NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Anche due studiose russe al convegno sul libro dedicato a San Pietro e San Marco

Le testimonianze figurative del culto marciano dal vicino Oriente fino all’Alto Adriatico sono alla base del dialogo culturale tra Bisanzio e Venezia

di Resy Amaglio

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Anche due studiose russe al convegno sul libro ded

Allo scopo di evidenziare l'importanza del volume SAN PIETRO e SAN MARCO, arte e iconografia in area adriatica, dedicato alla celebrazione del cinquecentenario della Basilica di San Pietro, con un'iniziativa congiunta i responsabili del Museo Diocesano di Vicenza e delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari hanno promosso nei giorni 4 e 5 giugno un duplice incontro con alcuni specialisti, preludio all'apertura di due mostre-dossier nelle rispettive sedi espositive.

Sul tema I santi Pietro e Marco nei Vangeli, sono intervenuti all'Oratorio del Gonfalone due esperti biblisti, monsignor Adriano Tessarollo vescovo di Chioggia e don Aldo Martin, docente presso lo Studio Teologico e l'Istituto di Scienze Religiose del Seminario vescovile di Vicenza.

In Marco e il suo Vangelo, monsignor Tessarollo ha illustrato in un'ottica storica e critico-religiosa le figure dei due santi, alla luce dell'esegesi biblica e in particolare degli studi compiuti sui Vangeli e sugli Atti degli Apostoli. Sul filo del loro legame nella fede e nella divulgazione della parola di Cristo, le personalità di Pietro e Marco sono emerse dalla conversazione in una sorta di reciproca identificazione; ciò che l'anziano toccato dalla sapienza divina va narrando, avvenimenti o ricordi della predicazione di Gesù, sostanzia gli scritti del compagno trasformandosi in annuncio della grazia salvifica. In maniera analoga, i loro differenti percorsi lontano da Gerusalemme si intrecciano e sembrano congiungersi, a formare da Antiochia a Roma ad Alessandria un'unica strada.

Con Pietro nei Vangeli, don Martin si è inoltrato piuttosto in un'indagine di critica letteraria degli scritti evangelici con riguardo specifico al testo di Marco, esaminandone i modi di scrittura e le motivazioni, in forma e contenuto. Ne è conseguito un processo di destrutturazione e ricostruzione della personalità di Pietro, secondo un'impostazione di scuola anglosassone certamente anticonvenzionale rispetto alla tradizione. Tra scavo psicologico e ricerca analitica, don Martin ha proposto la lettura dell'apostolo al modo di un protagonista di romanzo poliziesco, che si scopre per tasselli successivi in un'atmosfera di suspense. Paradossalmente, il Pietro dei Vangeli è uscito immutato dalle sue parole, serbando integro il plurisecolare patrimonio di simboli cristallizzato sulla sua persona.

A Palazzo Leoni Montanari, Letizia Caselli ha ripreso in maniera affascinante il discorso d'apertura del volume, riallacciando con La migrazione delle immagini Oriente Occidente. Nuovi paesaggi della ricerca critica, i fili di un tessuto di studi ancora suscettibili di nuove prospettive. Con grande chiarezza, il suo excursus introduttivo ha dato voce a quesiti di non facile né semplice risposta, nella ricostruzione del rapporto tra Pietro e Marco sotto il profilo dell'iconografia religiosa.

Nell'ampio orizzonte aperto da Bisanzio a Roma, i documenti che attestano l'evoluzione artistica interessante le figure dei due santi seguono infatti sentieri variamente articolati nel tempo e nello spazio, talora apparentemente discontinui: un cammino laborioso, non privo di risultati sorprendenti.

Pure ricollegata al volume, la conversazione di Ennio Concina, dell'Università di Ca' Foscari, Marco evangelista: tra Alessandria, Costantinopoli e Venezia, ha illustrato le testimonianze figurative del culto marciano dal vicino Oriente sino all'alto Adriatico, approfondendo il tema delle fonti di un dialogo culturale, quello tra Bisanzio e Venezia, di fondamentale importanza per le prime forme d'arte, e non soltanto a soggetto sacro, della Serenissima. La quale eleggerà Marco a proprio patrono, con le conseguenti note traversie che ne hanno accompagnato nei secoli le spoglie, da Alessandria alla città lagunare.

La relazione del professor Concina ha aperto la via agli interventi di due studiose russe.

In Gli apostoli Pietro e Paolo nell'arte della Rus' premongolica, Engelina Smirnova, dell'Università di Mosca, ha guardato alla nascente arte d'argomento religioso della Rus' medievale, dove i due apostoli "colleghi-rivali" sono raffigurati congiuntamente, secondo il criterio che ne considera inscindibili le immagini non meno che l'operato apostolico. I principi dell'estetica ortodossa formatasi nei secoli successivi all'iconoclastia sulla scorta dei primi dogmi passano in terra russa parallelamente al progredire della penetrazione del cristianesimo, in sostanziale comunanza di simboli e fedeltà delle strutture espressive di base. Va infatti ricordato il rigore preteso dall'Ortodossia quanto a formulazioni delle immagini sacre: il fascino delle antiche icone si deve anche a questo aspetto del procedimento creativo, tanto meticolosamente severo e così lontano dalla concezione figurativa occidentale.

In Nuovi soggetti nell'iconografia apostolica nell'arte russa del XVI- XVII secolo, Elena Saenkova, della moscovita Galleria Tret'jakov, ha esteso l'analisi a un periodo storico collegabile a molta parte delle icone presenti in mostra permanente alle Gallerie del palazzo vicentino.

Nel Tardo Medioevo russo, l'iter evolutivo del culto dei santi procede in simbiosi con l'elaborazione di nuove raffigurazioni agiografiche, che si diffondono insieme alle creazioni ispirate alle feste del calendario ortodosso e alla devozione alle reliquie, anch'essa di origine bizantina. Alle icone menologiche fanno rapidamente seguito le immagini dedicate alla venerazione della Panagia, la "tutta santa" madre di Dio, simboleggiata dall'ostensione di una tondeggiante forma di pane. Man mano che si allarga il discorso religioso, si arricchiscono dunque i temi iconografici; alla varietà dei contenuti corrisponde però una sintassi espressiva via via svincolata dai rigidi canoni iniziali, di diversa, e infine minore, suggestione.

Ha concluso l'incontro l'intervento del moderatore Michele Bacci dell'Università di Siena: lo studioso ha introdotto la mostra di cui è curatore e che ha inaugurato con una suggestiva lettura critico-storica.

 

nr. 24 anno XV del 26 giugno 2010

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