NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Fare la pace con la politica

di Mario Giulianati
21 dicembre 2013

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Interventi

MATTEO-RENZI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)E così prende l’avvio l’era di Matteo Renzi. Vinte le primarie, riunita l’Assemblea del Partito Democratico, l’assemblea dei mille, che non sono quelli di Garibaldi partiti alla conquista-liberazione della Sicilia e non si ritrovano a Quarto ma alla fiera di Milano, elegge la nuova dirigenza del PD e poi parte alla conquista (liberazione ?) dell’Italia. Matteo Renzi ha fatto il pieno di consensi alle primarie, di voti all’Assemblea, di delegati alla stessa, pare 700 delegati su 1000, di componenti la Direzione dove esiste una sua massiccia maggioranza, un pieno di applausi e un pieno di promesse. Promesse che con una maggioranza così forte negli organi di partito e con il pacchetto regalo di deputati ricevuto con l’ultima tornata elettorale celebrata con il defunto porcellum, non ha più alcun alibi se non riesce a portare i porto almeno una discreta parte delle cose che ha promesso agli italiani. Ma il momento dei messaggi forti, quelli che attirano l’attenzione di amici e avversari, che fanno scrosciare gli applausi, che fan si che alle primarie non ci vadano solo “quelli di sinistra” ma pure “quelli della destra”, questo momento fa parte per forza di cose, del passato. Ora, in quanto leader del partito di maggioranza relativa, dopo il restauro della facciata del suo palazzo, e magari dopo aver iniziato anche la messa in sicurezza delle fondazioni, dei muri maestri e portanti, inizia il momento di mettere a posto il tetto, non tanto del PD, ma quel tetto che rappresenta emblematicamente la sicurezza del futuro degli italiani. Il Giornale di Vicenza riporta una sua frase pronunciata a Milano ''Il voto degli elettori delle primarie è l'ultimo appello che ci hanno dato per dire: cambia il Pd per cambiare l'Italia. Non hanno votato solo il candidato ma il Pd, visto come unico interlocutore per un cambiamento senza se e senza ma''. Non sono del tutto convinto, solo in parte, da questa affermazione. Per qual che ne so, per diretta osservazione, non pochi votanti si sono recati alle urne proprio per votare il sindaco di Firenze, non il PD, perché lo ritengono una “ultima speranza”- E anche questo atteggiamento di parte dei suoi elettori se gli da maggior forza gli toglie contemporaneamente ogni possibilità di alibi se dovesse fallire. Al contrario trovo molto positiva, direi bella, un’altra sua dichiarazione ''Non si tratta di fare la pacificazione fra noi e Berlusconi, ma si tratta di fare la pace con gli italiani, di fare la pace fra i politici e gli italiani”. A parte l’accenno berlusconiano, mi piace interpretare questa affermazione come un impegno, indispensabile e assolutamente improrogabile, ad affrontare quello che è il problema centrale della nostra società: restituire fiducia nelle istituzioni; far si che la gente comune, quindi la stragrande maggioranza degli italiani, indipendentemente dalla personale scelta politica, ritorni a credere nello Stato “faccia la pace con la politica”. Non è per nulla facile ma sarebbe proprio una grande autentica rivoluzione. 



nr. 45 anno XVIII del 21 dicembre 2013

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