NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Incontro ravvicinato a Vicenza
con il poeta Edoardo Sanguineti

A Palazzo Leoni Montanari ha presentato, con la musica di Stefano Scodanibbio, l’esecuzione per voce recitante e contrabbasso, le sue composizioni “Postkarten” e “Alfabeto apocalittico”

di Gabriella Bertizzolo

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Incontro ravvicinato a Vicenza<br>
con il poeta E

A volte può essere vantaggioso trovare posto solo nella sala attigua a quella - in questo caso il Salone di Apollo di Palazzo Leoni Montanari - che ospita l'evento, l'esecuzione per voce recitante e contrabbasso di Postkarten e Alfabeto apocalittico ad opera degli stessi autori: Edoardo Sanguineti (testi) e Stefano Scodanibbio (musica).

Sì, perché nel maxi schermo che restituisce ingrandita l'immagine del poeta, si può osservare in sacro silenzio ogni minimo impercettibile movimento del volto diafano e sanguigno del grande poeta genovese assente da Vicenza da un ventennio. «Un illuminista contemporaneo, poeta ancora dell'avanguardia, che non si accontenta mai della propria produzione continuamente rinnovata» esordisce Stefano Strazzabosco, efficiente curatore anche della seconda edizione di Direpoesia. Solo per scrivere qualche veloce appunto ho distolto lo sguardo dal volto dell'autore ottuagenario sempre ritto in piedi nonostante la gamba destra poggi sulla stampella, tacita ma efficace testimone del lungo periodo di immobilità dovuta ad una frattura. Il viso del poeta (nonché prosatore, traduttore, saggista, tragediografo e vivace uomo politico) è una maschera impietosa che nulla nasconde al passare del tempo, bellissima proprio in questa sua struggente tragicità. Nell'ampia e spaziosa fronte che sovrasta due tondeggianti e perfetti archi sopraccigliari incanutiti come i capelli è assorbito un caleidoscopio di culture, lingue, militanze civili e politiche. Sotto, in leggera rientranza, due palpebre rigate da sottili capillari solo a volte si riavvolgono per lasciar fuoriuscire le pupille in direzione di Stefano Scodanibbio, perfetto co-autore del percorso parallelo, non illustrativo, una miscela di composizione e improvvisazione, un magma poetico-musicale che avvolge le sale delle muse. Sotto l'inconfondibile naso, una fessura che si apre e chiude per fare uscire in una lettura antiretorica un flusso di parole sperimentate e sperimentali, alluse e allusive, ritmiche ritmate e a volte rimate, e soprattutto sempre ri-nate. Inizia da Postkarten (1997), sorta di variazioni (cartoline) su tema cromatico sostenuto da una linea d'orizzonte acuta, in suono armonico, sempre presente. «24. ho insegnato ai miei figli che mio padre è stato un uomo straordinario: potranno raccontarlo, così, a qualcuno, volendo, nel tempo: e poi, che tutti / gli uomini sono straordinari: e che di un uomo sopravvivono, non so, / ma dieci frasi, forse (mettendo tutto insieme: i tic, / i detti memorabili, i lapsus): / e questi sono i casi fortunati 50. ho fatto passi indietro da gigante, in questi mesi: il mio cervello / trema come marmellata marcia, moglie mia, figli miei: / il mio cuore è nero, perso 51 chili: / ho messo la mia pelle / sopra i vostri bastoni: e già vi vedo agitarvi come vermi: adesso / vi lascio cinque parole e addio: / non ho creduto in niente!... 62. la poesia è ancora praticabile, probabilmente: io me la pratico, lo vedi/, in ogni caso, praticamente così :/ ...oggi il mio stile è non avere stile...». Con queste parole si conclude il primo atto di una lettura memorabile, una lezione di stile e di vita di uno dei più originali poeti contemporanei. L'emozione gli trapela nel luccichio degli occhi semichiusi, nello stiramento delle labbra in smorfia, nel troncamento della voce che subito si riprende mentre sorridendo esce dalla sala tra il caloroso ed affettuosissimo battimani delle duecento persone presenti.

E accolto da un altro lunghissimo applauso Sanguineti ritorna poco dopo a leggere l'Alfabeto Apocalittico (1982) dall'A alla Zeta, una prova lessicale originale e piacevolissima grazie anche alla provocante complicità delle immagini di Enrico Baj, cui è dedicata l'opera, proiettate su un altro schermo: «cascato è il cavo cielo & la cometa / cresta è di cotte croste & cruda creta; / celibe è il cosmo, in chiara crisi cronica, / cubo cilindro & circumsfera conica": /crocida il corvo, cuculia il cuculo, / chicchiurla il chiurlo & crepita col culo: / cecato mi è il colòn, cacato ho il cazzo, / chiudi ‘sta cantilena, can cagnazzo:...». In alcune perizie semantico-lessicali ho colto delle assonanze con i medicamentosi versi del poeta pallido, Cesare Ruffato.

Da un pezzo ormai ho smesso di scrivere, rapita dalle finezze e virtuosismi musicali, suggestivo controcanto alla voce monocorde del poeta, in un efficacissimo mosaico di intarsi e di rimandi reciproci, mentre gli occhi guardano le asciutte immagini di Baj dove il gioco e l'eros sono silenziosamente sanguigni.

Alla fine, per la gioia della sottoscritta e dei presenti, la lettura del Sonetto vicentino in forma di acrostico semipalindromo appositamente scritto dal poeta per DirePoesia e la città del Palladio. Si tratta - come notificato da Strazzabosco al pubblico sempre attento - di uno dei suoi testi più funambolici: rivisitazione della struttura strofica con lo spostamento delle due terzine al centro; lettura della parola Vicenza e del suo anagramma scorrendo verticalmente nel doppio senso le iniziali dei versi, sequenza di parole che iniziano tutte con la medesima lettera in ogni verso; presenza di citazioni del sonetto dannunziano su Vicenza poi incluso nella sezione di Elettra dedicata alle Città del silenzio....

SONETTO VICENTINO


V
asti versi virili, vitalmente,
In invidiate, in innocenti imprese,
Cozzano con colonne, caldamente
Ezzeliniane, evidenziate, estese:
Nei nodi nuovi, nei nobili nani
Zoppicanti, zaffate zolforose
Apprendono amaretti astati, arcani:
Asparagi ad Andrea, acque amorose,
Zeno, zone zittite, zafferani,
Novellatrici newage, ninnolose:
Ecco eunomíe, endemonicamente
Cangrandesche, criptoportici, chiese
Incantate, ieromanticamente:
Vedo vicus, virtù vespaiolese:

Edoardo Sanguineti
22 aprile 2010

 

Il componimento, dato in omaggio a tutti presenti, è stato stampato in 290 splendidi esemplari fuori commercio (iniziativa già encomiata da Patrikios il 21 marzo scorso) con i torchi de L'Officina d'arte contemporanea. La sottoscritta ha il numero 183.


nr. 17 anno XV dell'8 maggio 2010

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