NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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«Ottimismo per il 2016, ma segnali di instabilità»

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«Ottimismo per il 2016, ma segnali di instabilità»

Come rischia di incidere sul tessuto economico e sociale del Vicentino l'attuale situazione critica delle banche del territorio?

Giuseppe_Zigliotto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)ZIGLIOTTO: «La crisi delle Borse di questi giorni dimostra che il problema del credito sta diventando enorme, non tanto o non solo per il Vicentino ma per tutto il paese, perché non si è saputo studiare nessuna formula in grado di ridurre l'impatto che questi sette anni di crisi hanno prodotto sull'intero sistema bancario. Le banche del territorio proprio perché hanno operato a sostegno delle nostre imprese, oggi risentono in maniera pesante di questa situazione: rischiamo veramente di veder sparire un modello di fare banca che per tanti anni ha sostenuto il sistema economico e soprattutto le nostre piccole e medie imprese, che rappresentano l'ossatura produttiva non solo del veneto ma in definitiva del paese. La logica per cui le banche possono sopravvivere solo aggregandosi rischia di portare una conseguenza tutt'altro che secondaria, ossia la perdita del rapporto diretto tra il cliente e la banca, lo sfarinamento del rapporto tra le persone, che da noi è sempre stato alla base della fiducia nel sistema bancario. Il rischio di veder sparire o fortemente ridimensionare nei prossimi mesi una parte del mondo creditizio italiano, dunque, è forte, con notevoli ed evidenti ripercussioni negative sulla possibilità di espansione futura della nostra economia».

Flavio_Lorenzin (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)LORENZIN: «Io sono certo che il nostro territorio, fatto di gente abituata a “tirarsi su le maniche” riuscirà a superare anche questa bufera. Ciò non toglie che il conto da pagare sia molto salato soprattutto perché in molti casi parliamo dei risparmi di una vita di persone ormai ritirate dal mondo del lavoro. Non meno importanti sono i casi in cui si va ad erodere il patrimonio di imprese e imprenditori che erano diventati azionisti non per investire, ma per ottenere in cambio i finanziamenti necessari a portare avanti l’attività e a sopperire a quelle mancanze di cui parlavo poc’anzi. Dal punto di vista dell’operatività, credo invece che per le nostre aziende non ci saranno particolari problemi; sono convinto che gli istituti continueranno ad erogare credito, naturalmente alle condizioni oggi imposte dal mercato. In questo senso credo che non potranno “fare sconti” nemmeno a quelle aziende che sono state danneggiate da loro stessi».

Agostino_Bonomo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)BONOMO: «Necessaria una premessa, ossia che negli ultimi sei mesi il mondo del credito si è letteralmente trasformato. Al di là delle vicende di casa nostra che stanno coinvolgendo Popolare di Vicenza e Veneto Banca, c'è da prendere atto che le banche che sino ad ora sono stati attori sociali sul territorio non lo saranno più: se andiamo a vedere la realtà vicentina questi istituti, al di là del valore delle azioni e dei dividenti che distribuivano, erano coinvolti nella Fiera, nell'Università, nella società Autostrada e in altri ruoli strategici. Inoltre la banca stessa ti valutava come azienda, come persona, come famiglia o chi avevi alle spalle. Con Basilea 3 e la vigilanza europea tutto questo non esisterà più. Se vogliamo fare un pizzico di autocritica c'è da dire che negli ultimi anni siamo stati una voce "fuori dal coro" ma un cambio così repentino è destinato a provocare danni sul territorio: in questa situazione non c'è dubbio che le vicende di Popolare di Vicenza e veneto Banca peggiorano il quadro, visto che si ipotizza una svalutazione delle azioni pari ad almeno il 70-80%. L'augurio è che l'ente regionale, tramite Veneto Sviluppo, possano essere di aiuto, entrando nel bilancio delle aziende per colmare il gap».

Sergio_Rebecca (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)REBECCA: «Proprio in questi giorni stiamo assistendo all’avanzata di uno "tzunami" sul sistema bancario. Le perdite della borsa sono impressionanti, consequenziali alla componente speculativa e all’effettivo “monte insolvenze” delle banche. Anche gli istituti di credito locali devono misurarsi con questa realtà, e fare previsioni ora appare impossibile, oltre che incauto. Vedremo cosa accadrà quandoquesti dovranno entrare in Borsa, ma l’esito dipenderà molto dalla situazionecontingente. Lo scenario economico generale sta già risentendo delle crisi di economie importanti e influenti come la Cina e il calo del prezzo del petrolio. Gli effetti si faranno sentire e credo bisognerà aspettare un assestamento prima di riuscire ad avere una visione di cosa ci aspetta dopo l’uscita dal ciclone».

Martino_Cerantola (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)CERANTOLA: «Stiamo assistendo ad una situazione indubbiamente imprevista e repentina. In particolare nel nostro territorio, gli istituti bancari hanno sempre svolto un importante ruolo di crescita e sostegno delle famiglie e delle imprese. Ci troviamo di fronte, quindi, ad una situazione che non può non preoccupare, come pure la sostenibilità di molte aziende, in assenza di banche forti e convinte nel sostenere l’economia locale. La stabilità è indubbiamente a rischio e per risollevarci d questa impasse l’unica soluzione che appare praticabile è quella di affidarsi ad un management competente e di porre ai margini la politica, la cui influenza è stata spesso negativa nell’attuare scelte accorte e valide. Quanto ai risparmiatori che vedono compromessi i risparmi di una vita, è opportuno esaminare i singoli casi, valutare i diversi profili di rischio dei soggetti coinvolti e l’attitudine nel fare investimenti a rischio. Soltanto dopo aver fatto un attento lavoro di mappatura sarà possibile individuare delle soluzioni senza mettere a repentaglio la stabilità sociale. Non sembrano opportuni, tuttavia, dei contributi a pioggia, che rappresenterebbero una forma di assistenzialismo travestita da rimborso, anche per quei casi in cui l’investitore aveva piena consapevolezza delle proprie attività di investimento».

Michele_Negretto (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)NEGRETTO: «Si rischia che l'accesso al credito per le aziende sia reso ancor più difficile; arriviamo da una situazione difficile, le banche hanno poca liquidità e pertanto c'è pochissima disponibilità a supportare finanziamenti agli agricoltori. Rileviamo una crescita delle sofferenze che però è da ascrivere a tutti i settori produttivi; un'altra sensazione è che la stretta creditizia si avverta di più nei sul fronte dei grandi istituti bancari. Le banche piccole sarebbero meno restie a dare credito all'agricoltura per il loro legame con il territorio; si auspica che questo legame continui nel tempo e non venga intaccato da cambi di governance che delocalizzino fuori dal nostro territorio le scelte strategiche delle banche».

 

nr. 02 anno XXI del 23 gennaio 2016

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