NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Fine crisi mai

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Fine crisi mai

Scriveva Mark Twain: “La realtà è più strana della fantasia, perché la fantasia è costretta ad attenersi al probabile. La realtà no”.

Con l’attacco all’Ucraina ancora una volta la realtà ha superato la nostra fantasia: finché non sono iniziati i bombardamenti, abbiamo tutti creduto che una guerra sarebbe stata improbabile. E invece. Ne avremmo fatto volentieri a meno, ma l’invasione russa e l’assedio di Kiev sono una forma di realtà allucinata che ha almeno un merito: di riportare il senso delle parole al loro significato originario.

Per due anni abbiamo tutti abusato, soprattutto noi giornalisti, del gergo bellico per descrivere la guerra al virus: pensiamo a quante volte abbiamo parlato o sentito parlare di trincea, offensiva, scudo, bunker, prima linea, battaglia. Ecco, da giovedì la trincea è tornata a essere una trincea, un bunker è un bunker e una guerra è solo e nient’altro che questo: una guerra. Una guerra che uccide e distrugge con i missili, i cannoni, i carri armati, le bombe, i fucili.  E noi abbiamo perso le parole: non ne troviamo più di buone per descrivere quello che accade e quello che proviamo.

Ogni guerra innesca una crisi e ogni crisi impone una scelta. Una scelta di campo. Se diamo un’occhiata allo specchietto retrovisore di questi anni che stiamo attraversando in apnea, sembra una ininterrotta sequenza di crisi: una reazione a catena innescata dal virus, proseguita con le nuove povertà, lo scontro su libertà, obblighi, diritti e doveri, l’altalena dei prezzi e delle materie prime. E ora la guerra, quella vera. Ogni volta che scorgiamo la luce in fondo al tunnel veniamo trascinati in un nuovo cono d’ombra, come se la nuova normalità fosse la straordinarietà, come se il nuovo equilibrio fosse l’assenza di equilibrio, come se la nuova stabilità che tanto inseguiamo fosse una successione di piani inclinati. E instabili. Viviamo il tempo delle crisi: siamo attrezzati per attraversarlo? La storia siamo noi, canta Francesco De Gregori: “Siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da raccontare”.

 

nr. 02 anno XXVII del 5 marzo 2022




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