NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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“Come una brezza leggera”:
poesie di Amedea Regazzo

Il richiamo a Zoran Music nelle composizioni con immagini artistiche di Paola Volpato propone un importante messaggio stilistico

di Mario Bagnara
mario.bagnara@fastwebnet.it

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Il fortunato esordio letterario di Amedea Mantovan Regazzo è avvenuto con A piedi nudi sulla madre terra. Appunti di viaggio, ma non solo, opera prima in prosa del 2003, frutto della sua grande passione per la scoperta di paesi anche lontani dal turismo di massa, dei quali, come ella stessa precisa, «veri protagonisti non sono i luoghi, ma le persone, la vita, la "cultura"». È seguita nel 2005 la prima antologia poetica Il respiro del mare. Poesie, suggerita dalla contemplazione del mare di fronte al quale «immersi nel silenzio, si può ascoltare vibrante la voce dell'anima». Nel 2007 la sua voce poetica si è unita a quella di altre due poetesse, la vicentina Carla Galvan e la serba Rada Rajić Ristić, nell'antologia Ai confini della memoria che, pubblicata a Belgrado in lingua italiana e serba, nel corso della presentazione anche nella capitale serba ha ottenuto dal Ministro della Cultura un prestigioso riconoscimento ufficiale.

Ed è proprio a questo evento che si riferisce l'ultimo componimento (Belgrado 2009) della sua nuova silloge poetica il cui titolo, Come brezza leggera, essenziale ed incisivo, esprime chiaramente la concezione estetica dell'artista la quale nell'esergo iniziale spiega: «Come brezza leggera, i versi accarezzano l'anima, liberano i pensieri della mente, superano le barriere del tempo. Tutto l'essere vive nella dimensione intangibile dell'interiore, in una espansione assoluta di libertà».  


Come una brezza leggera anche in Zoran Music

È veramente sorprendente l'affinità concettuale di questa dichiarazione, sicuramente, come il titolo, già abbozzata qualche mese fa, con quella di una frase che campeggiava in uno dei pannelli illustrativi dell'affascinate mostra dedicata, fino allo scorso 7 marzo, dall'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, a Venezia, nel Palazzo Loredan di Campo S. Stefano, a Zoran Music per il centenario della nascita. Questo l'auspicio del grande artista, nato cento anni fa a Gorizia e formatosi poi a Vienna e a Zagabria, per finire la sua attività a Venezia nel 2005: «I wood like to be rebembered as a light breeze» («Vorrei essere ricordato come una leggera brezza»). E in effetti la "brezza leggera" che si coglie nelle opere di Music, pervade in un certo senso anche le poesie di questa raccolta: una sensazione che, in perfetta sintonia con l'amica Amedea, Paola Volpato, artista veneziana che per la sua polivalente produzione artistica da venticinque anni va mietendo successi in Italia e all'estero, interpreta bene e arricchisce con le sue suggestive immagini astratte, a partire da quella di copertina (Abito il tempo).


Poesia come rasserenante testimonianza della realtà

Per Amedea Ragazzo la poesia non è però evasione dalla realtà quotidiana e storica: solitudine, angoscia, illusione, vana ricerca della felicità, visioni di guerra (oltre che a Belgrado, anche a Gerusalemme nel Museo dell'Olocausto) pervadono i suoi versi e potrebbero indurre ad una visione prettamente pessimistica. Ma anche da queste poesie, come da quelle delle precedenti raccolte, giungono messaggi rasserenanti che fanno riscoprire il senso della vita, il suo "filo dorato" che «interrompe il silenzio del nulla/ col profumo della speranza». Ecco allora trionfare i rasserenanti sentimenti dell'amore («Chiamami amore/ e dimenticherò i segni del tempo/...e calore di luce/ riscalderà il mio silenzio») e soprattutto dell'amicizia («Ma quando il cielo è più buio/ i veri amici/ quelli dei momenti duri/ consolano la tua solitudine/ e sciolgono in un soffio di calore/ il gelo della tua giornata»). La solitudine del vecchio sconosciuto addirittura «si consola nell'affetto/ del cane/» che gli «cammina accanto». 

Ad avvalorare ancor di più tale sensibilità umana, sempre presente «è amore divino,/ che conforta/ in un tenero abbraccio/ ogni essere del Creato»: un'armonia cosmica, una specie di "profumo" che Amedea riesce a cogliere non solo nelle esperienze di viaggio (in Sicilia, Siria, Palestina, Messico, Sahara africano...) il cui ricordo «inebria la mia mente / e libera la fantasia», ma anche nei più comuni aspetti della natura con la quale intesse un profondo rapporto idillico-religioso: in Parole dietro la luna «la mente si perde inebriata/ nello spazio infinito», la neve stessa, nell'omonima poesia, «rasserena/ con una fugace immagine/ di assoluto».

Molto precisi gli inviti poetici a superare l'angoscia esistenziale: «Riposa mente inquieta/ respira il profumo della vita/ ascolta la voce del profondo/ esci dal buio del silenzio/ vola nell'immenso turchino/...sciogli i nascosti pensieri/ in un alito di luce/ nell'infinito» (in Respiro); «Abbandonati pigramente sul prato/ per dialogare con i fili d'erba,/ coricati sulla sabbia dorata/ per accarezzarne i granelli lucenti,/ contempla le onde impetuose/ per enumerarne gli spruzzi, immergi lo sguardo/ nella volta del cielo/ per contarne le stelle./ Ti sentirai piccino di fronte al Creato» (in La tua storia).

Cosmica è anche la visione dell'acqua che continua... possente «il cammino verso il mare/ ad annegare nell'immenso/ il bene ed il male del mondo» (in Acqua).

Sono messaggi che, esaltati dall'efficace cura stilistica e in particolare dall'accattivante musicalità dei versi sciolti e liberi, non lasciano indifferente il lettore.

nr. 11 anno XV del 27 marzo 2010

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