(g. ar.) - Un po' come dar di fioretto al buio, o quasi. Il mercato dei libri è in Italia uno dei più prolifici in assoluto, ma anche uno dei più poveri. Nel senso che ad eccezione delle grandi corazzate in grado di occupare gli scaffali delle librerie senza possibili confronti di quantità, c'è di rincalzo tutto un mondo peraltro assai interessante i cui protagonisti sono gli editori cosiddetti piccoli, piccoli perché di una dimensione non confrontabile minimamente ai grandi. Eppure da questa fascia esce sempre qualcosa di nuovo secondo quella inesauribile vitalità che la caratterizza e che fa di ogni novità editoriale un quasi unicum di cui parlare.
Stare nel mercato nazionale non è facile per niente e ci sono anzi limiti precisi al di sotto dei quali ad un editore conviene dichiarare la propria posizione di altra dimensione: come giocare le carte a bridge, denunciando la previsione possibile all'attivo. Una scommessa giocata naturalmente su cose serissime come la capacità di scegliere gli autori e prima ancora sull'opzione di un genere al quale bisogna il più possibile rimanere fedeli, pena il decadimento del risultato.
Diffondere un libro in chiave nazionale significa fare i conti prima di tutto con la distribuzione e con le percentuali dovute ai venditori. Ma vuol dire anche fare i conti con le librerie: se non tieni un ritmo credibile che sappia alimentare questi rapporti almeno mensilmente diventa difficile poter contare sulla disponibilità dei tuoi interlocutori ed il rischio di non tenere il mercato è immediato.
In questa prospettiva il lavoro della Angelo Colla che ha sede a Costabissara sembra costituire il parametro ideale per capire come funziona questo complicato meccanismo di quasi imbastitura cucito e ricamo che porta alla fine al prodotto finito, e gradito.
Negli ultimi due mesi l'editore ha pubblicato tre libri, di autori e generi apparentemente molto diversi, ma in realtà ben ancorati a quello che resta saldamente l'identi-kit di riferimento. Fin dall'inizio arte, saggistica, storia, architettura, psicologia, fenomeni sociali hanno fatto da sfondo essenziale al lavoro di Colla. E anche nel caso di questi ultimi tre libri la tendenza non si smentisce: si parla di calcio inteso come fenomeno, di lettura nel senso di libertà invincibile della lettura come scelta di cultura slegata da qualsiasi pregiudizio, e si parla di architettura, di storia dell'arte, ma anche di storia degli uomini. Tre-libri-tre che non solo confermano, ma incrementano i modi di un lavoro che pur compiendosi nella piccolissima dimensione va a pescare i propri interlocutori su un terreno larghissimo e, come abbiamo ampiamente già detto, per nulla facile da affrontare.
Ora l'obiettivo di Angelo Colla è di realizzare due libri al mese per tutto l'anno con la sola eccezione dei periodi di magra per definizione, come agosto. È una sfida in più che l'editore, già uomo centro della vecchia Neri Pozza Editore, lancia verso un futuro problematico ma analizzato nella chiave più realistica.
Jean Damien Lesay
Il calcio, teatro di vita
Queste storie di calcio, narrate come scene di un teatro divertente e istruttivo, prendono le mosse da eventi imprevisti e da particolari inediti e curiosi, e raccontano fatti poco noti o sconosciuti alla maggior parte degli appassionati dello sport più amato al mondo. Alcune hanno il carattere della commedia o della farsa, come la partita più lunga della storia: disputata in sei riprese per un totale di undici ore. Il rigore più lungo: battuto due mesi dopo il fallo in area. Il punteggio record: 149 a 0. Una squadra che contesta il proprio gol, un'altra che difende sia la propria porta che quella dell'avversario, un club francese che tratta l'acquisto di un calciatore italiano inesistente... oppure l'ingaggio in formazioni italiane di un non giocatore come il figlio del colonnello Gheddafi. E tante altre storie con il tono della tragedia e del dramma psicologico.
Jean Damien Lesay è francese. Scrittore saggista e giornalista ha scritto molto di calcio trattandone anche gli aspetti culturali e sociali.
Marco Cavalli
Sette note sulla lettura
Tra cori di voci "fuori dal coro" occupate a rivendicare sonoramente gli effetti benefici e salvifici del leggere, ecco profilarsi il revival della lettura come affare, industria, consumo, assessorato e commercio. E come religione. Intimazioni ed esortazioni a leggere calano da ogni parte nel pianeta degli Yahoo, dell'i-Pod e dei social network. Costretti a leggere dalla retorica di cui sono artefici, i cittadini di Yahoo si rifanno considerando la lettura un'esperienza intellettualistica, sapienziale, finalizzata all'autopromozione sociale. Ma è ancora possibile leggere per puro proprio diletto? Marco Cavalli racconta i piaceri a perdere della lettura. Cicala smagata, consapevole di rivolgersi a formiche indaffarate e frenetiche, Cavalli si guarda dall'esagerare la spensieratezza, il divertimento, il privilegio di poter aprire un romanzo senza doversi chiedere ogni volta perché.
Marco Cavalli è vicentino. Critico letterario e scrittore si è occupato di saggi e traduzioni dal francese, da Moliere a Pagnol.
Lionello Puppi
Il re delle isole Fortunate e altre storie vere tra le «maraviglie dell'arte»
Come si spiega la presenza del ritratto di un re indigeno dei Caraibi in un affresco padovano di Giulio Campagnola ad appena dieci anni dallo sbarco di Colombo in America? Perché Orazio Vecellio inviato dal padre a Milano viene accoltellato da Leone Leoni, lo scultore di Filippo II? E perché, con tutta probabilità, viene assassinato a Venezia il figlio prediletto di Palladio, Leonida, a sua volta assassino? Prendendo le mosse ora da particolari di dipinti passati inosservati, ora da qualche documento d'archivio sfuggito all'attenzione degli eruditi, ora da leggere tracce di eventi apparentemente minimi affioranti da cronache e corrispondenze private, Lionello Puppi ricostruisce per via indiziaria con la tecnica del detective episodi ignoti o finora misteriosi della vita di artisti italiani.
Lionello Puppi è un vicentino emigrato a Padova dove è docente universitario. È autore di numerosissimi testi di critica d'arte.
nr. 20 anno XV del 29 maggio 2010