(C.R.) L'annunciato trasferimento di due radicate farmacie dal centro storico di Vicenza alla periferia (una nell'area del Mercato ortofrutticolo e l'altra a Saviabona) riapre il dibattito su una serie di attività, che negli ultimi anni (ma in realtà il fenomeno è iniziato all'inizio degli Anni Duemila) hanno chiuso i battenti o si sono allontanate dal "cuore della città". Non solo il tribunale e la Camera di Commercio (solo per citare i due casi recenti più emblematici), ma anche negozi e attività di ogni tipo. Ne abbiamo parlato con amministratori, commercianti e addetti ai lavori per capire le dinamiche. Ecco cosa è emerso.
Filippo Zanetti, assessore alla semplificazione e innovazione: «Noi attenti ai flussi di tutte le attività, a Saviabona farmacia servizio importante»
Il primo che abbiamo interpellato sulla vicenda è Filippo Zanetti, assessore comunale alla semplificazione e innovazione, che tra le varie cariche è delegato ad intrattenere rapporti con enti, aziende, ordini professionali che operano nelle materie di competenza. «Come amministrazione - assicura l'assessore - siamo attenti ai flussi di tutte le attività economiche presenti nel nostro territorio, intesi come aperture, chiusure e trasferimenti. Si tratta peraltro di aspetti che non competono al Comune perché, ad esempio, per l'apertura di un negozio è sufficiente presentare una domanda, mentre nel caso delle farmacie l'intera normativa è di competenza della Regione, quindi non abbiamo voce in capitolo. L'iter che riguarda le due farmacie è iniziato quattro anni e ora si è praticamente concluso: non sta a noi esprimere giudizi anche se riteniamo che ad esempio in un quartiere cresciuto notevolmente come a Saviabona una farmacia rappresenti un servizio importante per i residenti».
«Come detto - ribadisce Zanetti - noi siamo attenti a quanto avviene dappertutto, ma è chiaro che il centro storico rappresenti il salotto della città e in tal senso l'attenzione è alta. Ad esempio quanto il supermercato Pam ha chiuso a Porta Castello c'è stata un po' di preoccupazione, perché in effetti veniva a mancare comunque un servizio importante per i residenti del centro storico. Nello stesso posto è poi arrivato un altro supermercato (l'Interspar, ndr.) e così quel problema è stato risolto».
Il trasferimento di due farmacie dal centro storico alla periferia rappresentano solo le ultime "puntate" di un "film" caratterizzato da un turn-over continuo. «È vero - conferma l'assessore - ma questo trend è in atto da molti anni, direi quasi decenni. Il centro storico di Vicenza rimane molto ambito, basti pensare alla presenza di negozi che rappresentano catene nazionali e internazionale. Noi come Comune, proprio in questi giorni, abbiamo ufficializzato una strategia ben ponderata, ossia quella di fare di Vicenza una città turistica europea, con tavolini dei bar all'aperto anche d'inverno e manifestazioni lungo le strade, nei parchi e nelle piazze. Per questo su mandato della Giunta è stato deciso l'abbattimento del Cosap, il canone di occupazione spazi ed aree pubbliche, come incentivo da mettere in campo per raggiungere il risultato. È ormai chiaro che soprattutto per il centro storico il nostro asso nella manica è rappresentato dal turismo. In previsione degli importanti flussi attivati dalla grande mostra che aprirà in Basilica la notte di Natale non solo vogliamo presentare una città vivace e ricca di iniziative, ma riteniamo che anche per gli operatori ci siano margini per fare buoni affari sperimentando nuove proposte per la clientela, come quella già molto apprezzata altrove dei plateatici invernali».
Alberto Fontanesi, presidente di Federfarma Vicenza e Veneto: «Fenomeno già visto anche a Verona, Mestre e Padova: è il mercato che lo richiede»
Chi non si dice preoccupato (e neppure sorpreso) del fenomeno legato alle farmacie che dal centro storico emigrano in periferia, è Alberto Fontanesi, presidente provinciale e regionale di Federfarma, la federazione nazionale (nata nel 1969) che rappresenta le oltre 16 mila farmacie private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale.
«È un fenomeno - precisa Fontanesi - che riguarda anche altre città venete, mi riferisco a Verona, Mestre e Padova per citare quelle con il maggior numero di abitanti. Da vicentino quale sono e quindi conoscitore del capoluogo e della provincia, posso dire che un fatto analogo, in tempi abbastanza recenti, è successo anche a Bassano del Grappa con una farmacia che dal centro storico si è spostata al di fuori di alcuni chilometri. Detto che tutto va visto nell'ambito di una crisi che coinvolge tutti i settori del commercio, c'è da dire che in qualche modo è il mercato a richiederlo, soprattutto se la presenza di residenti nel centro storico, come successo anche a Vicenza, è notevolmente diminuita rispetto al passato, a favore delle zone cittadine più periferiche o addirittura nei comuni dell'hinterland. A nostro parere è giusto che il proprietario di una farmacia, che è un imprenditore a tutti gli effetti, decida di spostarsi in una zona dove la clientela è maggiore e dove si prospettano guadagni più alti».
