NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La questione ebraica, l’altro lato

di Italo Francesco Baldo

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La questione ebraica, l’altro lato

Prigionieri dei Gulag /Lager mentre lavorano

Introduzione

La questione ebraica, l’altro lato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Da poco sono terminate le celebrazioni della Giornata della memoria e del Giorno del Ricordo, due giornate che debbono rammentare quali siano stati gli orrori del totalitarismo che in nome di una visione parziale del mondo e dell’uomo ha tentato di costruire una realtà che fin dalle origini negava il valore della persona sia come corpo che come mente. Non si dovrebbe mai dimenticare che si avvilisce l’uomo non solo nel corpo ma anche nella sua ragione. Gulag e Lager e foibe sono i luoghi dove il totalitarismo ha esercitato il proprio potere. Imprigionando gli uomini ne ha pure negato la possibilità del pensiero, negando la libertà alle persone la possibilità stessa di manifestarsi come tali. La persona che è “carne, ossa e anima” e ben precisa il filosofo francese Mounier "La persona non è un oggetto: essa è anzi proprio ciò che in ogni uomo non può essere trattato come un oggetto".(E. MOUNIER, Il personalismo, tr. it. Roma, AVE, 1964, p.97). Ma ciò è stato dimenticato. In realtà il totalitarismo non parte dalla persona, il totalitarismo considera solo coloro che sono funzionali alla propria ideologia e nega la stessa possibilità di esistere a coloro che non sono nella propria direzione di pensiero. Solo considerando bene quello che affermano i totalitarismi, come ci ha insegnato Hanna Arendt nel suo importante lavoro Le origini del totalitarismo, possiamo ben comprenderne la natura. Per fare ciò ci vuole quella onestà, perché spesso nei seguaci delle ideologie manca; infatti costoro tendono a “nascondere” quanto di negativo è insito nella loro visione del mondo e mostrano, per così dire solo il lato “vantaggioso”. Altrui invece fanno proprio mostra di tutti gli aspetti e non li negano, anzi considerano che sia “bene” quanto loro affermano. Al proposito è emblematica la posizione di due padri dei totalitarismi del Novecento, quelli che sono causa diretta di tanta negazione dell’uomo, servendosi di un’immagine suggestiva di risoluzione dei problemi della società. Non si tratta solo di quanti sono morti, forse muoiono ancora; è difficile fare il computo, ma del modo stesso con cui questi due totalitarismi, comunismo e nazionalsocialismo (in ordine di nascita) anche nelle loro varie declinazioni, hanno agito, perché “le ideologie attraggono i mediocri e le dozzinali fantasticherie sulle segrete congiure di potenze occulte (cfr. i Savi di Sion), i peggiori”, affermava la Arendt (op. cit., Milano, CDE, 1997, p.291). Se si riflette sulla propaganda dei totalitarismi, i loro manifesti, le loro opere di divulgazione, gli slogan detti e ripetuti senza nessuna verità, allora si scoprirà che essi si fondano solo sulle parole, non hanno fondamenti di analisi, anche se si dicono sempre critici, e soprattutto intendono “catturare” per asservire. Ciò non attraverso imposizioni, ma facendo sì che “ci si convinca”. Il seguace dei totalitarismi è sempre convinto, non dubita e ritiene che solo coloro che non la pensano come lui, sbagliano e pertanto debbano essere “zittiti” con metodi ben noti nelle isole Solovki un arcipelago del Mar Bianco, dove fu “inviato” nel 1933 il pope, matematico e filosofo Pavel Aleksandrovič Florenskij (182-1937) o ad Auschwitz, dove era stata portata la filosofa e monaca carmelitana Edith Stein (1891-1942). Citiamo questi due nomi noti, ma quanti Pavel e quante Edith?

La questione ebraica, l’altro lato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) 

(Un manifesto antiebraico diffuso in Urss durante gli Anni Venti)

 

Purtroppo se per le vicende del totalitarismo nazionalsocialista abbiamo tanta documentazione, questa difetta per quello comunista sia in URSS sia negli Stati dove ha dominato e ancora domina, come in Corea del Nord, ma ciò che è ancor più negativo è che coloro che ancora oggi, pure in Italia, si richiamano al totalitarismo comunista, che è tale per natura e non per opera di seguaci, fanno “finta di nulla”, non ne parlano, non ne vogliono parlare e: quale docente di storia, appartenente alla sinistra”, parla dei gulag? O delle foibe? Eppure si dice “democratico”, tollerante, anzi è un Charlie, fino a che non trova chi gli si oppone, allora la tolleranza diventa velocemente un insulto, quando va bene, come attesta lo scritto del cosiddetto padre della tolleranza contro gli ebrei. Ma così sono iniziati anche i totalitarismi.

