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Leggo una dichiarazione del forse Premier on. Pier Luigi Bersani (Lettera 43): “TENIAMO IL FINANZIAMENTO». Le divergenze con i grillini sono molte, insomma. Compreso il finanziamento pubblico ai partiti, che cinque stelle (e Renzi) vorrebbero abolire: «La politica una qualche forma di sostegno pubblico deve averlo. Anche fosse per un solo euro, non sono disposto a rinunciare». Sono anni che questo argomento mette in fibrillazione la gente perché non lo vuole e i partiti, o meglio i dirigenti dei partiti, perché non vogliono rinunciarci. Va apprezzato, si fa per dire, l’atteggiamento di Bersani, per la sua chiarezza e coerenza. Lui il denaro del popolo italiano lo vuole per il suo partito, fino all’ultimo euro e del referendum di anni ormai lontani - 93% dei votanti si è dimostrato contrario a questo genere di finanziamento- per quel che lo riguarda non è altro che un ricordo da dimenticare. Se si vuole mantenere “una qualche forma di sostegno pubblico” alla politica, uno, meno preoccupante e meno irrispettoso della volontà popolare, c’è. Si disponga una qualche percentuale, come si fa per le onlus, lo 0,5 oppure 0.8 o qualsiasi altra cifra in percentuale su 1000 e chi lo crede opportuno metta la sua firma sulla dichiarazione dei redditi. Avremo modo così anche di sapere quanti italiani sono disposti a versare un soldo per il proprio credo politico. Non è una trovata eccezionale ma è pur sempre un modo di aiutarla questa politica, e così fare contento Bersani. Personalmente rimango, sul tema del finanziamento pubblico, del parere espresso sia dal Movimento cinque stelle sia da Renzi che, al contrario, vorrebbero abolirlo. Mi sembra una soluzione esteticamente più corretta e che potrebbe agevolare un processo di trasparenza e di uscita dall’agone e dal sottobosco politico di tanti personaggi ambiziosi e spregiudicati. Forse qualcuno comincerebbe a pensare che farebbe bene ad imparare un buon mestiere guadagnandone in salute e serenità d’animo. Non è cosa di poco conto.
