NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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San Felice: rimarrà solo un esperimento?

La chiusura del tratto di corso san Felice è preludio di un cambio delle strategie sulla mobilità cittadina. L’assessore Dalla Pozza anticipa che nel 2011 arriverà il Piano Urbano della Mobilità

di Tommaso Quaggio

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San Felice: rimarrà solo un esperimento?

Qualcuno lo ha già ribattezzato «l'esperimento corso San Felice». Ovvero la chiusura al traffico di 300 metri di strada da viale Giusti alla rotatoria di viale Milano, attraversata da 800/900 passaggi al giorno di autobus con ben 4 linee di transito e centinaia di auto. Una situazione da qualcuno definita un vero e proprio inferno in pieno centro. Per un giorno la linea d'asfalto a ridosso di piazza Castello è rimasta come d'incanto silenziosa e occupata solo dai pedoni. L'occasione che ha dato vita all'esperimento era il prologo di Vicenza Jazz e quindi l'organizzazione di alcuni concerti in strada che hanno ridato vita ad una zona della città da sempre schiacciata su se stessa dall'incessante traffico urbano. I negozianti hanno approfittato dell'evento «allungandosi» fuori dai negozi e sistemando alcuni gazebo creando così una sorta di prolungamento di corso Palladio. Un successo insomma, tanto che qualcuno ha chiesto se la cosa poteva essere ripetuta a breve o addirittura imposta per ordinanza. «Corso San Felice pedonalizzato», ha reclamato qualcuno. 

In realtà in un futuro non troppo lontano questo potrebbe essere il destino di questo spicchio di città, ma anche di molti altri, grazie all'introduzione del Pum, acronimo che indica il Piano Urbano della Mobilità che la giunta Variati sta studiando per ridisegnare gli spostamenti tra le mura e fuori le mura del centro cittadino e che potrebbe portare alla realizzazione di nuove zone pedonali con un centro più allargato, ma soprattutto senza auto e bus. Nel mirino del progetto, oltre a corso San Felice, troviamo piazza XX Settembre, Corso Padova e Motton San Lorenzo, contra' San Pietro, contra' Torretti, via IV Novembre, ma anche piazza delle Erbe che a breve sarà la sede fisse di un mercato. L'idea degli amministratori è quella di bypassare il traffico cittadino che attraversa la città e contemporaneamente «espellere» alcune linee di autobus dal centro in modo da riconsegnare ai cittadini una città più vivibile ma soprattutto con ampie zone pedonalizzate. «L'ultimo Pum a Vicenza - spiega l'assessore alla Mobilità Antonio Dalla Pozza - è addirittura del 1999. La nostra idea è quella di introdurlo entro il secondo semestre del prossimo anno. L'intenzione è quella di potere avere in città un traffico che non è certo come quello attuale: ora il 70 per cento dei veicoli che lo attraversano sono privati, il 5/10 per cento sono autobus e il resto mezzi a due ruote. Nelle città europee questo totale è diviso in terzi, e a questo dobbiamo puntare. Per esempio, non è possibile che il centro storico sia utilizzato da centinaia di auto per non passare sulle arterie a grande scorrimento per arrivare in vari punti della provincia, ad esempio per sbucare in Riviera Berica. Queste cose non dovranno più esserci. Come non vogliamo più vedere tutti questi autobus in centro, questi bestioni che arrivano fino sotto al Teatro Olimpico, compresi quelli turistici, che magari si fermano per scaricare i turisti proprio qui. Tradotto significa che devono arrivare il più possibile vicini alle zone pedonali, ma non così. L'idea allo studio è quella di fare arrivare le due linee che attraversano la città da est a ovest e da nord a sud, ovvero la 5 e la 1, mentre per i turisti devono essere utilizzati gli spazi di via Ippodromo che sono stati appositamente creati. Non in ultimo il passaggio dei mini bus che transitano per corso Palladio e Santa Corona. Proprio su questo punto dobbiamo ridisegnare a breve il percorso di questi mezzi». Sullo spostamento o traslazione dei percorsi degli autobus sono al lavoro i tecnici del comune e di Aim, una deviazione che non è comunque facile o realizzabile in poco tempo, ma che sgraverebbe da questo traffico zone centrali a beneficio non solo dei residenti, ma anche della mobilità debole, ovvero pedoni e ciclisti che avrebbero quindi la possibilità di circolare senza temere di essere investiti. «Ovviamente tutto questo progetto, che comunque dovrà essere approvato dal consiglio comunale, si innesca in quello più grande che riprende la questione della realizzazione del filobus, ma anche della tangenziale nord e della variante alla Sp 46. E in aggiunta a tutto questo la nuova politica della sosta. Una delle situazioni da risolvere sarà anche piazza delle Erbe che non dovrà più essere così percorribile. Voglio vedere quando finiranno i lavori con il grande plateatico che si formerà se non saranno gli stessi commercianti a chiederci di usarlo». L'esperimento corso San Felice sembra dunque il prologo di un più ampio progetto che a poco a poco toccherà altri rioni cittadini.

