È cosa abbastanza rara che un libro tipicamente bassanese veda tre edizioni nel giro di otto anni (la prima è del 2002 e la seconda del 2007). Gastner è il più popolare degli autori bassanesi per la sua capacità di raccogliere, dalla viva voce dei contadini, dei montanari e dei valligiani, i racconti, spesso dolorosi se non tragici, nati dalla vita e dall'esperienza della gente della Val del Brenta. I suoi racconti hanno quindi il sapore e il calore della vita vera, anche se alcuni sono frutto di fantasia, come il primo "La volpe bianca" che vive nella dimensione del mito e della favola. Il nonno conduce il nipotino a vedere la volpe bianca che appare e scompare, come un sogno o un miraggio o un parvenza magica e lontana. L'essenziale è il senso del mistero e dell'attesa, che si traduce in racconti che sanno di mito e di leggenda. Il tutto immerso in una natura sempre antica e sempre nuova, che si rinnova e si riproduce, mentre le vite degli uomini si fanno sempre più stanche ed evanescenti. Quello che rimane sono le radici della nostra gente e della nostra terra che il libro recupera e ripropone con l'incanto del fluire incessante ed eterno delle stagioni.
Lo stile popolare, sobrio, asciutto, povero e antiletterario di Gastner scandisce una tragedia nota a molti nella Valle del Brenta: l'emigrazione. Il viaggio duro e lungo in treno. Poche parole, tanti pensieri e forse tante speranze. Tutte deluse. Un lavoro umiliante, una soffitta fredda e inospitale. Ma la madre non deve sapere niente e deve credere che suo figlio ora ha finito di tribolare. E scrive una lettera piena di meraviglie, dove tutto andava bene e le cose procedevano per il verso giusto, come se suo figlio fosse approdato nel paradiso terrestre: "Cara madre, sono arrivato in Svizzera sano e salvo. Il viaggio tutto bene, le carte erano a posto, non mi hanno fatto aspettare molto. Sapete che c'è ancora la neve sulle montagne?".
A questo punto colpo di scena. L'imputato chiede di parlare e di conferire direttamente con il giudice. Sconcerto generale. Il presidente chiede al povero cristo di consultarsi prima con il suo avvocato. Ma il montanaro, visto che era già condannato, intende vendere a caro prezzo la sua pelle e dice che lui con quella storia del contrabbando non c'entrava niente e che stava andando incontro tranquillamente ai finanzieri perché in cerca di legna. Il giudice sospetta che i finanzieri gli abbiano portato davanti il solito capro espiatorio e chiede a quanta distanza si trovava l'imputato dalla refurtiva. Il brigadiere risponde: "circa cinquecento metri". "Cinquecento metri", sbotta il giudice. E quella sarebbe una prova di colpevolezza. I finanzieri tacciono. Il giudice li guarda con uno sguardo accusatorio e assolve l'imputato. Una volta tanto la giustizia si è schierata dalla parte dei deboli e degli indifesi.
nr. 06/15 del 20 febbraio 2010