Restando proprio nel "caso Vicenza" secondo il presidente di Federfarma Vicenza e Veneto c'è poi un discorso legato alla possibilità di raggiungere le farmacie, soprattutto quelle di turno, ossia di notte e nei giorni festivi. «Le farmacie rappresentano un servizio a tutti gli effetti - la posizione di Fontanesi - quindi mi rendo conto che raggiungere una di esse, situata all'interno della zona Ztl e quindi non raggiungibile in auto, diventi un problema per chi magari con la febbre alta abbia la necessità di acquistare una medicina».
Non è roseo il panorama che riguarda il settore nel Veneto. «Nella nostra regione - aggiunge il presidente Fontanesi - sono una quarantina le farmacie a rischio di chiusura. Non esiste un identikit preciso o provincie più penalizzate di altre: il caso riguarda ad esempio grandi farmacie i cui proprietari hanno fatto notevoli investimenti sino alle piccole farmacie, magari di campagna o di montagna, dove è in atto un certo spopolamento e quindi inevitabilmente i clienti sono diminuiti. I margini di guadagno, anche a causa della concorrenza, sono diminuiti, al punto che l'estate scorsa sono radicalmente diminuiti i giorni destinati alle vacanze: nelle farmacie con più personale non si è chiuso nemmeno un giorno e le ferie sono avvenute attraverso il turn-over dei farmacisti. Proprio con l'obiettivo di avere maggiori guadagni la maggiorparte delle farmacie ha allungato l'orario di apertura, ora mediamente più vicino alle 10 ore rispetto alle tradizioni 8 ore giornaliere, ma in compenso sono aumentati i costi dei dipendenti».
Matteo Trevisan, presidente Centro storico Ascom Vicenza: «Il commercio condizionato dai flussi delle persone, ma il cuore della città va tutelato»
In questo dibattito abbiamo coinvolto infine Matteo Trevisan, presidente della delegazione Vicenza e Centro storico della Confcommercio, l’associazione di categoria che a sua volta ha a cuore il destino dell'area più centrale della città. «È una situazione in atto già da molto tempo - spiega Trevisan - che però non va generalizzata, visto che ci sono notevoli differenze tra settore e settore. L'unica cosa che accomuna le attività rimaste in centro storico è la qualità dei servizi. Se pensiamo a cosa era il centro di Vicenza 20-25 anni fa, ebbene abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione, direi che questo cambio è quasi biologico. Prendiamo i panifici ad esempio: una volta il numero era elevato, adesso con la concorrenza spietata della grande distribuzione ne sono rimasti pochi. Ma quelli che sono resistiti garantiscono un prodotto di alto livello, perché un conto è acquistare il pane dal fornaio e un altro è farlo in un supermercato dove si cuoce un qualcosa di surgelato».
Un discorso diverso, secondo Trevisan, riguarda le farmacie. «Nessuna come questa attività - precisa - rappresenta un servizio importante per la cittadinanza. Sicuramente lo spostamento in periferia di due farmacie è legato anche da una migrazione di residenti che seppur in modo lento è in atto da molti anni, finendo con il ridurre notevolmente coloro che abitano in centro storico e quindi di conseguenza a minori guadagni. Posso immaginare che i rispettivi farmacisti hanno dovuto fare i conti con un calo di fatturato, da qui la richiesta di trasferirsi in zone scoperte della periferia, dove potenzialmente si preannunciano affari migliori. In contemporanea in centro storico con due farmacie in meno ci sarà una nuova distribuzione dei guadagni».
Secondo il presidente della delegazione Vicenza e Centro storico della Confcommercio il cuore della città va difeso e coinvolto in tutti i modi. «Quella del centro storico - tiene a precisare - rimane un'area ad alto valore aggiunto e molto ambita che dunque deve essere tutelata in tutti i suoi aspetti. Non sono d'accordo con chi parla di "desertificazione" del centro: se ad esempio ci riferiamo allo spostamento del tribunale e al tanto temuto emigrazione degli avvocati, ebbene la realtà ci dice che in realtà questo non è avvenuto, ma maggiorparte di loro ha conservato lo studio legale in centro, in parte anche per il fatto che cambiare studio avrebbe comportato un investimento notevole. Per quanto riguarda invece la Camera di Commercio, a mio parere non doveva essere trasferita in zona Pomari, ma poteva restare tranquillamente in centro. A poche centinaia di metri da corso Fogazzaro c'è un parcheggio capiente e comodo, quindi il problema non era sicuramente questo. I settori che potranno usufruire maggiormente del rilancio del centro storico, soprattutto dal punto di vista turistico grazie alla nuova mostra, sono quelli di bar e ristorazione».
nr. 41 anno XIX del 22 novembre 2014