Bar e ristoranti della provincia di Vicenza non negano di essere preoccupati. Da mesi i conti non tornano e il sogno della riapertura del 18 maggio rischia di trasformarsi in un incubo.
Per molti di loro le linee dell’Inail sono inapplicabili.
Non è un mistero che spesso e volentieri i locali sono piccoli, i bar sono dei corridoi con pochi posti a sedere e tanta gente che, tra caffè e cornetto, chiacchierava amabilmente.
Il quadro non cambia per i ristoranti specie quelli che si limitano all’apertura per la sola pausa pranzo ricavando sedie e tavoli un po' ovunque. Ormai è chiaro che questo stile di consumare colazioni e pranzi sarà solo un ricordo, per noi clienti, ma rischia di essere un ricordo anche per i gestori.
Qui ad Arzignano, racconta l’assessore al commercio Giovanni Lovato, sette locali su dieci non riusciranno ad aprire. Le misure di sicurezza risultano semplicemente assurde.
Ci sono locali che potrebbero far entrare al massimo due clienti per volta magari per servire loro due caffè, si capisce che l’attività gestita in questo modo rappresenterebbe solo un costo non certo un guadagno.
Non va diversamente a Chiampo dove il sindaco Matteo Macilotti, da un primo report, immagina la chiusura forzata di almeno il 70% dei locali della sua città.
I gestori non possono trasformarsi in “guardie armate” costretti a controllare se i loro clienti rispettano le distanze di sicurezza mentre mangiano un tramezzino, aggiunge Stefano Valente assessore al commercio di Montebello. L’auspicio è che i controlli delle forze dell’ordine siano all’insegna del buonsenso perché qui la situazione economica di chi fa commercio è davvero preoccupante.
Per quello che possono i comuni cercano di aiutare le categorie economiche. La carta che molti hanno giocato è quella dei plateatici. Uno dei comuni a più alta vocazione commerciale, Thiene, ha messo in campo una vera e propria strategia per il rilancio dopo il coronavirus.
Per bar, ristoranti, pasticcerie e altre attività di servizio, le direttive in termini di distanziamento sociale per ridurre il rischio di contagio possono creare indubbiamente difficoltà insormontabili allo stato attuale. A questo proposito l’amministrazione comunale, spiega l’assessore Alberto Samperi, prevedere la possibilità di estendere la metratura a disposizione come plateatico senza costi aggiuntivi. Altri aiuti potrebbero arrivare per la Cosap, per cui si sta valutando di applicare una riduzione per il periodo durante il quale non si è potuto usufruire dell’occupazione, mentre per l’imposta di pubblicità si sta pensando di applicare delle agevolazioni proporzionali ai periodi di chiusura e dei rinvii delle scadenze dei pagamenti.
Chi può contare su plateatici ampi o giardini interni vive con maggiore serenità, aggiunge da Montecchio Maggiore l’assessore alle attività produttive Milena Cecchetto, mentre chi ha poco spazio è decisamente più preoccupato.
La speranza di tutti è davvero questione di metri anzi di centimetri, con baristi e ristoratori che da giorni misurano le distanze tra tavoli e sedie armati di calcolatrice con la speranza di far quadrare i conti, almeno quelli sulle distanze di sicurezza visto che quelli sul bilancio delle loro attività, chiuse da due mesi, non tornano più da tempo.
nr. 06 anno XXV del 16 maggio 2020