Ottawa – I consumatori americani del Canada e degli Stati Uniti cominciano ad averne abbastanza dell’altalena del continuo variare dei prezzi della benzina alla pompa e che, da tre anni a questa parte, oscillano continuamente e non rispettano per nulla le quotazioni del grezzo sul mercato internazionale. Ormai non se ne capisce proprio un bel nulla su questi ingiustificati aumenti che, più che riflettere il prezzo reale, sembrano invece una specie di congiura, per non meglio dire una “santa alleanza del prezzo” messa in atto dalle ”cinque sorelle distributrici”.
Intendiamo parlare delle cinque multinazionali che controllano il mercato mondiale della benzina soprattutto in Europa ed America del Nord. Intendo riferirmi ai colossi quali Exxon Mobil, Shell, BP, Total e Chevron. [Grafico 1, click per ingrandire]
Dicevo che la gente comincia ad averne piene le tasche nel constatare che il prezzo di un litro di benzina, alla pompa, non corrisponde per nulla a quello del barile del greggio. La settimana scorsa, in Canada, si pagava una media di $ 1,25 il litro mentre il grezzo era quotato $ 147 il barile. Questa settimana il prezzo del barile viene quotato a $ 107 ed il costo di un litro, invece di diminuire, è salito a $ 1,38. Tutto ciò ha finito con l’indispettire i consumatori che si sono rivolti al Governo affinché questo apra un’inchiesta ufficiale sull’agire di queste società multinazionali che gestiscono le pompe.
Negli Stati Uniti le cose non cambiano, poiché il mercato si comporta in tutto e per tutto come quello canadese, essendovi le stesse le società distributrici. Unica differenza, negli U.S.A., la benzina alla pompa viene venduta in galloni (un gallone = 3,75 litri) ed il prezzo varia dai $ 4 ai $ 4,25.
Quello che maggiormente irrita i consumatori americani è il notare che da tre o quattro anni a questa parte ogni forma di concorrenza tra le varie ditte distributrici, cioè ogni differenza di prezzo, è sparita del tutto. Ogni giorno, allo stesso momento, le varie pompe distributrici mettono in mostra lo stesso prezzo. Questo sta a dimostrare che la libera concorrenza non esiste e che le “cinque sorelle”, che ogni anno dichiarano sempre maggiori profitti, agiscono all’unisono, si consultano e stabiliscono lo stesso prezzo della benzina alla pompa. [Grafico 2, click per ingrandire]
Non convincono nemmeno le ridicole scuse secondo le quali il prezzo del litro varia a seconda delle quotazioni giornaliere del barile, o del calo, o dell’aumento, della quantità di grezzo immesso nel mercato mondiale dai paesi produttori di petrolio.
Non ha senso emettere comunicati nei quali si dice che l’aumento della benzina è legato alla quotazione giornaliera. Tutti sanno che, se domani il prezzo del grezzo sale di dieci dollari, il petrolio che le cinque sorelle comprano quel giorno sul mercato, arriverà raffinato alle pompe solamente fra un mese o due. Va da sé che anche l’aumento alla pompa dovrebbe attuarsi nello stesso periodo e non subito. Inspiegabile anche che, se la quotazione giornaliera – come spesso succede – cala di qualche dollaro, non corrisponda anche il calo del litro di benzina alla pompa.
Altro punto che esaspera i consumatori è il rendersi conto che, nonostante le continue proteste, i vari governi non intervengono in nulla e per nulla e le varie inchieste che sono messe in atto per un severo controllo dei prezzi ed il cercare di evitare il monopolio, finiscono sempre in un nulla di fatto. [Grafico 3, click per ingrandire]
Non bisogna essere degli sprovveduti per capire che anche i governi sono in combutta con le compagnie distributrici poiché ogni volta che il prezzo della benzina aumenta, aumenta di conseguenza anche l’introito, sotto forma di tasse percepite.
In Canada, dove si andrà alle elezioni il prossimo 2 maggio, i quattro partiti in lizza stanno facendo del loro meglio per cercare di convincere gli elettori che sono intenzionati a porre un rimedio al monopolio delle “cinque sorelle”, ma ben pochi vi credono e le varie promesse dei leaders politici non hanno causato nessuna variazione sui sondaggi in corso. I Canadesi sono poi ancor più indispettiti nel constatare che il prezzo pagato non giustifica per nulla questa politica del petrolio dal momento che il Canada è uno dei maggiori produttori mondiali e possiede riserve (le famose sabbie bituminose dell’Alberta) seconde solo all’Arabia Saudita.
nr. 15 anno XVI del 23 aprile 2011