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La Grecia dove ci porterà?

di Mario Giulianati
4 luglio 2015

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Interventi

Di questi tempi è l’argomento che si divide il grande spazio mediatico con un secondo argomento, almeno in Italia e, probabilmente, in non pochi altri Paesi sia europei che del mondo intero: lo spostamento di grandi masse umane che viene abbinato al terrorismo. Spesso impropriamente ma sempre più intensamente dalla opinione pubblica.

GRECO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Nel nostro paese la lettura, relativamente alla Grecia, avviene su due binari principali, ambedue posti sul terreno della unità europea. Per cercare di inquadrare il mio ragionamento, o piuttosto una mia considerazione, riporto del Wikipedia, questa nota “La Grecia è un Paese sviluppato, al venticinquesimo posto nella scala mondiale per indice di sviluppo umano e con un reddito pro capite di 24.260 $. È uno dei 51 Stati che nel 1945 hanno dato vita all'ONU, è entrata nell'UE nel 1981 (allora CEE), ha adottato l'Euro con gli altri Paesi nel 2002, è membro della NATO dal 1952, dell'OCSE dal 1961, è membro fondatore dell'Organizzazione della Cooperazione Economica del Mar Nero e un membro dell'Agenzia Spaziale Europea”.. Sotto il profilo della partecipazione istituzionale alla UE, ha le carte in regola. È indiscutibile che le abbia anche sotto il profilo storico-culturale. È indubbiamente una delle più importanti radici del nostro essere occidentali. Da anni si trova in una situazione economica difficilissima, e non risulta difficile, come per altro anche per qual che riguarda l’Italia, che questo stato di cose è frutto di errori, non di poco conto, fatto dalle classi dirigenti, politiche e anche non politiche. A Ballarò, ultima puntata prima della sosta estiva, si discusse della ipotesi che avvenisse il default, ovverossia il fallimento, dello Stato Greco, Ospiti importanti e significativi proprio in relazione al doppio binario sopra accennato.

LUIGI_ABETE (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica) Il Presidente della B NL, Luigi Abete, fa una considerazione, tra le tante, che mi pare piuttosto importante. Dice che il “problema economico” generato dalla situazione greca è minore di quanto non sia grave, e impattante sulla opinione pubblica, non solo italiana, il martellamento mediatico che prosegue da qualche tempo, in modo incessante e che questo genera una tensione, e una psicosi generale molto superiore, e grave, di quanto non sia il fatto di per se. Non rammento chi ha fatto una ulteriore considerazione, parlando del referendum indetto dal Governo Greco, proprio su questa loro vicenda e affermando che se il referendum viene inteso, come appare probabile, una sorta di voto contro la Cancelliera tedesca Angela Merkel, allora potrebbe essere addirittura un plebiscito al 99%.

cancelliera (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Questo mi porta sul secondo binario. Infatti, al di la delle posizioni assunte, anche in Italia, da partiti della Opposizione, di sinistra e di destra, ma anche da gruppi appartenenti alla Maggioranza, per questioni strettamente politiche locali, in realtà, a mio avviso, il si alla Grecia che protesta e si irrigidisce di fronte alla UE, è in effetti un no alla Europa identificata con la Cancelliera Merkel. Questo non torna certo a favore di una personalità politica che gode di un fortissimo potere in Europa ma che non lo sa usare per mantenere unita l’Unione e, con i giusti equilibri, renderla più omogenea e forte. Mi sembra anche che faccia capolino, in vari settori della vita politica, almeno in Italia, anche una sorta di ricerca di rivalsa sulla mancata “rivoluzione”. Quasi un rivelarsi di antichi, mai sopiti, sentimenti di rivalsa, che si riconoscono nell’azione esaltante, proprio perché dirompente, del premier greco Alexīs Tsipras, senza tener conto che, alla fine, la Grecia, pur con le tante ragioni che può accampare, ha certamente un debito economico, non indifferente, verso il nostro Paese. Due binari che sopportano treni che, pur interessando ambedue l’Europa e la sua unione, camminano in senso inverso. Il primo riaffermando la forza morale e culturale delle antiche e nobili radici. Il secondo riaffermando il fatto che questa Unione Europea non è in grado, proprio per salvaguardare quelle radici, di guardare con equilibrio e concretezza e sufficiente elasticità, al futuro.

 

nr. 26 anno XX del 4 luglio 2015



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