Arrivano freddo e gelate e puntualmente la filiera dei prodotti agricoli "si attiva" per far lievitare i prezzi. Uno scenario che si è ripetuto anche durante questo inverno, con crescite considerate fuori mercato visto che una buona parte delle verdure è aumenta mediamente del 60-80%, con punte anche superiori al 100% e addirittura sino al 200%. A pagare il prezzo maggiore i consumatori finali, mentre anche i produttori, che non sono i principali responsabili degli aumenti, ne fanno le spese, dovendo sostenere disagi e maggiori costi di produzione. Il portale www.ladomenicadivicenza.it ha voluto approfondire il tema, soprattutto per quanto riguarda il mercato delle colture. A Martino Cerantola, presidente della Coldiretti Vicenza e a Michele Negretto, presidente della Confagricoltura Vicenza, abbiamo rivolto le stesse cinque domande. Ecco le loro risposte.
Da presidente di un'associazione di categoria è sorpreso dalla crescita dei prezzi dei prodotti agricoli a causa del gelo?
MARTINO CERANTOLA, presidente Coldiretti Vicenza: «Il protrarsi di questa situazione meteorologica non aiuta in genere tutte le colture, che tuttavia per ora sono sotto osservazione degli agricoltori. Indubbiamente può avvenire un aumento dei costi, comprensibile per il maggior consumo per riscaldare serre e fattorie e altre strutture coperte, ma non è certamente giustificabile se alla fine il consumatore vede raddoppiare il prezzo di uno o più prodotti».
MICHELE NEGRETTO, presidente Confagricoltura Vicenza: «Non c'è dubbio che nella filiera dei prodotti agricoli c'è chi approfitta della situazione, alla fine qualcuno guadagna, i soldi non vanno persi. È un film già visto, succede anche in estate quando magari per colpa della siccità si registrano aumenti di prezzi fuori misura. Ma una cosa è certa: agricoltori e coltivatori non guadagnano nulla di più, mentre i consumatori si trovano prezzi molto più alti al momento di acquistare».
Quali sono problemi reali per gli agricoltori in periodi così lunghi di freddo intenso?
CERANTOLA: «Come dicevo l'aumento dei costi è evidente se si pensa alla necessità di scaldare le serre quando in pianura si arriva a temperature minime di quasi 10 gradi sotto zero. Per quanto concerne gli allevamenti, al momento non sono stati riscontrati problemi particolari, se non in sporadici casi, ma l’attenzione resta alta, soprattutto nelle zone montane, dove vi sono difficoltà di approvvigionamento del fieno. Giusto anche dire che nel Nord-Italia siamo abituati ad affrontare questi climi, indubbiamente qualche problema più si sta vivendo nel Centro e Sud del Paese».
NEGRETTO: «Indubbiamente i costi di produzione aumentano per le maggiori spese ma il problema a mio parere è più legato ad esempio ad un minor produzione. Non sono un grandissimo esperto di questo prodotto ma credo sia importante fare ad esempio legato al radicchio, produzione tipica di questo periodo nel Basso Vicentino. Diversi coltivatori mi hanno fatto notare che nelle ultime settimane è stato impossibile raccogliere il prodotto alle 8 del mattino in quanto completamente gelato, ma solamente da mezzogiorno in poi. In altre parole se il contadino nelle ultime settimane ha potuto lavorare solo metà tempo, diciamo dalle 12 alle 16, il raccolto si è dimezzato. Con la richiesta che rimane alta e una minor produzione i prezzi sono destinati a crescere».
Le associazioni dei consumatori e gli stessi cittadini pongono all'attenzione i prezzi volati alle stelle. Lamentele giustificate?
CERANTOLA: «Giusto fare una distinzione. Quasi tutta la frutta è stata raccolta da tempo, quindi per mele, pere e kiwi non sono giustificabili rincari. Poi è chiaro, tanto per restare alla frutta, che se qualcuno va ad acquistare le arance in questo periodo è abbastanza naturale che, visto il meteo nel Sud Italia, il loro prezzo è salito in maniera considerevole. Lo stesso discorso ad esempio va fatto per i pomodori».
NEGRETTO: «Sicuramente sì, visto l'aumento esagerato alla vendita finale per alcuni prodotti. Se maggiori costi da parte dei produttori possono portare ad aumenti in partenza del 10-15%, credo sia ingiustificato trovare pezzi raddoppiati rispetto a qualche settimana fa».
In questo momento che consiglio si sente di dare ai consumatori?
CERANTOLA: «Per chi va a fare la spesa direi occhio al prezzo ed a ciò che si acquista. In questi casi è molto probabile che vengano spacciati prodotti stranieri come nazionali. Per giustificare aumenti non dovuti e per questo di fronte alle trappole del mercato in agguato, per fare acquisti di qualità al giusto prezzo si consiglia di verificare sempre l'origine nazionale. Meglio essere sicuri della stagionalità e preferire le produzioni locali, che non sono soggette a lunghi trasporti e di privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori attraverso i mercati di Campagna Amica nel territorio».
NEGRETTO: «Soprattutto quello di privilegiare, mai come in questo periodo, prodotti locali: mi riferisco soprattutto a radicchio, germogli, broccoli e cavoli, che vengono prodotti nelle nostre campagne. Peraltro c'è da dire che queste colture, basti pensare al broccolo fiolaro di Creazzo, beneficiano del grande freddo, la qualità è sicuramente eccelsa. Detto questo sono convinto che tutti i consumatori non sono sprovveduti e, vista anche la situazione economica, ognuno è capace di ponderare al meglio dove e cosa è più giusto acquistare nel migliore rapporto qualità/prezzo».
Quello che stiamo vivendo è un inverno atipico, oltre che per le basse temperature, anche per la siccità: da inizio dicembre la prima precipitazione è stata la nevicata del 12 gennaio. Dal vostro osservatorio qual è la situazione delle campagne vicentine?
CERANTOLA: «Il problema maggiore riguarda proprio la siccità, non tanto per questo periodo, in cui i terreni sono "in letargo", quanto in prospettiva. Oltre alle piogge, assenti da mesi, quello che mancano sono soprattutto le nevicate in montagna che poi rappresentano un vero e proprio serbatoio per gli acquedotti nei mesi del disgelo. Nessun danno rilevante invece per quanto riguarda le temperature molto basse, che invece rappresentano un aspetto positivo per uccidere i parassiti, una parte dei quali erano sopravvissuti negli ultimi inverni miti».
NEGRETTO: «Temperature vicine a 10 gradi sotto zero in pianura rappresentano un toccasana per ripulire l'ambiente da insetti e parassiti: insomma per i terreni il freddo intenso è sinonimo di salute, d'altronde i nostri nonni ci hanno insegnato che il ghiaccio è una specie di concimazione durante l'inverno. In questo momento non esiste un problema siccità, visto che per le poche colture prodotte durante l'inverno il bisogno d'acqua è molto ridotto. Il problema è invece in prospettiva perchè il perdurare di questa situazione, senza neve in montagna, i problemi potrebbero arrivare in primavera e in estate. Poi però se a marzo e aprile pioverà il problema è risolto».
nr. 02 anno XXII del 21 gennaio 2017