Riporto un brandello di una dichiarazione del Capogruppo del M5S in Consiglio regionale, Jacopo Berti che recita: “Tra i componenti del cda figura un imputato per gravissimi reati fiscali, Matteo Marzotto, e un rinviato a giudizio, Marino Breganze, per il gravissimo reato di usura. Di questa e altre vicende che hanno coinvolto BpVi, Iorio non parla. E se ne parliamo noi ci fischiano in Aula. Stanno difendendo chi ha schiantato i veneti! – tuona il consigliere regionale - Invece di difendere i veneti che non riescono a comprare i medicinali, tutelano chi si è pagata jet privati, stipendi milionari, dividendi da milioni di euro coi soldi delle pensioni dei veneti”…. E conclude “…..Vogliamo salvare i veneti e le imprese, e non ci fermeremo nonostante l'opposizione dei partiti” (Vicenza Più). Non so se i “partiti” e quali partiti sia determinati a fermare l’azione del M5S, ma è vero che per primi, e salvo pochissime dichiarazioni e prese di posizione di altri movimenti, o meglio singole persone, vedi la Assessore Regionale Elena Donazzan, qualche esponente, presumo a titolo personale del PD, mi pare l’ on.le Federico Ginato e la senatrice Rosanna Filippin, ma dal mondo politico nazionale, di qualsiasi parte politica, non è praticamente giunto nulla a sostegno dei duecentomila soci/azionisti/risparmiatori delle banche popolari venete. Anzi, qualcuno ha insinuato che i soci/azionisti, più che risparmiatori erano spinti dal sentimento di speculazione.
Quindi, non erano persone, famiglie e aziende, piccole e piccolissime per lo più, che meritassero attenzione. Tutto questo, e altro ancora, da ai veneti in generale e ai vicentini in particolare, naturalmente a coloro che hanno l’abitudine di “leggere tra le righe” e quindi a approfondire gli argomenti, che sul Veneto si stia lanciando, da parte di chi non è ancora precisabile, un attacco in tutta regole, per procedere alla sua “conquista” economica più che politica. Nello specifico la vicenda delle nostre banche, i più particolarmente della Popolare di Vicenza, pare proprio essere divenuta campo di battaglia e che informazioni a gogò, di ogni genere siano più dirette a distribuire ampie manciate di sfiducia piuttosto che reggere lo sforzo del dott. Iorio nel costruire una linea di speranza e di, perché no, orgoglio.
Torno alla frase iniziale di Berti, quando punta il dito su alcune presenze in Consiglio di Amministrazione della Banca Popolare. Con il massimo rispetto per le singole persone coinvolte, certamente il fatto che alcuni, meglio tutti ma mi si dice che non è tecnicamente possibile anche se questo non mi convince per nulla, uscissero di scena, sarebbe un bell’aiuto allo sforzo del CD Iorio perché aiuterebbe il superamento della convinzione che, più che “discontinuità” oggi si stia operando per una forma di “continuità nella discontinuità” e questo è un grosso problema. Un freno alla riconquista della fiducia che, come dice una famosa pubblicità, nasce dalla esperienza. E qui piaccia o non piaccia, vi siano o no delle singole responsabilità, la fiducia è andata in esilio. Anche lei è migrata altrove, in cerca di terre nuove e più ospitali. Ritengo che,se si vuole veramente aiutare la ripresa della Popolare vicentina alcuni passi indietro, ma veloci, dovrebbero essere compiuti. Il non farlo, per alcuni, e il non sollecitarlo per altri che pure hanno peso nella vita della Comunità locale, è un errore che certamente pagheranno i tantissimi soci/azionisti/risparmiatori autentici, ma farà si che si cementifichi anche il concetto negativo nei confronti dei pavidi.
La notizia, giunta alle redazioni all’alba del 17 c.m. che l’attuale Consiglio di Amministrazione, formato per la maggior parte di componenti del vecchio Consiglio, sopportato da un Collegio di Revisori dei Conti identico a quello del passato, ha definito nella somma di 6,30€ il “diritto di recesso” per i soci che non condivideranno il futuro cammino della banca, al di la del fatto che, con ogni probabilità, sarebbe avvenuto esattamente la medesima scelta anche con un nuovo consiglio, non mi pare una dimostrazione di buon gusto nei confronti dei tantissimi soci, che si ritrovano praticamente senza nulla, o quasi, dei propri risparmi. Praticamente coloro che hanno autorizzato, se non sollecitato, una perizia asseverata che dichiarava al mondo del risparmi che l’azione valeva 62,50, oggi sottoscrivono una somma inferiore al 10% letteralmente mandando moltissimi soci in un limbo economico. Questo gesto, da parte di questi signori, non aiuta il CD dott. Iorio, non aiuta la banca ed umilia fortemente lo spirito di solidarietà dei risparmiatori/azionisti/soci. Un po’, un pochino solo di buon gusto e di senso del limite, dovrebbe averli fatto riflettere e passare la mano.
nr. 06 anno XXI del 20 febbraio 2016