 Il razzismo è spesso connaturato al totalitarismo e non è solo una questione di “corpo”, ma anche di mente, di anima. Due sono i lati del razzismo, uno è quello che si maschera dietro le supposte differenze biologiche, l’altro è quello che si dichiara contro qualsiasi espressione di pensiero che non sia la propria. Tra gulag e lager (sempre in ordine cronologico di nascita), quale la differenza? Di ideologie? Di località? Di metodi di soppressione e rieducazione? Possiamo trovare differenze, ma la sostanza è unica ed è quella contro la dignità dell’uomo.

 

La questione ebraica, l’altro lato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il razzismo ha una storia complessa, soprattutto a partire dalla elaborazione degli illuministi ed in particolare di quelli della Scuola di Gottinga, con le loro ricerche intorno al perché delle differenze tra gli uomini. Ma la vera differenza non è nella genetica, ma nel modo con cui si “pensa l’altro da sé”. Emblema di questa concezione è l’avversione all’ebreo, identificato come il simbolo stesso del denaro e per questo avversato da tutti i totalitarismi.

 Dell’avversione al mondo ebraico consociamo molto di quanto espresse il nazionalsocialismo, molto meno di quello del comunismo. Fin dalle origini ottocentesche il comunismo ha avversato gli ebrei, considerati simbolo del denaro capitalista. Una pagina che si ignora spesso e la si sottace. AS dire il vero diversi seguaci di questa ideologia hanno rifiutato e anzi hanno operato contro la visione antisemita. Ma il trucco dei soliti ideologi ha prevalso: siamo contro i banchieri ebrei, non contro gli ebrei, ed oggi: siamo contro i sionisti non contro gli ebrei; dei distinguo che servono a mala pena a celare l’avversione. Avete mai visto una manifestazione di sinistra pro-Ebrei?

 Le origini di ciò vanno conosciute.

 

La questione ebraica

La questione ebraica, l’altro lato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)È stato e talora è ancora canone occidentale la concezione che legge il mondo degli ebrei non alla luce di una precisa e consapevole analisi d'identità religiosa, e, più in generale, culturale, ma solo in relazione al problema del denaro. Molto spesso purtroppo l'ebreo è stato posto in relazione al denaro e al problema dell'usura. Proprio il tema dell'usura è stato sovente utilizzato per esprimere l'avversione che il mondo cristiano e anche quello civile ha espresso nei suoi confronti. Le fonti per comprendere il modo con cui è stato considerato l'ebreo sono molte. Emerge senz'altro il dramma di W. Schakespeare Il mercante di Venezia nella sua unicità, soprattutto per quel patto esoso e bizzarro che l'ebreo Shylock chiede al mercante Antonio, che si fa mallevadore per l'amante povero Bassanio che vuole sposare l'amata Porzia, una donna ricca. Il patto è chiaro: se Antonio non pagherà alla scadenza, Shylock potrà tagliare ad Antonio una libbra di carne vicinissima al cuore. Antonio non paga e l'Ebreo non accetta le soluzioni alternative che gli vengono proposte, fino al decuplo della somma prestata.

La questione ebraica, l’altro lato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica) L'esoso ebreo pretende il rispetto del contratto. Il Doge, intervenuto, risolverà poi la situazione. L'ebreo potrà prendersi la libbra, ma solo esattamente la libbra di carne, ma senza spargere sangue, che non è previsto dal contratto. Shylock ne uscirà beffato, ma le sue vicende rafforzeranno la concezione negativa intorno all'ebreo, che è sempre pronto a vessare il mondo diverso dal suo ed ha comunque alla sua base il denaro. Nel Novecento Hitler e molti altri si sono serviti di questa visione del mondo ebraico per perseguitarlo, aggiungendo anche una visione razzista, che ha provocato quei milioni di morti di cui ancora oggi il mondo non riesce a darsi pienamente ragione. Sembra quasi che solo una parte politica, il fascismo ed il nazionalsocialismo, abbia considerato, anche sulla scia di quanto narra W. Schakespeare, l'ebreo secondo la tradizione occidentale, cioè l'ebreo ha come unico movente il denaro per impossessarsi degli altri uomini, anche nella loro carne. Non è così, accanto a questo filone, esiste anche la tradizione comunista contro il mondo ebraico ed essa trae la propria prima ragione da quanto lo stesso K. Marx, figlio dell'ebreo, convertito al luteranesimo, Hirschl scrisse nel 1843, l'anno prima del periodo dei Manoscritti economico-filosofici, che sono considerati in Italia l'apice della sua riflessione filosofica La questione ebraica nasce da un dibattitto contro alcuni scritti di Bruno Bauer, che parlavano di emancipazione degli ebrei, soprattutto in Germania. Ragionando su questa questione, Marx ragione in contemporanea anche sulla possibilità di emancipazione dalla religione, l'oppio dei popoli. Il pensatore tedesco individua nel giudaismo la peculiare difficoltà che tocca l'ebreo reale e mondano, quello di tutti i giorni e non quello del Sabato, e così tutti gli europei, che trovano nell'ebreo il loro simbolo vivo, in carne ed ossa.

