Recupero da un numero, datato ma non troppo, di La Nuova Vicenza, una frase del dott. Antonio Marco Dalla Pozza, assessore al territorio di Vicenza che mi pone un qualche interrogativo. Mente l’Amministrazione si spreca a dire ai quattro venti che è finalmente giunto il momento di dire “Stop al consumo del territorio. Vicenza deve puntare al riuso delle aree pubbliche e private oggi dismesse.” in realtà le cose non stanno così. Magari quando del territorio edificabile non sarà rimasto quasi nulla allora si dovrà, per forza, giungere a mettere un concreto stop alla edificazione, ma nelle intenzioni di questa Amministrazione, al di la delle belle e risonanti dichiarazioni, di concreto non vi è proprio nulla. Tanto che il Piano Interventi del 2013 rimane esattamente quello che era. In effetti, sempre prelevando da la Nuova Vicenza, si evidenzia come vengono sottratti alla agricoltura, circa 130.000 metri quadri di terreno, più altro terreno per le edificazioni in deroga, e altri ancora riferiti al PIUREA Pomari, ai BID e, perché no, anche al nuovo stadio o, almeno a quanto attorno gli verrebbe costruito. Quindi, ancora una volta, gran rumore e poca, o nulla sostanza. Passando infine all’ adeguamento alla nuova legge regionale sul commercio, che prevede l’utilizzo di aree di degrado per insediarvi centri commerciali di medie e grandi dimensioni mi soffermo sulla dichiarazione dell’Assessore Dalla Pozza che accennavo all’inizio. Dice l’Assessore, in riferimento a questo genere di insediamenti commerciali in centro storico, che potranno avvenire sono tra Corso Palladio e corso Fogazzaro (ovverossia dove attendono da tempo di trovare una soluzione sia l’ex Cinema Corso sia la Camera di Commercio, e forse anche l’ex Banca d’Italia), “Queste realtà non devono infatti distogliere clientela dai negozi del centro, ma, semmai, far loro da volano, e comunque sempre nel rispetto del valore storico ed architettonico della parte monumentale di Vicenza”. A parte la individuazione precisa, seppur non indicata, degli edifici interessati, a me sembra che questa sia scelta sia l’ennesimo colpo inferto al piccolo commercio e, direttamente, al centro storico che, come tutti i centri storici, si distingue proprio anche per questo genere di offerta commerciale. Pensare che i grandi centri commerciali aiutino la sopravvivenza di quelli piccoli e piccolissimi è semplicemente, ad essere buoni, una utopia. L’impressione che se ne ricava, da queste come da altre scelte della Amministrazione Variati, fortunatamente in buona parte rimaste ipotesi, è che si tenda a svuotare il centro storico dalle attività tradizionali. Non mi pare una scelta felice per la Città del Palladio.