«Puoi avere la migliore macchina del mondo ma se non sei in grado di guidare, se non sai dove andare non ti serve a niente, così è stato la fiera di Vicenza, un patrimonio invecchiato improvvisamente, una risorsa mal utilizzata, un costo che ha visto via via perdere occasioni su occasioni», usa parole dure l'onorevole Stefano Stefani, presidente della commissione Affari Esteri della Camera, durante un incontro sulla crisi del turismo d'affari e sembra voler entrare a gamba tesa sul dibattito accesosi sulla possibile assunzione di un direttore in Fiera da affiancare al presidente Roberto Ditri. Non può sfuggire il fatto che il suo intervento arriva nel bel mezzo della discussione sui nomi ventilati in via dell'Oreficeria, ossia quelli di Corrado Facco e Domenico Girardi che, insieme a Maurizio Castro, rappresentano il passato più recente nella conduzione della società fieristica vicentina.
L'esponente leghista lamenta che Vicenza non è riuscita a sfruttare al meglio le migliori carte che aveva in mano, un patrimonio di manifestazioni fieristiche che per una ragione o l'altra sono state perdute: per scelta "gestionale" come il Vino Novello "scambiato" con il salone del Lusso o perché non si è riusciti, in virtù di discutibili trattative con i privati, a trattenerle a Vicenza e che ora fanno registrare grandi risultati in altre realtà anche a noi vicine come Verona. Chiaro il riferimento ad appuntamenti appunto come il Salone del Vino Novello, o a Solarexpo, manifestazione sulle energie alternative, oppure a Sat Expo, il salone delle trasmissioni via satellite, organizzate da società private, ma che per alcuni anni sono state allestite, anche con successo di presenze, a Vicenza senza però riuscire a dar loro una sede stabile e definitiva in città.
«L'incapacità di guardar lontano è, commenta l'on. Stefani, di per sé una bocciatura, nei fatti, di una guida non adeguata all'altezza e ai bisogni dei tempi. Se oggi il turismo d'affari langue a Vicenza, se oggi gli operatori arrivano ad avanzare proposte provocatorie come l'istituzione del turno di chiusura per gli hotel lamentando una caduta di presenze - conclude il presidente della Commissione Affari Esteri - lo dobbiamo anche ad una gestione inadeguata di una struttura, la Fiera, che non è stata capace di valorizzare i suoi gioielli e che ha scelto la strada di un pallido quanto inutile maquillage senza convincere gli operatori. Altrove le cosa sono andate ben diversamente: c'è chi aveva il vento e, non sapendo dove andare, è rimasto in darsena; al vero marinaio basta sempre anche solo una leggera brezza per muoversi nella rotta giusta».
nr. 21 anno XV del 5 giugno 2010