NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Giulietta e Romeo secondo il Lemming

La compagnia, che ha sede a Vicenza, ha portato in scena ad Arzignano una pièce che ha commosso il pubblico che è stato coinvolto, ed è diventato protagonista, dello spettacolo

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Giulietta e Romeo, lettere dal mondo liquido

Anna Cappelli (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)@artiscenichecom

 

Mercoledì sera alla chiesa sconsacrata di San Bartolomeo ad Arzignano, per la rassegna di teatro contemporaneo Bypass è andato in scena “Giulietta e Romeo, lettere dal mondo liquido” realizzato dalla compagnia Teatro del Lemming.

Giulietta e Romeo, lettere dal mondo liquido (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Costruito in co-regia da Massimo Munaro e Chiara Rossini che lo interpreta, lo spettacolo prevede l’interazione del pubblico, che come sempre con il Lemming, viene provocato attraverso degli aspetti della nostra vita che riteniamo intoccabili e indiscutibili. Pièce profondamente coinvolgente e pubblico commosso.

 

Si parla di una Giulietta irachena, interpretata da più attrici. È un ideale che deve corrispondere a un modello, che poi dipinge anche Shakespeare: cioè la ragazza di famiglia che deve rispondere a delle aspettative

Massimo Munaro: “Giulietta e Romeo sono un mito, qualcosa di eterno, e ci siamo chiesti come riverbera oggi, qui e ora, allora abbiamo tante Giuliette e tanti Romei che abitano la terra anche se non vengono da Verona. È il caso di questo ragazzo iracheno che attraversa l’Europa fini ad arrivare a Calais e non può arrivare dalla sua innamorata in Inghilterra perché è clandestino quindi deve attraversare la Manica a nuoto. Abbiamo usato simbolicamente questo pesce in tutto lo spettacolo come il pensiero ossessivo dentro questa boccia, evocando questo ragazzo che, partendo dall’idea che non sa nemmeno nuotare, affronta questa grande traversata a nuoto. Sopravviverà? Non sopravviverà? Rimane questa grande domanda sospesa. È la sua impresa, questa Kleos greca che in qualche modo caratterizza anche Romeo e Giulietta che muoiono ma diventano eterni perché cercano e osano fino in fondo, che è la domanda che poniamo noi stessi agli spettatori: cosa saresti disposto a fare per salvare il tuo amore. Non è una cosa così lontana da noi, tutti i giorni siamo innamorati o abbiamo perso l’amore. Gli spettatori sono “costretti” a farsi questa domanda nel corso del lavoro".

Secondo me l’amore non è solo quello verso un’altra persona ma anche verso il futuro, verso qualcosa che non c’è: i due ragazzi sono lontani fisicamente ma anche nella storia perché i due personaggi dialogano in epoche diverse, perché una lettera è dell’ ‘800 (di John Keats del 1819 ndr) l’altra è del tempo presente.

Chiara Rossini: “Una lettera è presa anche dai NoTav”.

M.M.: “Una donna che difende la terra in cui vive. Ci sono tante forme d’amore, non solo verso la donna o l’uomo. È l’amore come senso della vita, cosa siamo disposti a fare per cambiare qualcosa, per essere felici, per fare in modo che questo mondo in qualche modo possa andare in un’altra direzione".

Poi c’è un altro aspetto: le domande da curriculum che vengono fatte a Giulietta, sono tutte quelle che servono a determinare l’eccellenza, i requisiti che si devono avere per entrare in una società avanzata. vediamo alcuni siriani che dicono: “sono laureato perché non dovrebbero accogliermi?”. Queste domande sono quelle della speranza, però il modo in cui vengono poste collidono con le sue aspettative, sono inquisitorie.

Giulietta e Romeo, lettere dal mondo liquido (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)M.M.: “Esatto. Sono le domande che vengono poste a ciascuno di noi, a qualsiasi adolescente oggi: se non hai fatto un master, dove vuoi andare se non sai almeno 3 lingue?”.

C.R.: “In tutto il lavoro ma in particolare in quella scena viene fuori il contrasto tra il titanismo di R&G e il mondo liquido in cui viviamo noi oggi, questo consumo dell’esperienza: “con quanti uomini sei andata a letto?”. È importante perché devi fare esperienza: ti sposi col primo uomo con cui sei stata?”.

M.M.: “È il rovesciamento della vera Giulietta che deve essere vergine".

C.R.: “Questa cosa è inaccettabile. Io ho dedicato 10 anni al mio lavoro: perché sei andato in profondità in una cosa? Perché ci credi davvero? Io vivo a Berlino, l’anno scorso c’è stata una grossa polemica sui giornali sul fatto che la gente avesse bisogno di esperire sessualmente o a livello relazionale molteplici modi di vivere l’amore. È come se tutto fosse diventato fugace: non c’è il “viaggiare”, c’è il turismo".

M.M.: “Fa a pugni con l’archetipo di R&G che invece resiste a tutto, come i nostri nonni che potevano essere fedeli tutta la vita a un’idea, a un amore o alla terra. Oggi cambiamo idea ogni 5 minuti".

Anche perché oggi tutto cambia in continuazione e lo scenario è imprevedibile.

M.M.: “Esatto, abbiamo voluto restituire questa idea di frantumazione, spiazzante nello spettacolo, quindi gli spettatori sono in questa centrifuga in cui siamo catapultati tutti i giorni".

C’è la scena in cui c’è l’incontro tra gli amati e c’è una coppia lesbica: questa scelta drammaturgica è stata fatta per evidenziare degli amori che vengono comunque contrastati oppure è una Giulietta che guarda se stessa e che dialoga con i sentimenti che sono dentro di lei?

M.M.: “Mah, tutte e due le cose. Oggi R&G potrebbe essere anche un amore omosessuale, perché no? È uno dei temi politici di questi mesi: dove si sposta la dimensione dell’amore? Poi è anche bella questa cosa che dici tu, che c’è uno allo specchio".

Il tema della guerra si scontra con l’inclusione tra le persone. C’è questo aspetto dell’amore che sprigiona un’energia che può essere positiva ma si arriva a un punto in cui si passa dall’altra parte e diventa negativa. Puntate molto, comunque, sull’accoglienza, sul prendersi.

M.M.: “In fondo quello che c’è sempre in gioco è la relazione tra attori e spettatori ma anche uno scontro. Qui ci sono dei momenti anche molto violenti nei confronti del pubblico, per il telefonino: se pensi che 20 anni fa nemmeno esistevano, oggi sembra che non possiamo nemmeno più vivere. Nel momento in cui ci domandano cosa saremmo disposti a fare e non ci fidiamo nemmeno a dare il nostro telefonino a degli attori vuol dire che comunque è qualcosa che ci mette in crisi come persone".

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