NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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La provincia dà il via al censimento dei musei

Sono una cinquantina, di tutte le misure, compresa quella minima che ha solo la targa sulla porta e nessun orario di apertura - Il lavoro è affidato alla Rete Museale dell’Alto Vicentino - Tra gli obiettivi, eliminare i doppioni, specie quando sono racchiusi in pochi chilometri

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La provincia dà il via al censimento dei musei

(g. ar.) - Con la sola eccezione di Vicenza e Bassano, entrambe ben strutturate e con una organizzazione completa che comprende un ampio ventaglio di musei, sta per nascere la rete provinciale dei musei. Protagonista di questa iniziativa, dopo l'annuncio dato all'inizio dell'anno dall'assessore alla cultura di Palazzo Nievo Martino Bonotto, è la Provincia che ha assunto il ruolo di ente coordinatore e di indirizzo. Come si legge in questo colloquio con Bonotto, il primissimo atto ufficiale è stato quello di scegliere la strada del passo dopo passo per riportare ordine e chiarezza in una materia complessivamente caratterizzata da troppi elementi ancora non del tutto appurati. In provincia di Vicenza -stando all'elenco della Regione che tra l'altro presume un intervento a contributo del governo veneto- ci sono la bellezza di una cinquantina di musei. Questa è la teoria. In pratica molti di questi musei possono offrire un'apertura limitata negli orari, altri ancora aprono esclusivamente su richiesta, ad esempio, di istituti scolastici, ed infine c'è una piccola parte che non ha mai veramente visto la luce. Hanno la sede, ma le porte sono sempre rimaste chiuse per questioni di bilancio: personale, come prima cosa. Il tutto, aggiunto al fatto che praticamente non si contano i doppioni per indirizzo e patrimonio custodito, finisce con l'offrire un quadro complessivo bisognoso di urgente intervento e riordino. Non solo per questioni economiche e di bilancio -più si riesce a sintetizzare, meglio si indirizzano le risorse- ma anche per stabilire una volta per tutte chi sono, dove sono e che cosa custodiscono. L'analisi ora avviata, una vera e propria anagrafe dei musei della provincia, è stata affidata alla Rete Museale dell'Alto Vicentino che ha sede a Malo e che da una decina di anni già raggruppa una trentina di musei dislocati lungo tutta la fascia pedemontana, da Valdagno a Valstagna, passando per Schio, Thiene, Marostica, ecc., secondo una mappa territorialmente significativa e omogenea.

 

Razionalizzare per minori spese e servizi migliori

 

Vicenza e Bassano non verranno censiti -dice Martino Bonotto, responsabile della cultura per l'amministrazione provinciale- perché dispongono di una loro organizzazione molto bene articolata; però tutti gli altri centri della provincia sì: «Allora scopriremo quanti sono i musei del Vicentino e che cosa offrono ai visitatori. Non solo: attraverso questa vera e propria anagrafe del settore intendiamo arrivare a capire se ci sono doppioni, magari vicini tra loro, ed eventualmente quanti sono. È un modo per riordinare e rendere più razionale tutto un settore che potrebbe disporre di risorse meglio indirizzate e che oggi invece rischia di non averne per nulla proprio perché c'è alle spalle una storia di dispersione notevole di indirizzi ed iniziative».

Il problema vero, come sottolinea l'assessore, è che non basta il nome per definire un museo. Ci sono i musei normalmente e tradizionalmente intesi, ma ci sono anche le mostre permanenti, le collezioni e le mostre private. Applicare al settore il criterio del riordino attraverso un rigoroso censimento significa insomma riportare a zero l'orologio di questa importante fetta della cultura vicentina e ricominciare avendo però questa volta in mano tutto quel che davvero serve per stabilire un buon programma di lavoro.

La stessa scelta di partenza parla eloquentemente di quali siano le intenzioni. Perché il censimento è stato commissionato alla Rete Museale dell'Alto Vicentino?

La risposta di Martino Bonotto è chiara: «Perché hanno già affrontato il problema dal loro punto di vista territoriale, lo hanno affrontato cominciando a lavorare quasi da dieci anni a questa parte, ed infine perché il loro lavoro testimonia di una sicura capacità di rispondere ai nostri quesiti».

La Provincia insomma prende l'iniziativa e fornisce gli indirizzi mentre il braccio operativo è rappresentato proprio dalla Rete che ha sede a Malo. All'amministrazione, oltre a questo ruolo di coordinamento, spetta anche quello di aprire un dialogo in proposito con la Regione in modo che quando il lavoro sarà terminato e si avranno i risultati disponibili sia anche possibile andare a Venezia e chiedere di partecipare in solido all'opera di razionalizzazione che comincia e viene perseguita proprio per spendere meno, ma fornire un migliore servizio agli utenti dei musei. «Con la Regione, insomma, si andrà a parlare -dice Bonotto- per allargare il progetto, farne uno strumento veramente operativo per poi mettere in campo tutta quella serie di iniziative di promozione che renderanno completa l'iniziativa».

Detto che sarà abbastanza facile stabilire quali sono le gemme... inesistenti di questa mappa, cioè quei musei piccoli e piccolissimi che possiedono praticamente soltanto titolo e sede, il lavoro più importante sarà invece quello di raggruppare tutti gli altri che magari dentro un raggio di pochi chilometri dispongono ognuno di una sede e offrono ai visitatori la stessa tipologia di patrimonio conservato ed esposto.

Il lavoro della Rete di Malo non sarà comunque facile. La speranza della Provincia è che si riesca a concludere nel giro di un anno al massimo in modo da arrivare a fine mandato (a disposizione ci sono altri due anni) avendo chiuso anche con il lavoro supplementare che sarà quello di promuovere i musei e pubblicizzarli adeguatamente.

Intanto la Rete ha cominciato il suo lavoro e la prospettiva è quella di rispettare i tempi che ha ricevuto contestualmente all'incarico. Questo è il primo passo.

 

nr. 18 anno XV del 15 maggio 2010

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