Le serre del parco Querini, patrimonio storico e esempio unico in città, saranno restaurate e diventeranno un centro di conoscenza del verde grazie alla collaborazione tra il Comune di Vicenza, proprietario del sito, l'architetto Emilio Alberti, che ha offerto al Comune il progetto di recupero, e all'associazione "Civiltà del verde" che ha promosso la riflessione sul sito.
L'assessore ai lavori pubblici Ennio Tosetto, l'architetto Emilio Alberti che ha curato il progetto di restauro, e Romana Caoduro per l'associazione "Civiltà del verde" hanno presentato l'intervento di restauro.
«Ringrazio l'associazione "Civiltà del verde" - ha dichiarato l'assessore Tosetto - che ha sostenuto questa iniziativa per la quale ci impegneremo a reperire i fondi necessari sondando tutte le strade possibili contattando enti e privati».
«Essere qui - ha spiegato Romana Caoduro - rappresenta per noi un primo importante passo verso la realizzazione di un lavoro lungo di recupero e riproposizione delle serre così com'erano in origine, grazie al progetto dell'architetto Alberti che ha saputo leggere nelle nostre intenzioni. Pensiamo che il verde sia un valore da salvaguardare e aumentare ed in particolare in questo momento il nostro impegno è a favore della salvaguardia di parco Querini, un gioiello nel cuore della città».
«Il progetto offrirà ai fruitori del parco alcuni servizi base che ora non sono adeguati - ha spiegato l'architetto Alberti - come i servizi igienici e di ristorazione e si potranno attivare dei sistemi di controllo».
Il processo che ha consentito la preparazione del progetto di restauro delle serre del Parco Querini, dell'architetto Emilio Alberti, è interessante sia dal punto di vista culturale, perché consente di recuperare una parte di storia della città, ma soprattutto mette in evidenza la positività del rapporto tra Comune e associazioni locali impegnate nella salvaguardia del patrimonio storico cittadino.
L'associazione "Civiltà del verde" di Vicenza, infatti, si è occupata delle serre dal 2002 organizzando un convegno nazionale intitolato "Le serre del parco Querini: cultura, restauro e riuso" a cui è seguito un intervento di pulitura che le ha liberate della folta vegetazione che le rendeva praticamente invisibili.
L‘attuazione del progetto costerà tra 800mila e 1milione di euro, ma i lavori inizieranno non prima del prossimo anno perché il progetto deve ancora ottenere alcune autorizzazioni e deve essere valutata la modalità di sostegno finanziario.
L'associazione "Civiltà del verde", insieme all'amministrazione comunale, si occuperà della ricerca fondi contattando enti, fondazioni, associazioni, ma anche cittadini che vorranno restituire alla città una parte di storia che promuoverà anche il rispetto del verde.
L'intervento di restauro si propone di realizzare un centro di conoscenza del verde riutilizzando gli spazi preesistenti, mantenendo quindi le tracce storiche, e creando nuovi spazi.
La serra fredda potrà accogliere attività culturali e laboratori, mostre a tema, l'esposizione e la vendita di fiori e di piante particolari. La serra calda diventerà museo della macchina-serra e del parco. La piccola serra trapiantatoio e la lettiera esterna saranno luoghi adibiti alla sperimentazione per le scuole il cui facile accesso è adeguato anche ai disabili. La torretta dietro alle serre sarà uno spazio per incontri culturali di botanica, giardinaggio e ambiente.
La nuova struttura che verrà realizzata si adatterà alle strutture preesistenti e ospiterà i servizi igienici, un bar e altri servizi necessari alle esigenze ricreative del parco.
L'intervento costituirà un esempio di sostenibilità ambientale e si utilizzeranno materiali e tecniche per il risparmio energetico e con il minimo costo di gestione.
Le serre risalgono al secondo decennio del XIX secolo e vengono attribuite a Giuseppe Jappelli. Per molto tempo sono state coperte da una folta vegetazione che è stata estirpata su indicazione del Comune di Vicenza, proprietario dell'immobile, il quale ha incaricato la ditta Diego Malvestito & Co. di eseguire delle indagini sulla struttura.
Il complesso delle serre è costituito da un basamento in mattoni con copertina di pietra ed da una parte aerea lignea con copertura in laterizio. Sono divise in una zona a una serra fredda, una calda e una terza piccola stanza con nicchia che ospitava probabilmente una palma.
Verso il tempietto il complesso edilizio è chiuso da una piccola struttura, il castelletto, con due finestre in stile neogotico a finta bifora in cotto e pietra. Nel retro compare una costruzione più rustica, la torretta, con un unico vano diviso da un probabile ballatoio, forse adibito all'allevamento del baco da seta e al ricovero delle piante mobili delle serre.
Nella parte anteriore del lato sud c'è una costruzione bassa con copertura a rete, la voliera, che era utilizzata in passato come piccola serra di trapiantazione. All'esterno corre per tutta la lunghezza delle serre una lettiera in muratura un tempo coperta da vetri verniciati.
Attualmente manca la copertura della serra calda nella quale è ancora leggibile la "macchina" che faceva riscaldare la serra e i letti caldi. Versano in situazioni precarie anche il castelletto e il tetto della torretta che è in parte crollato.
Le serre del Parco Querini risalgono al secondo decennio del XIX secolo e vengono attribuite a Giuseppe Jappelli che all'epoca lavorava come architetto di giardini e ingegnere idraulico a Padova e a Bassano. Il conte Antonio Capra, proprietario del parco, decise di ampliare l'area agricola acquistando il convento delle clarisse della chiesa dell'Araceli, sconsacrato a seguito della soppressione degli ordini religiosi all'interno della città, che è stato abbattuto nel 1811 e di cui oggi rimangono solo alcuni fabbricati verso piazza Araceli. Al posto del monastero realizzò, come si vede dalla Mappa Napoleonica del 1813, brolo, orto, giardino, e una casa per la custodia degli agrumi (serre).
Le serre hanno sicuramente goduto di un periodo di prestigio visto che nel 1855 Jacopo Cabianca ne descrive la bellezza del giardino delle piante, dei fiori.
Le serre erano una moda in quel periodo ed erano diffuse nelle ville del trevigiano e del padovano. Erano utilizzate, tempo prima, già nelle ville venete per la coltivazione e l'esposizione di fiori e piante ricercate e per la produzione di agrumi; inoltre avevano una funzione architettonica e di decoro all'interno dei giardini.
Tra il 1885 e il 1890, quando la proprietà passò alla famiglia Querini, si intervenì sulle serre in corrispondenza dei lavori effettuati dall'architetto Caregaro Negrin sul palazzo. Nel ‘900, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, le serre, l'uso delle quali perse interesse economico per la facilità di reperimento dei prodotti nei paesi del sud e della perdita di rappresentanza del palazzo, furono date in uso ai giardinieri floricoltori che le mantennero in vita.
Dal 1970 le serre divennero di proprietà comunale e, dopo che i fioristi interruppero la loro attività, vennero abbandonate ad una decadenza strutturale perché non più utilizzate e vennero sommerse progressivamente da piante spontanee.
nr. 24 anno XV del 26 giugno 2010