(g. ar.) - La lavorazione della paglia è stata un'importante fonte di reddito per le popolazioni di una vasta zona dell'Alto Vicentino a partire da almeno la seconda metà del '600 e fino a dopo la seconda Guerra Mondiale, ma con la massima punta di attività in realtà fino al 1914. Se nelle sue prime fasi questa attività caratterizza soprattutto l'economia di paesi montani fra cui Lusiana, Crosara e Conco, in un secondo tempo essa trova nella Marostica di fine Settecento il luogo ideale per uno sviluppo commerciale ed industriale, raggiungendo l'apice negli anni 1910-13, quando coinvolge circa 12.000 persone tra lavoro a domicilio e lavoro in fabbrica.
L'esposizione sulla storia della lavorazione della paglia a Marostica descrive quindi una attività che ha permeato l'intera cultura delle popolazioni del luogo. Due le sedi: a Crosara, dove il museo è tuttora aperto ed ha anzi partecipato alla recente "notte dei musei", e a Marostica, dove invece il museo è chiuso ormai da tempo in attesa che gli si trovi una sede a quanto pare identificabile nel Palazzo Baggio, che tra l'altro, in pieno centro, si presterebbe molto bene a questa destinazione.
Aperto nel 2002 con l'obiettivo principale di perseguire un progetto culturale che prevede il recupero e la valorizzazione della memoria storica di un tipo di attività economica importante nel territorio dell'Alto Vicentino, il museo di Marostica è in stato di attesa. La competenza specifica è del settore cultura del Comune di Marostica, ma le sole indicazioni affidabili che abbiamo ricevuto sono arrivate dalla segreteria del Sindaco. Dalla sede istituzionale formalmente più adatta per ricercare chiarimenti si è arrivati ad una confusa risposta sul fatto che il museo è chiuso -e non occorreva una telefonata per saperlo- e anche che "non si sa quando riaprirà" -altra indicazione sommamente nuova. Il problema reale è che siamo ad un momento di transizione al quale certo non contribuisce il cambio che nel frattempo si è verificato in seno all'amministrazione.
Sia come sia, approfittando dell'aiuto di Martino Bonotto, assessore provinciale alla cultura, già Sindaco di Marostica e cultore della cultura e della tradizione della lavorazione della paglia, facciamo il punto della situazione. Situazione che ha una prospettiva -quella di Palazzo Baggio- ma più per sentito dire che per atti e decisioni visibili o dichiarate. Resta la sparizione, speriamo momentanea, di un luogo culturale di memoria e di grande interesse documentale che non è di fatto più a disposizione del pubblico. Nella ridda di museini spesso privi di patrimonio entrati a far parte dell'accogliente elenco regionale, il fatto che svanisca nel nulla un museo vero -o esposizione, come la chiamavano- evoca davvero pensieri un tantino cupi.
Nicoletto, Bettina e più di 400 anni di lavoro: ma c'è anche la leggenda
Una interessante sintesi del fenomeno della lavorazione della paglia nella zona di Marostica l'ha realizzata Martino Bonotto in un libricino che tra l'altro contiene parte della sua tesi di Laurea a suo tempo discussa. Bonotto parte dal fondamento economico e sociale di tutto questo settore che seppe fiorire in una parte della provincia altrimenti dedita al lavoro agricolo, per poi allungare il discorso alla radice storica e storico-leggendaria. È un lavoro molto interessante, a spiegare anche il perché di questo forte impegno dell'ex Sindaco che si è assunto volontariamente l'onere di sistemare in diverse sedi tutto il patrimonio del museo. Gran parte del materiale di esposizione è ora ospitato in un locale della sua abitazione, mentre la parte industriale del museo, cioè tutte quelle macchine molto pesanti e complicate che furono la base produttiva e poi commerciale del settore sono custodite in alcuni capannoni messi a disposizione da amici.
L'idea successiva, una volta che ci sarà la nuova sede, è quella di distinguere il museo di Marostica da quello di Crosara. Stesso tema, ma a Marostica si metterà in mostra più la parte economico-produttiva della lavorazione della paglia, mentre a Crosara prevarrà il legame degli oggetti alle lavorazioni agricole.
Certo è che se il nuovo assessorato alla cultura non dichiara le intenzioni dell'amministrazione, questa situazione di stallo, già durata abbastanza, si protrarrà ancora di più.
Per tornare al libro di Bonotto, diciamo che fa la storia della paglia. Spiega che tra le attività che hanno influito in modo non indifferente nelle tradizioni e nella storia economica e sociale della provincia di Vicenza, questo fenomeno occupa una posizione di rilievo. Quest'arte lavorativa dice Bonotto- oggigiorno è scomparsa, ma per alcuni secoli e fino all'ultima guerra mondiale ha avuto un notevole sviluppo industriale e commerciale ed è stata una fonte importante di reddito in zone altrimenti povere. Inoltre ha determinato molto spesso forme di mentalità, di vita e atteggiamenti, nei luoghi in cui era esercitata, molto diversi da quelli delle vicine zone geografiche che rimanevano invece a vocazione esclusivamente rurale.
Il centro della lavorazione è stato senza dubbio Marostica, assai conosciuta fin dalla prima metà del XIX secolo in Italia e all'estero, per l'abbondante e particolare produzione delle trecce e dei cappelli di paglia, ma la nascita di questa attività economica si muove molto suggestivamente tra storia e leggenda.
Secondo la tradizione, insomma, tutto ruoterebbe attorno a Nicoletto Dallo Stabile (1606-1680), nativo del Sasso di Laverda e vissuto a Lusiana. Innamoratosi di Bettina e respinto dai genitori di lei che l'avevano già promessa ad un giovane più influente e ricco, dopo aver tentato invano di rapire la sua innamorata, dovette fuggire a Venezia e quindi in Oriente.
Fatto prigioniero dai Turchi, fu abbandonato in una piccola isola, dove incontrò un frate eremita da cui apprese la lavorazione della treccia di paglia. Infine, tornato a casa, Nicoletto poté non solo coronare il suo sogno d'amore, ma anche trasmettere ai suoi compaesani quella nuova arte della paglia appresa durante le sue peregrinazioni.
Tutta la storia è narrata in un poemetto in sestine di Francesco Sartori composto nel 1857.
nr. 21 anno XV del 5 giugno 2010