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La questione della Rete museale Alto Vicentino rimbalza da un verbale di direttivo, direttamente alla prospettiva futura di questa organizzazione che si ripromette di dare impulso alla cultura del territorio. Quando il presidente della Rete Alberto Ferrigato dichiara che la posizione di Schio non è più da interlocutore tecnico e collaborativo, ma si trasforma in una scelta di carattere prettamente politico apre una pagina del tutto nuova per la Rete. Nel senso che se qualche mugugno sulla partecipazione a certe condizioni economiche Schio lo aveva già espresso, ora le cose cambiano di sostanza: c'è un nuovo assessore (Formento ha sostituito Bonato) che esprime in consiglio una linea del tutto inedita almeno nel momento in cui sostiene di ritenere che sia «da dilettanti occuparsi in questa sede di queste cose; della promozione si dovrebbe occupare l'ufficio stampa»; fatto salvo il concetto, osserva SUBITO DOPO Ferrigato, che un ufficio per la comunicazione non esiste, per cui... Ma è il tono che irrita il presidente, il quale ce lo ha spiegato direttamente nella scorsa puntata. Oggi sentiamo che cosa ne dice Schio, ma anche che cosa ne dice Valdagno, vale a dire i Comuni di dimensione maggiore in tutta l'area della Rete. Come si potrà notare, c'è una certa copincidenza di opinione sulla necessità di andare a verificare la funzione, i costi, i meccanismi e, in una parola, l'efficacia della Rete nove anni dopo la sua creazione. Ecco che cosa dicono gli assessori alla cultura dei Comuni di Schio e Valdagno, Pit Formento e Maria Cristina Benetti sul momento, il ruolo e il futuro presumibile della rete museale Alto Vicentino.
«Ai Comuni della Rete Museale dell'Alto Vicentino come Comune di Schio abbiamo lanciato un messaggio: sediamoci attorno ad un tavolo e valutiamo il percorso fatto, la situazione presente e gli obiettivi reali della Rete. Dopo nove anni, non mi sembra che ci sia nulla di male nel proporre una riflessione e fare una verifica approfondita sul lavoro svolto fin qui. Soprattutto se consideriamo le difficoltà che tutti i Comuni si trovano oggi ad affrontare in fase di bilancio. Vanno fatte delle scelte e questo è ancora più necessario nel campo della cultura. Prendiamo il caso del nostro Comune. Ogni anno Schio partecipa alla Rete con un contributo di circa diecimila euro: una cifra più che significativa all'interno della voce "cultura" del bilancio comunale. Soprattutto in questo periodo di crisi, razionalizzare le spese e gli obiettivi è quindi un nostro dovere. Ma la questione non è solo di cassa. Per la Rete una riflessione oggi può essere strategica per verificare la situazione dopo nove anni di lavoro, valutare le esigenze delle singole realtà e gli obiettivi, analizzando i punti di forza e di debolezza. Non credo che Schio sia l'unico Comune a sentire questa esigenza e a pensare che alcune cose possano essere riviste e modificate. Dobbiamo fare di necessità virtù e questo può essere il momento giusto per ripensare e adeguare il funzionamento e i meccanismi della Rete alle esigenze e alle richieste che il territorio ci pone oggi. In questo senso la notizia dell'interessamento da parte della Provincia è sicuramente un bel segno che speriamo possa tradursi in un sostegno concreto. Nel frattempo ai Comuni soci chiediamo di incontrarci per valutare assieme se la Rete, così com'è oggi, sia davvero lo strumento più idoneo per la valorizzazione e la promozione delle realtà museali del territorio».
«La posizione di Schio nell'ultimo incontro ha aperto la necessità di un confronto sulle finalità e sulle modalità di lavoro della rete museale. Francamente definire malumori quelli che sono emersi mi sembra eccessivo. Certo, di fronte alla posizione di Schio, ci siamo ripromessi di confrontarci come rete discutendo e valutando gli aspetti positivi e negativi della stessa ai fini di una nuova valutazione e, dove necessario, riorganizzazione alla luce delle difficoltà economiche attuali. Molte sono le amministrazioni che si sono rinnovate in questo anno e i rispettivi nuovi rappresentanti nella rete dovranno responsabilmente lavorare in questo senso senza affossare il lavoro svolto in questi anni, tenendo conto dei ragionamenti fatti finora e cercando di portare il proprio contributo di idee e proposte. Credo non si debbano prendere decisioni affrettate ma ragionare in termini più ampi - di rete appunto - al fine di valorizzare le realtà museali del territorio».
Nella prossima puntata vedremo invece che cosa hanno da dire gli altri Comuni, quelli più piccoli: ci stanno a dividere equamente le spese o le loro casse, come prevedibile, non permettono alcun volo fuori dai binari di bilanci sempre più in difficoltà? Ci sono altri dodici Comuni coinvolti: tra l'area valdagnese e tutta quella della pedemontana passando per Marostica e per le valli dell'Astico e del Brenta, una diffusa realtà di radici culturali, tradizioni e patrimoni d'arte e di umanità.
nr. 08 anno XV del 6 marzo 2010