NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
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Interventi

La cena della beffa

di Mario Giulianati
19 luglio 2014

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Interventi

La cena della beffa

 

BASILICA (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)La Basilica Palladiana, monumento nazionale, che questa Amministrazione ha più volte dichiarato essere il centro per eccellenza per manifestazioni culturali, improvvisamente diviene ristorante per una cena “elettorale” dei sindaci di tutta la provincia, voluta e organizzata dallo stesso sindaco di Vicenza. L’uso disinvolto del celebre monumento da parte del sindaco fa riflettere se questo serve ai cittadini e al prestigio della città, oppure se il monumento serve non solo alla cultura ma, a piacimento di chi governa la città, anche per un uso elettorale, visto l’approssimarsi della elezione del nuovo consiglio provinciale e del suo presidente, proprio perché di questo si è discusso.

terrazza-bar-basilica (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)La stampa locale rileva che tra un piatto e l’altro alcuni sindaci hanno avanzata l’ipotesi di una “lista dei sindaci”, in primis il padrone di casa, che la ritiene una ipotesi suggestiva e interessante a prescindere dall’appartenenza partitica. Ipotesi suggestiva, ma astratta e teorica, di difficile interpretazione di trasparenza politica che non potrà essere garante della volontà di una linea programmatica voluta dall’elettore ma soprattutto del cittadino che lo ha eletto.

Infatti in questa circostanza l’elettore è portatore di una delega che gli proviene dal territorio, quindi di una espressione di volontà popolare che non può, sul piano etico, essere disattesa senza intaccare un principio fondamentale della democrazia. L’elettore ha affidato il proprio voto al sindaco o al consigliere comunale o provinciale perché ritenuto adeguato e credibile sul piano politico e amministrativo e ha il diritto di non veder tradito il suo consenso. In questa logica, l’interrogativo che ci si pone è quello della corretta distribuzione politica sul territorio della rappresentanza consigliare, a partire dalla presidenza. Una rappresentanza “sbilanciata”, cioè figlia della confusione politico amministrativa che invece avrebbe dovuto avere un impianto politico programmatico chiaro e rispondente al mandato elettorale, si troverà nella condizione di eleggere un organo di governo con difficoltà di operare sul territorio, con il dovuto e indispensabile equilibrio tra la decisione operativa e il controllo della stessa. Un esempio calzante è, se per ipotesi, a presiedere il futuro consiglio provinciale fosse il sindaco del capoluogo, magari con il supporto di altre figure forti, avremo una concentrazione di poteri talmente pesante e condizionante da escludere ogni forma di reale controllo non solo sui beni ma soprattutto sulle scelte, con un deprecabile decadimento del tessuto provinciale prevalentemente rappresentato dai piccoli comuni. Per tale ragione sarebbe auspicabile una indicazione unitaria della presidenza, sempre difficile ma possibile, se ricercata nei valori della vera politica, prescindendo dal potere dei partiti, ma non dal loro apporto, senza ricorrere a fantasiose liste “civiche”, di dubbia trasparenza, in tal modo potranno essere realizzate quelle scelte operative e di gestione senza squilibri nel territorio dell’intera provincia.

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