NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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“Fateci lavorare”
Appello alla Regione

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“Fateci lavorare”<br>
Appello alla Regione

Loro sono gli informatori scientifici del farmaco. Professsionisti, spesso laureati, che incontrano medici e primari per spiegare l'esistenza di nuovi farmaci o trattamenti su incarico delle aziende farmaceutiche. Anche loro, ma forse più di altri, sono stati travolti dalle conseguenze della pandemia. “Ci sono colleghi che lavorano solo nelle corsie d'ospedale - spiega Diana Valbusa, presidente vicentina dell'associazione degli informatori scientifici del farmaco – e da marzo praticamente non stanno lavorando perché non hanno il permesso di entrare in ospedale e i medici non li ricevono”.
Il problema è proprio quello di avere accesso ai reparti o agli ambulatori, peraltro in una situazione che si presenta molto diversa da zona a zona. “Ci sono ospedali che hanno mantenuto il contatto e altre realtà molto grosse, intere Ulss del Veneto che ci hanno di fatto banditi, anche se saremmo in grado di portare farmaci o procedure utili anche per affrontare la pandemia stessa”.
La richiesta è certamente quella di un graduale, ma deciso, ritorno alla normalità pre-covid, anche perché ci sono posti di lavoro in gioco. “Molti colleghi sono dipendenti di case farmaceutiche e temono di vedersi licenziare quando il Governo sbloccherà i licenziamenti, altri invece lavorano in proprio e i loro introiti si sono impoveriti in maniera inaccettabile”.
In questi giorni gli informatori del farmaco hanno cercato anche contatti con il presidente del Veneto Luca Zaia e con l'assessore alla sanità Manuela Lanzarin. Chiedono un riconoscimento formale: “Vorremmo poter rientrare a pieno titolo fra il personale sanitario, in modo da superare una volta per tutte questa empasse – racconta Diana Valbusa – anche perché questo comporta a cascata altre opportunità: essere inseriti nel piano vaccinale, ad esempio, e quindi la possibilità poi di svolgere il lavoro con maggiore serenità e sapendo di non poter essere veicolo di contagio”. 

 

nr. 04 anno XXVI del 24 gennaio 2021

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