«Il bilancio di questa pausa dal traffico - spiega il consigliere della Lista Variati Raffaele Colombara che da tempo si batte per uno sgravio del traffico nelle zone a ridosso del centro città - è un successo voluto dai residenti e dai negozianti di Corso San Felice. Con un solo evento abbiamo ottenuto tre risultati: far riappropriare i residenti della dimensione sociale di quartiere, valorizzare una via commerciale che con decine di attività è una delle poche in città nella quale si può ancora scendere e fare una spesa completa, infine valutare l'impatto della chiusura del traffico in una della arterie cittadine più inquinate, rumorose e congestionate. La riduzione del passaggio delle auto è un obiettivo per il quale ci si sta battendo da tempo, che ha già portato lo scorso anno una deviazione delle corse Ftv. La nostra città è matura e chiede da più parti un ripensamento profondo della mobilità cittadina (pedonale, ciclabile, automobilistica, pubblica): la prima cosa necessaria, tuttavia, è la disponibilità al cambiamento, di mentalità e abitudini, da parte di ciascun cittadino; e poi condivisione, attenzione e coraggio nelle scelte». Nel frattempo l'estensione delle zone a traffico limitato dopo l'introduzione della Ztl nel perimetro intorno al centro storico rimane ancora una cosa lontana. Quello che però sta avanzando è la realizzazione all'interno dei quartieri delle cosiddette «zone 30». «La Ztl ha sortito i suoi effetti - aggiunge Dalla Pozza - ma si potrà parlare di un ampliamento solo quando tutto il quadro sarà completo, intendo con il Pum approvato e un Pat a pieno regime. Solo allora possiamo pensare ad un allargamento. Posso anticipare però che a breve nel quartiere di San Pio X ci sarà l'introduzione della zona 30, ovvero il limite di velocità non solo verrà imposto, ma sarà fisicamente introdotto con la posatura di dossi e rialzi che impediranno alle auto di percorrere la via ad alte velocità. In quella zona ci sono molte scuole e dei parchi pubblici, senza contare che parliamo del rione più popoloso della città. Sappiamo che non basta posizionare un cartello se non c'è nessuno che controlla. Se invece adottiamo il sistema dei dissuasori di velocità questa cosa non si pone. Anche questo sarà una sorta di esperimento per capire quanto intervenire nei singoli quartieri a ridosso della città che vivono ognuno una situazione diversa». In aggiunta a tutto questo un primo successo sulla viabilità cittadina, è stata la reintroduzione dal primo maggio del divieto ai corriere espressi di valicare la Ztl, rimettendo operativo il sistema Veloce (società di cui fanno parte Ascom, Assindustria, Confartigianato e Comune), ideato dall'allora assessore Claudio Cicero, ma bloccato per una serie di ricorsi fino alla sentenza del Consiglio di Stato che nel febbraio 2009 aveva accolto l'appello del Comune, e che esegue il trasporto delle merci tra le mura con i mezzi elettrici e quindi ad inquinamento zero. «Su questo punto abbiamo tentato in tutti i modi di trovare un accordo con l'Aicai (associazione dei corriere aerei) - aggiunge Dalla Pozza - Ma ci vediamo costretti a dare esecuzione alla sentenza del Consiglio di Stato, che ha riconosciuto le nostre limitazioni giustificate, tra le altre cose, anche dall'esigenza di "tutela rafforzata" di patrimoni culturali ed ambientali di assoluto rilievo mondiale e nazionale».

nr. 19 anno XV del 22 maggio 2010

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