La storia di Marco Vicentini è una storia... vicentina senza intoppi o distrazioni. Uscito dal Pigafetta e di professione chimico/fisico, non ha scelto la sua attuale attività fino al 98. Ha lavorato nell'industria, a Cavazzale, ed è stato un impegno lungo 17 anni. Dopo di che ha girato pagina e affrontando un futuro del tutto diverso: ha scelto di diventare editore. La Meridiano Zero è nata appunto nel 98, si è installata a Padova, si è aperta una strada non secondaria prima nel settore del noir, poi piano piano si è allargata secondo una progressione che in termini comprensibili a tutti si traduce come segue: lavorare tanto, sempre, magari anche di notte.
Il livello attuale di Meridiano Zero giustifica la scelta di Marco Vicentini, lo ricompensa ampiamente per il coraggio imprenditoriale e culturale che sta alla base dell'investimento per tutta questa significativa operazione. Mentre fa il suo ingresso nelle librerie un libro di poesie firmato da Antonio Stefani e del quale abbiamo detto la scorsa settimana, l'editore vicentino/padovano dimostra che di scelte diversificate e intelligenti non si muore. Dice che tanta è la forza del saper mantenersi rigorosamente aderenti alla propria linea editoriale che paradossalmente di un nuovo Dostoevskij non saprebbe che farsene, non potrebbe gestirlo. Mentre sa benissimo che cosa fare di tutto ciò che in quella linea rientra corrispondendo alle aspettative di un pubblico che difatti è il suo: «È essenziale mantenere un profilo coerente, un filone riconoscibile, perché siano per una casa editrice di questa dimensione la misura ideale e la risposta alla domanda reale». All'indirizzo di Meridiano Zero arrivano un migliaio di manoscritti all'anno: «Per valutare correttamente bisogna vedere tutto ed è quel che faccio. È un lavorare faticoso ma di passione, estremamente coinvolgente. In questa logica non posso mai pentirmi di aver lasciato andare qualcosa che poi ha avuto successo per altre vie e altri indirizzi. Se non ho tenuto quel tal manoscritto è perché non rientrava nelle cose che facciamo qui. Il pentimento da questo punto di vista non può esistere».
Siamo naturalmente nel campo dell'artigianalità del lavoro editoriale, con qualche bella escursione nell'artisticità. Il fare bene le cose, il farle meglio, magari costa moltissimo dal punto di vista della fatica ed erode qualche risorsa finanziaria in più, ma resta un'esclusiva intoccabile e irraggiungibile del piccolo editore. Non può permettersi tutto questo una grande casa editrice. Ed è chiarissimo.
Vicentini fa un esempio -a parte l'ultimo caso di Antonio Stefani- che si riferisce a Luigi Balocchi il quale ha scritto per Meridiano Zero "Il Diavolo Custode": «Per me è stato un lavoro eccezionalmente stimolante, bello, con un linguaggio misto tra dialetto e poesia che dipinge una realtà passata dell'Italia di raro fascino, anche se si tratta di un quadro a volte crudo e impietoso». Un libro come questo, antieconomico, il grande editore non se lo potrebbe permettere. Il piccolo invece sì. E ne trae una soddisfazione difficilmente descrivibile o eguagliabile.
Il prezzo da pagare a parte la fatica? Il fatto di essere sempre e comunque un punto di transito per gli autori destinati in futuro a vendere molto: qui approdano e hanno successo, trovano il trampolino per un lancio che li porta a firmare contratti con grandi editori. Normale e scontato.
Finiamo con una annotazione statistica così come viene descritta nel sito della casa editrice. Poche sigle (o nessuna) si sono dedicate così coerentemente alla scoperta del noir come la Meridiano Zero fondata nel ‘98 da Marco Vicentini; per la continuità delle scelte il lavoro della editrice padovana ha contribuito al definitivo sdoganamento del "genere". Con 150 titoli in 10 anni, autore di punta Derek Raymond (1931-1994) è nella collana Meridianonero che compaiono "noiristi" doc: Christopher Brookmyre, James Lee Burke, René Frégni, Jason Starr il "James Cain del 2000", Kem Nunn, parecchi dei quali rimasti fedeli alla "casa". Ora in libreria "La gabbia delle scimmie", hard boiled Usa di Victor Gishler, new entry per l'Italia; in autunno, tra altro, una black comedy di Carl Hiaseen. E saranno sempre più di scena gli italiani non solo nel thriller (Petrella, Formisano), ma nella collana "Primo parallelo" che punta su Luigi Carrino già comparso con "Acqua storta" e atteso per Natale con Amore di donna, storie di "diversi" in uno spaccato sul Meridione: narrativa "generalista" con qualche scarto anche qui nel noir perché, è il Vicentini pensiero, «Il noir non va frainteso con la violenza, è "un'atmosfera", esprime il senso di una fatalità ineluttabile, una dannazione». Lo scritto è di M. Appiotti.
E qui concludiamo, ricordando che l'ultimo prodotto in ordine di tempo della casa editrice padovana, in controtendenza rispetto all'elenco appena descritto, è il libro di poesie firmato da Antonio Stefani con il titolo "I Blues Del Quartiere". Un tuffo nella vicentinità, quasi a confermare che esiste anche una territorialità nella gamma dei parametri possibili o addirittura obbligatori che guidano il lavoro e le scelte dell'editoria di questa dimensione e caratteristiche.
nr. 12 anno XV del 3 aprile 2010