamo deciso di continuare iniziando a rianimare il bambino con le mani. Dopo quattro ore di massaggio su quel piccolo torace, il suo cuore ha ricominciato a battere e battito dopo battito si è finalmente stabilizzato. Tre giorni dopo Amadou era nel corridoio dell’ospedale, in piedi e sorridente".

Al di là della sua professione e del libro, c'è un messaggio che vorrebbe trasmettere a chi legge? Qualcosa che ognuno dovrebbe sapere?

"Le cardiopatie congenite sono ancora oggi tra le malformazioni più frequenti e costituiscono la prima causa di morte nella prima infanzia. Ogni anno nascono circa 2.000.000 di bambini cardiopatici e 1.500.000 di questi non hanno speranza di vita perché nati in Paesi poveri, privi di medici e ospedali adeguati. Noi che abbiamo la fortuna di essere nati nella parte fortunata nel Mondo non possiamo ignorare questa situazione. Senza il nostro contributo, centinaia di migliaia di bambini sono destinati a morire. Per aiutarli abbiamo bisogno del contributo di tutti: senza fondi non potremmo organizzare le missioni e formare i medici e gli infermieri in quei Paesi, dando continuità di cura. Ognuno può fare la sua parte: ogni aiuto che ci viene dato, piccolo o grande, è un aiuto fondamentale che viene dato ai bambini che soffrono di cuore nel mondo. I bambini – come c’è scritto nel libro – non devono vivere per un colpo di fortuna e non possono morire solo perché il mondo non si sta accorgendo di loro".

Le mani nel cuore (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La sua, come scrive anche il sottotitolo del libro, è una "straordinaria esperienza di vita". Se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa o rifarebbe tutto allo stesso modo?

"Ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità. E continuerò a farlo finché avrò la forza di operare, di formare medici, di parlare con le istituzioni per organizzare missioni. Il mio sogno sarebbe quello di ringraziare di persona le migliaia di persone che ci aiutano ogni giorno. Ma è impossibile. Così come è impossibile avere il tempo per parlare di Bambini Cardiopatici nel Mondo anche solo per 10 minuti ogni giorno a una persona che non ci conosce. Fortunatamente i volontari dell’Associazione parlano anche per me e fanno benissimo tutto ciò che è fondamentale per raccogliere fondi. Ma non bisogna mai mollare e continuare ad andare avanti. Questo è l’impegno che mi sono preso all’inizio della mia carriera e che cerco di trasmettere a chi mi sta di fianco. Ovviamente se tornassi indietro cercherei di evitare alcuni errori che purtroppo in qualunque progetto sono inevitabili".

 

Nato a Bressanone da madre vicentina e poi giunto a Vicenza a soli tre anni, Frigiola è oggi considerato uno dei più importanti cardiochirurghi europei. "La sua casa è la sala operatoria - si legge nel libro - . La sua missione è impedire che il gracile battito si arresti, lottando giorno dopo giorno sul ripido crinale che separa la vita dalla morte. Un monaco chirurgo dall'energia indomabile, che affronta operazioni lunghe dieci ore".



nr. 02 anno XXIII del 26 gennaio 2018

Le mani nel cuore (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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