NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Laverda, una fabbrica in guerra

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Laverda Breganze

In sintesi, quello che alla fine ha preso forma sembra essere uno dei pochi casi di archivio industriale, relativo ai venti mesi di occupazione tedesca dell’Italia, conservatosi quasi integralmente e in grado di consentire una puntuale ricostruzione di fatti, rapporti commerciali, strutture organizzative e produttive, reperimento di materie prime e produzione di macchine. Questa prima e parziale indagine relativa al caso Laverda andrà necessariamente affiancata da una analisi del complesso della realtà industriale, vicentina e veneta, e dei suoi rapporti con le autorità di occupazione e con la Repubblica di Salò. Infatti, se ancora pochi sono i saggi storici a livello nazionale riservati alle implicazioni economiche e produttive dell’occupazione tedesca, non si conoscono studi organici riguardo alle vicende delle importanti realtà industriali dell’area veneta che furono, spesso loro malgrado, pienamente coinvolte nello sforzo bellico del Terzo Reich.

Laverda Breganze (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Ma entriamo nel vivo della vicenda. È l'8 settembre 1943, alle ore 19,45: il Maresciallo Pietro Badoglio, capo del Governo del Regno d’Italia, annuncia alla radio la firma dell’armistizio tra le forze armate italiane e gli eserciti alleati che stanno risalendo la penisola dopo esser sbarcati in Sicilia. La reazione delle forze tedesche del Terzo Reich, che la resa italiana ha trasformato da alleati in nemici, è immediata e fulminea. Già tempo, considerato che da parte germanica gli italiani erano considerati un alleato inaffidabile, era stato approntato il piano Axel (Asse) per l’occupazione della penisola. In pochi giorni l’esercito tedesco e i reparti delle SS prendono possesso di tutte le installazioni strategiche e impongono di fatto un ferreo controllo su tutta l’organizzazione economica e sociale del paese. Reparti speciali, già da mesi appositamente addestrati, provvedono a razziare tutto ciò che può servire all’economia tedesca messa a dura prova da tre anni di guerra e dall’intensificarsi degli attacchi aerei degli alleati. Oro, preziosi, opere d’arte, materie prime, scorte alimentari sono caricate sui treni e avviate in Germania. Molti impianti industriali nelle zone del centro-sud vicine al fronte vengono smontati e trasferiti anch’essi verso il Reich mentre le fabbriche del nord sono poste sotto il diretto controllo tedesco e destinate a produrre beni e materiali per l’esercito occupante.

A dirigere le operazioni di occupazione sono incaricati l’ambasciatore plenipotenziario del Reich Rudolf Rahn e il comandante delle SS in Italia generale Karl Wolff, mentre per seguire la gestione degli aspetti economici e produttivi viene chiamato il generale Hans Leyers, braccio destro del ministro tedesco degli armamenti Albert Speer. Sarà proprio Leyers a determinare la politica tedesca nei confronti delle strutture produttive italiane nei successivi venti mesi di occupazione del territorio italiano, fino alla fine del conflitto. Tra le autorità tedesche si delinearono due posizioni divergenti: da un lato si evidenziava la volontà di razziare tutto quanto poteva essere utile all’economia tedesca, compresi interi impianti industriali da smontare e portare via, dall’altro, e questa fu la posizione di Leyers, la scelta di mantenere efficiente l’industria italiana piegandola alle necessità dell’occupante.

Laverda Breganze (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Già il 9 settembre viene emanata la disposizione che di fatto blocca ogni attività economica e produttiva del paese sottoponendo tutte le transazioni economiche e finanziarie alla preventiva autorizzazione dell’occupante. L’erogazione dell’energia elettrica alle aziende viene ridotta del 50%, tutti i mezzi di trasporto sono requisiti, il commercio delle materie prime è sospeso, di fatto le industrie sono bloccate. Parallelamente centinaia di migliaia di soldati italiani presi prigionieri nei vari fonti di guerra e nelle caserme del Paese sono avviate con treni blindati in Germania per lavorare coattamente nelle industrie belliche. Nei mesi successivi anche gli altri lavoratori saranno progressivamente precettati per operare al servizio dell’organizzazione Todt nella riparazione dei danni dei bombardamenti e nella costruzione di fortificazioni.

L’Italia del centro-nord diviene di fatto una colonia tedesca con il ruolo di serbatoio di manodopera e riserva di beni e materie prime per il Reich. In particolare, oltre alla produzione bellica, è l’agricoltura e l’industria meccanica ad essa collegata ad essere oggetto di un’attenzione particolare per l’estrema necessità di alimenti da parte della Germania soprattutto dopo la perdita del granaio europeo costituito dagli stati dell’Est. L’industria di costruzione di macchine agricole, già di fatto inserita tra le attività di interesse bellico da parte del regime fascista, diventerà, nei mesi successivi all’occupazione, un obiettivo fondamentale dell’azione di controllo e sfruttamento dei tedeschi.  

Abbiamo incontrato l'autore del libro dialogando con lui.

 



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