NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Monteviale dal Medioevo al 1800

Un puntuale e accurato studio di Stefano Corato sulla storia di un villaggio divenuto centro importante

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come appare oggi, una delle poche abitazioni civili dell'età Moderna ancora presenti nel centro del paese. Foto tratta dal libro

«Dagli anni Settanta, quasi a reagire alla perdita progressiva del segno e del senso del passato, si sono infittiti i libri di storia di piccole realtà, precursori di questo volume su Monteviale. Dagli anni Novanta, inoltre, si sono moltiplicate le iniziative istituzionali volte a contrastare questa rimozione del passato, fra cui il richiamo alla riscoperta dell'identità veneta e vicentina, e anche rivendicazioni di una maggiore attenzione alla storia veneta a scuola. Tutto bene, mi viene da dire a proposito di questi sforzi di rimedio, a patto di non postulare un “buon tempo antico” per sua natura astorico, e soprattutto, di non manipolarlo». È questo un brano significativo della presentazione che al volume di Stefano Corato “Monteviale dal tardo medioevo alla fine dell'età moderna” ha fatto il prof. Michael Knapton, docente di storia moderna all'Università di Udine. A queste parole si giustappongono quelle dell'autore del libro, che nella succinta introduzione scrive: «Lungi da me la pretesa di voler rappresentare con questo lavoro un'esauriente analisi della storia passata di Monteviale. Trattasi solamente di una serie di appunti dalla finalità divulgativa, che spero però riescano a delineare un pur breve profilo del nostro paese in età medioevale e veneta fino al 1797».

Alle pendici dei Lessini
L'autore delimita quindi in maniera molto precisa il campo della propria ricerca e della conseguente scrittura, ed è un fatto singolare e altamente meritorio in un panorama di consimili pubblicazioni apparse nel territorio vicentino e anche al di là di esso in cui di solito si proclama che vi si narra la storia del paese “dalle origini ai nostri giorni. Se c'era un “locus” che avrebbe potuto legittimamente permettere qualche divagazione sulla sua preistoria e protostoria è certamente Monteviale: posto in un luogo ameno alle ultimi pendici collinari dei Lessini, guarda stando al sole, regolarmente, come conviene al nostro emisfero, esposto a sud, il tratto di pianura un tempo palude, dalla quale emergevano i “motton” che hanno dato origine ai primi insediamenti di Vicenza, fatalmente esposta a nord. Pare che nessuno abbia fatto ricerche e rilevazioni sui possibili abitati antichissimi del colle di Monteviale, e quindi manca ogni riferimento archeologico e perciò ogni documento. Correttamente, perciò, Stefano Corato, non avendo clamorosi titoli accademici, si guarda bene dall'avventurarsi in sempre pericolose congetture, come sarebbe quella di una romana via Postumia che, andando dalla bassa Lombardia ai confini orientali del “venetorum angulus”, per evitare le bassure paludose preferiva correre sempre a mezza costa sulle  ultime pendici collinari, e quindi doveva passare anche per Monteviale.

Le prime testimonianze
Poiché le prime testimonianze sul terreno e le prime documentazioni scritte si riferiscono al castello di Monteviale, opera medioevale di difesa che forse non era soltanto adibita a raccogliere i valligiani in occasione delle scorrerie di barbari, specie degli Unni e degli Ungheri, ma faceva parte di un più ampio sistema probabilmente organizzato dalla stessa Vicenza, è di qui che parte la narrazione storica di Stefano Corato, che tuttavia pare spesso fermarsi al racconto di vicende anche minuscole riferite al villaggio sorto intorno al castello, con scarsi riferimenti ad una storia più ampia che riguarda le vicende di Vicenza nel complesso e tormentato periodo medioevale e comunale. Ma è quando mette fini al suo racconto fermandolo alla fine dell'età moderna, cioè alla rivoluzione francese, che l'autore è costretto ad allargare il campo della sua percezione storica.

Le razzie napoleoniche
È infatti proprio lo sconvolgimento arrecato nel tranquillo e quadricentenario dominio veneziano dall'invasione delle truppe napoleoniche, che con razzie e requisizioni non risparmiarono neppure Monteviale, a segnare la fine dell'autonomia amministrativa del piccolo Comune. Oppressa dalle angherie dei nuovi occupanti, la popolazione decise nel 1811 di trasferire la sede del Comune a Gambugliano, che sembrava meno sottoposto a pericoli e a minacce. Quello che era sembrato un saggio divisamento si rivelò invece un provvedimento destinato a far sparire Monteviale dall'elenco delle comunità vicentine con propria autonomia amministrativa. Dopo l'occupazione francese e il lungo dominio austriaco, Monteviale attese fino al 1906, quasi mezzo secolo dopo il ritorno del Veneto all'Italia, per ridiventare Comune. Ma questo lungo intervallo, quasi secolare, legittima certamente il Corato ad interrompere la sua storia di Monteviale, che magari potrà continuare per il periodo che riguarda  i due ultimi secoli preferibilmente con lo stesso autore.

Le storie e la cronaca
Egli infatti, particolarmente nel puntuale e accurato resoconto della storia di Monteviale negli ultimi due secoli del dominio veneziano, dimostra una grande capacità di ricerca, che, unita ad una prosa del tutto piana ed aliena da abbellimenti di qualsiasi genere e all'espressione di un affetto indubbiamente filiale per il paese natale, la sua gente e le sue storie, fa di questo libro uno spaccato vivace e genuino di una società agreste quale fu e quale in parte ancora rimane Monteviale. Oltre ai dati demografici che illustrano partitamente lo sviluppo progressivo della comunità, Stefano Corato riporta dagli annali del Seicento e del Settecento, dalle carte dei tribunali e da quelle della parrocchia, gustose storie di cronaca, spesso nera, che testimoniano la vivacità di una popolazione che nel corso dei secoli ha mantenuto questa sua principale caratteristica. Non solo Monteviale, ma anche i montevialesi di ieri escono da queste pagine con una vivezza straordinaria, e questo libro che intendeva essere di storia, e infatti lo è, si rivela anche un libro di cronaca, di storie vere che rifioriscono qui, attraverso la penna sapiente e spesso arguta di un montevialese innamorato della sua piccola patria e della sua gente.

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