NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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I Marò

di Mario Giulianati
18 luglio 2015

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Interventi

I_MARO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Repubblica.it informa che sta scadendo il permesso per il Marò Latorre di rimanere in Italia. Scrive La Repubblica A sole 24 ore dalla scadenza dell'ultimo permesso di tre mesi concesso a Massimiliano Latorre per motivi terapeutici la Corte suprema indiana esaminerà domani, lunedì 13 luglio, due richieste legate all'iniziativa dell'Italia di attivare, dopo un impasse di oltre tre anni, un arbitrato internazionale presso la Corte permanente (Cpa) dell'Aja”. Difficile trovare parole nuove per sottolineare un qualche aspetto di tutta questa vicenda riguardante i due Marò italiani, in prima persona, ma che, moralmente, dovrebbe riguardare tutti gli italiani. Tanto è stato detto e scritto ma forse qualche cosa, almeno sulle responsabilità iniziali non è stato ancora reso noto. All’origine di una qualsiasi vicenda che coinvolga realtà diverse vi è sempre qualcuno che ne ha, almeno inizialmente una qualche responsabilità. Vi è, in Italia, chi sostiene, legittimamente, che in India le cose non sono procedute speditamente per ragioni politiche e che, quindi, la responsabilità è del Governo indiano oppure della Magistratura indiana. Altri accusano i vari Governi italiani che si sono succeduti in questi anni di aver giocato assai male la partita. Anche questa opinione è legittima perché, come per la prima ipotesi, i fatti parlano da se: i nostri Marò sono ancora nel limbo di un pronunciamento giudiziario che non si sa come avverrà e quando avverrà. Ma una cosa che non si sa è il nome e cognome di colui che ha autorizzato la nave dove erano imbarcati, per fare il loro lavoro-dovere, i Marò,ad ormeggiare in un porto indiano. Ora, è aperto un dialogo, si fa per dire, tra India e Italia, per utilizzare il sistema dell’arbitrato internazionale. Mi chiedo perché, visto che per i trattati internazionali il Governo Indiano non poteva rifiutarsi di accettare la proposta italiana, questa non sia stata avanzata, dai precedenti governi, appena ci si è resi conto che la situazione era sfuggita di mano. Vi è solo da augurarci che le cose ora vadano per il meglio. Non solo per il bene dei Marò, ma anche per l’Italia e gli italiani tutti. Forse proprio tutti non direi. Repubblica.it riporta anche questa informazione ripresa dall’ANSA, e precisamente “ Intanto in Italia hanno suscitato rabbia e indignazione le parole del segretario di Rifondazione comunista di Rimini, Paolo Pantaleoni, che sul suo profilo Facebook ha postato scritto: "Ma non è ora che impicchino i due marò?". Subito travolto dalle critiche, Pantaleoni ha cancellato il post e si è scusato spiegando che "si trattava di una battuta e mi scuso con quante e quanti l'hanno considerata un'affermazione seria", ma comunque si è detto convinto del fatto che "i marò debbano essere processati in India per i gravi crimini di cui sono imputati". Non commento la “battuta” del signor Paolo Pantaleoni, si commenta da sola, ma mi limito a pensare che è assai triste il fatto che in nome della libertà di parola, sacrosanto, si possano “postare” su Facebook simili frasi che suonano, a mio avviso, come un insulto alla stragrande maggioranza degli italiani.



nr. 28 anno XX del 18 luglio 2015



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