 

La questione ebraica, l’altro lato (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Chiedendosi quale sia il culto mondano dell'ebreo, Marx afferma esplicitamente che esso è il traffico ed il suo Dio mondano, il denaro”. Ebbene l'emancipazione dal traffico e dal denaro, dunque dal giudaismo pratico, reale, sarebbe l'emancipazione del nostro tempo”. Quasi anticipando I Protocolli dei "Savi Anziani" di Sion (costruiti dalla polizia zarista e base per le persecuzioni ed i pogrom) lo stesso Marx sostiene che " la signoria pratica del giudaismo sul mondo cristiano, ha raggiunto nel Nordamerica l'espressione non equivoca, normale, così che l'annuncio stesso del Vangelo, la predicazione cristiana è divenuto un articolo di commercio". Il giudaismo vuole impadronirsi economicamente del mondo, è l'accusa che Hitler stesso mosse all'ebraismo. Marx, identificando in modo chiaro capitalismo e giudaismo ricorda proprio nel suo, opportunamente dimenticato opuscolo, che "L'emancipazione degli ebrei nel suo significato ultimo è l'emancipazione dell'umanità dal giudaismo.[...] L'ebreo si è emancipato in modo giudaico non solo in quanto si è appropriato della potenza del denaro, ma altresì in quanto il denaro per mezzo di lui è senza di lui è diventato una potenza mondiale, e lo spirito pratico dell'ebreo, lo spirito pratico dei popoli cristiani". Certamente ciò è già un indice, ma la conclusione del saggio marxiano, ci aprirà ancor meglio la possibilità di comprendere le radici dell'antisemitismo. " Non appena la società perverrà a sopprimere l'essenza empirica del giudaismo, il traffico ed i suoi presupposti, l'ebreo diverrà impossibile, perché la sua coscienza non avrà più alcun oggetto, perché la base soggettiva del giudaismo, il bisogno pratico si umanizzerà, perché sarà abolito il conflitto dell'esistenza individuale sensibile con l'esistenza dell'uomo come specie. L'emancipazione sociale dell'ebreo è l'emancipazione della società dal giudaismo". Certamente l'obiettivo marxiano è il capitalismo, ma l'esemplificazione che egli fa del mondo ebraico, inteso come giudaismo dedito al denaro, non ha certamente contribuito ad una visione positiva e facilmente poteva essere utilizzato per portare avanti quella prospettiva che ha trovato nel Novecento la sua piena attuazione. Dimenticare le radici storiche di una questione, appunto quella ebraica, significa, misconoscere le radici di una visione politica. È ancora da chiedersi quanto il nazionalsocialismo abbia mutuato dal socialismo marxiano stesso e soprattutto da quelle forme di soppressione degli uomini, che il marxismo leninismo giunto al potere inaugurò con i gulag. Forse proprio dalla tradizione europea, dal Medioevo, a Shakespeare, rafforzata anche da quanto scrive Voltaire nel Jeusif e lo stesso Marx, è stato possibile concepire i Protocolli dei " Savi Anziani" di Sion e quella prassi che si è realizzata nell'olocausto, il quale non è un episodio a sé stante, un fenomeno del Novecento tedesco, ma una pesante eredità del canone occidentale e segnatamente di quel riduzionismo che accomuna tutti i totalitarismi, cioè che l'uomo sia leggibile solo in termini economico-politici. L'emancipazione totale dal giudaismo economico non è stata che il tentativo di soppressione degli ebrei; una soppressione che ha attraversato molti secoli, ed il cui apice è nei lager, versione tedesca del gulag, ma senza la sua falsa pretesa di rieducare. Ragionare oggi di antisemitismo significa soprattutto riflettere sul valore della democrazia, sul fatto che non si può più ragionare per categorie prefissate, quando si parla di uomini, che vivono insieme. La distruzione dell'antisemitismo passa attraverso la memoria storica, purché questa abbia il coraggio di fare i conti con tutta la realtà. Il nazionalsocialismo, come esito dell'antisemitismo trova anche nel marxismo le sue ragioni, e se con il nazionalsocialismo si sono fatti in qualche modo i conti, ora è tempo di farlo anche con il comunismo sia quello storico, caduto, sia con quei tentativi di riportalo in vita.

 

                        

Il secolo civile: fra gulag e olocausto

 

Ha ancora la terra il sapore amaro

Se hanno seminato odio

Intriso di sangue, 

Tra i campi il dolore

Tracimato da milioni di uomini

Avanza utile per il potere,

Là dove la vita è solo numero

Legato ad un'idea troppo umana,

Era infelice quella che vide

In ogni momento

Ridotta in fumo l'anima,

Negato perfino il cielo.

 

 Gulag

 

Se hanno seminato odio

Tra i campi il dolore

Avanza utile per il potere,

Legato ad un'idea troppo umana,

In ogni momento

Negato perfino il cielo.

 

 Olocausto

 

Ha ancora la terra il sapore amaro

Intriso di sangue, 

Tracimato da milioni di uomini

Là dove la vita è solo numero.

Era infelice quella che vide

Ridotta in fumo l'anima.

 

nr. 06 anno XX del 14 febbraio 2015



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