NR. 41 anno XXVIII DEL 25 NOVEMBRE 2023
la domenica di vicenza
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Raffaele Paganini e l’autobiografia
in punta di scarpette

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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Raffaele Paganini e l’autobiografia in punta di sc

Ma possibile che la cosa sia così equivoca?

«Sì, perché se non sei cresciuto a pane e danza non riesci a capire. Mia madre è una cantante lirica e ha provato, riuscendoci, a farmi diventare un melomane, ma io l'opera non la conosco. Quando andavo a teatro con lei, ogni tanto la vedevo che diceva cose  tipo: "Ahia" e io non capivo. Lo stesso le mie sorelle quando assistono insieme a me ad uno spettacolo di danza. Il merito dei talent sta nel fatto che il pubblico ha capito che la danza è una cosa importante e bella, che dietro c'è tanta fatica e tanta professionalità. Se  oggi ci fosse una persona competente come Vittoria Ottolenghi, un programma come ‘Maratona d'Estate' sarebbe seguitissimo».

Lanciamo un appello!

«Eh si!»,

La coreografia di questo spettacolo è affidata a Mvula Sungani, giovanissimo italiano di origine africana che ha avuto esperienze di lavoro con personaggi incredibili: ha ballato con Ginger Rogers a soli 13 anni e si è esibito durante i concerti di Ella Fitgerald, Stevie Wonder, James Brown e ha lavorato anche con Zeffirelli.  In questo spettacolo viene data molta importanza a danze di tipo un po' più etnico, come  il sirtaki.  Secondo lei, le danze etniche possono essere importanti nella nostra cultura coreutica come lo sono per esempio le lingue morte per la letteratura occidentale?

«La danza classica è il latino e il greco della danza: attraverso il classico si può accedere a qualsiasi disciplina. Chi non ha una base di classica è penalizzato: non riesci a fare un grand battement o un développé se non lo hai studiato, la gamba non la alzi perché la muscolatura non è preparata. L'unica  disciplina che non ha bisogno di una base classica è l'hip hop, che non è propriamente una danza ma un misto tra un fight e un ballo. Io riporto tutto nella danza classica, anche il tango argentino e le altre danze etniche».

Lei ha portato una sintesi di un suo spettacolo,"Dal Tango al Sirtaki", qualche anno fa, nel carcere di Spoleto, concentrandosi soprattutto sui tanghi. Lei disse, in un'intervista, che il tango ha delle figure geometriche che le ricordavano la geometria dei rapporti che ci sono tra le istituzioni e i detenuti. Cosa le ha lasciato l'esperienza di esprimersi col corpo liberamente per persone che invece hanno una possibilità di movimento circoscritta?

«In quel periodo ero al Festival di Spoleto e si colse l'occasione per fare questa cosa. Erano tutti ergastolani, è un carcere di massima sicurezza; sono passati alcuni anni ma mi sono rimaste impresse delle emozioni fortissime. Una è quella di vedere questi uomini che probabilmente non avevano mai visto uno spettacolo di danza, così affascinati. Un rigore, un'educazione, una tranquillità nel ricevere questo dono. Poi un'altra che non dimenticherò mai: si avvicinò un uomo che mi disse che la differenza tra me e lui era un solo secondo, un secondo prima del quale lui era una persona come me; lui non si fermò a riflettere e in un attimo, mi disse, ha ucciso una persona ma anche se stesso. Quest'uomo non era un delinquente, era una persona normalissima come me e come te. Questa cosa mi ha sconvolto e non la cancellerò mai».

Lei ha lavorato con artisti come Carla Fracci, Nureyev, Béjart. Da artisti così si impara sicuramente moltissimo, ma un artista giovane cosa può insegnare a un grande maestro?

«Può regalare una fantasia. I ragazzi prendono da me tutto quello che possono, mi svuotano e mi regalano questa voglia di dare. Poi bisogna far capire che la danza è di tutti ma non per tutti. Non bisogna fossilizzarsi: io sono ottavo di 11 fratelli, abbiamo cominciato in 8 e siamo arrivati in 4. Gli altri sono contentissimi così, perché sentono che hanno comunque un fuoco che arde dentro e che altri non hanno. La tecnica è importantissima ma ciò che conta è l'emozione: se un artista mi emoziona, ha vinto lui».

nr. 06/15 del 20 febbraio 2010

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