NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Un album di appunti e illustrazioni

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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GALLIANO ROSSET

Secondo lei perché è importante oggi tramandare alle generazioni future gli usi e costumi dei nostri padri?

«Perché erano legati alla produzione del cibo localmente, che era la principale attività vitale, cresciuta come civiltà contadina. Erano perfettamente integrati con gli aspetti di vita che ne derivavano. Ogni lavoro era preparato e poi svolto nel momento stagionale più propizio. Gli aspetti di vita erano inseriti nel mondo attivo, senza creare dissonanze, ma esaltando invece l'aspetto umano. Il mondo agricolo e popolare, senza poter avere una cultura che uscisse dai suoi confini, ne aveva costruita una affinandola, che riempiva tutta la vita, nei significati più alti».

GALLIANO ROSSET (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lei nel libro racconta le abitudini che scandivano le giornate, le stagioni e la vita. Cosa resta oggi della civiltà contadina dei nostri antenati?

«Quando la tecnologia ha eliminato velocemente le fatiche e i lunghi periodi necessari alle lavorazioni, nessuno aveva tentato seriamente di occupare il tempo libero che ne derivava, provando una cultura che innalzasse la massa popolare. Invece quel tempo fu occupato dai miti del consumismo che hanno completamente sfalsato gli obiettivi da raggiungere. Della civiltà contadina dei nostri avi resta oggi il desiderio insopprimibile di accostarsi ai prodotti migliori del territorio, di ritrovare momenti di aggregazione che si ritenevano perduti nelle dimensioni umane locali, di ricomporre le unità famigliari, altrimenti sciolte nell'acido del sistema di vita moderno che presenta continui falsi miti da raggiungere».

Lei scrive che in tre generazioni abbiamo dimenticato che gli attrezzi di un tempo erano necessari per vivere. Perché è accaduto questo?

«Abbiamo completamente dimenticato gli attrezzi che erano fondamentali per vivere. Perché abbiamo creduto che la tecnica moderna possa sostituire non solo attrezzature e fatiche di un tempo, e questo è bene, ma anche creare una nuova grammatica di vita che invece ci rende schiavi dell'effimero e del consumare tanto per consumare».

Molti giovani però stanno tornando alla campagna: forse hanno capito in anticipo che la civiltà dei consumi non ha mantenuto le sue promesse?

«Forse alcuni hanno già capito, facendo paragoni di accostamento, che la civiltà dei consumi è in realtà un immenso buco nero con dimensioni e valori opposti alla dimensione umana. Le promesse della civiltà dei consumi ci portano a risultati opposti ai valori umani più importanti, quelli che le persone più semplici hanno sempre messo al primo posto nella scala dei valori».

Nella prefazione Francesco Pretto, presidente del Consorzio Pro Loco Astico Brenta, scrive che il libro, coi suoi disegni, è utile anche ai giovani per capire come si viveva qualche decennio fa. Lei cose dice?

«Il libro con i disegni e specialmente con le posizioni di lavoro dovrebbe aiutare i giovani non solo a comprendere l'aspetto tecnologico sull'uso degli attrezzi, ma anche che quelle maniere di lavoro che erano frutto di secoli di esperienze pratiche e che quelle fatiche erano affrontate con la consapevolezza di essere l'unica strada per ottenere il cibo e migliorare il vivere della propria famiglia. Avere un campo di grano o di mais da raccogliere non era una faticosa maledizione, ma una fortuna da affrontare e vincere con la buona volontà, applicandosi in quelle fatiche».

GALLIANO ROSSET (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)



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